Ripresa troppo debole. Ignazio Visco: "Si faccia di più" - QdS

Ripresa troppo debole. Ignazio Visco: “Si faccia di più”

redazione

Ripresa troppo debole. Ignazio Visco: “Si faccia di più”

mercoledì 01 Giugno 2016

Le considerazioni del governatore della Banca d’Italia sullo stato dell’economia

ROMA – La ripresa dell’economia italiana è ancora debole e, per sostenerla, “si deve e si può fare di più”. Questo il richiamo lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali sullo stato dell’economia italiana. “Usciamo lentamente e con esitazione – ha aggiunto – da un lungo periodo di crisi, non solo finanziaria ed economica. La ripresa è ancora da consolidare”.
“Le previsioni di consenso – ha sottolineato Visco – indicano per l’Italia il ritorno ai livelli di reddito precedenti la crisi in un tempo non breve. Sono deludenti le valutazioni sul potenziale di crescita della nostra economia: si deve, e si può, fare di più”.
Per la Banca d’Italia la disoccupazione risulta ancora troppo elevata e, per favorire la ripresa e il mercato del lavoro, è necessario tagliare nuovamente il cuneo fiscale. Necessario, inoltre, un maggiore supporto alle attività imprenditoriali che guardano all’innovazione. “Vanno favoriti – ha detto il governatore – l’avvio di iniziative imprenditoriali innovative, il loro sviluppo nelle prime fasi di vita e uno spostamento più rapido delle risorse produttive verso le aziende con migliori prospettive di crescita”.
“Nel 2012 – ha spiegato – sono stati definiti i criteri che le start-up innovative devono soddisfare per ottenere un’ampia gamma di agevolazioni, tra cui incentivi per chi investe nel loro capitale e una procedura rapida per ottenere garanzie su crediti bancari. Prime evidenze indicano che il programma ha consentito a queste aziende di ottenere flussi di finanziamento più ampi e di sostenere tassi di investimento più alti”.
La piccola dimensione delle imprese italiane, però, rappresenta “un elemento di debolezza” per il tessuto economico, con gli investimenti al minimo storico. “Dall’inizio dello scorso decennio – ha affermato Visco – le esportazioni delle imprese con meno di 50 addetti non sono più riuscite a tenere il passo di quelle delle aziende di dimensione maggiore. Le imprese italiane non solo nascono mediamente più piccole di quelle degli altri principali Paesi europei, ma hanno anche maggiori difficoltà a espandersi”.
“In prospettiva – ha aggiunto – l’andamento della domanda estera è il principale fattore di incertezza: secondo le imprese si sono intensificati i rischi geopolitici, che hanno un impatto negativo sull’attività economica, sia per l’effetto diretto sulle esportazioni sia per la maggiore cautela che inducono nei piani di investimento”.
Costruire un’Europa forte, che riesca a tutelare i propri Stati membri, diventa quindi fondamentale, anche al fine di proteggere gli imprenditori e la loro attività. Ma la costruzione europea e soprattutto l’Unione monetaria sono sottoposte a “eccezionali pressioni, economiche e geopolitiche”, ha avvertito il governatore della Banca d’Italia, con molti Paesi in cui “si rafforzano sentimenti ostili al progetto europeo”. Questo perché “il progetto europeo viene visto sempre più come parte del problema e sempre meno come la soluzione".
“In Europa – ha spiegato Visco – oggi ogni progresso si rivela più difficile. La ferita della crisi, l’ansia generata dalle tensioni geopolitiche, con l’emergenza dei migranti, con guerre civili in aree a noi vicine, fanno risorgere nei sentimenti di molti cittadini europei, talora nei governi che li interpretano, timori e pregiudizi che si credevano sepolti. La diffidenza genera disaccordo e nella ricerca esasperata di garanzie reciproche, nello sguardo limitato al risultato di breve periodo, i passi necessari stentano a compiersi. Procedere con modifiche costruite su una sequenza di compromessi diventa più arduo. L’Unione dell’Europa si compie con lo sviluppo di istituzioni democratiche designate a gestire la sovranità comune”.
Un quadro chiaro, aggravato dai potenziali rischi derivanti dalla Brexit, l’abbandono dell’Unione europea da parte della Gran Bretagna, dove si voterà il 23 giugno. “Un eventuale esito negativo – ha detto nelle Considerazioni finali Visco – potrebbe creare profonda instabilità”.

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