Francesco, pietà e compassione per cani - QdS

Francesco, pietà e compassione per cani

Carlo Alberto Tregua

Francesco, pietà e compassione per cani

mercoledì 01 Giugno 2016

Il pietismo è un falso sentimento

Papa Francesco è intervenuto su due temi rilevanti che hanno colpito l’opinione pubblica: il primo riguarda la differenza tra pietà e pietismo.
La pietà è un sentimento di affettuoso dolore, di compassione premurosa che si prova nel vedere l’infelicità altrui. Il pietismo è, invece, un atteggiamento non giustificato da seri motivi. Si tratta quindi di un comportamento formale e non sostanziale, più per dimostrare qualcosa agli altri che per indicare un modo sentito di venire in ausilio ai più bisognosi.
È la solita differenza che c’è tra forma e sostanza, non nuova, anzi insita nell’uomo, che già dimostrava pietismo ai tempi dei farisei che con il loro farisaismo, una sorta di dottrina politica, volevano dimostrare quanto invece non facevano: un’ipocrisia. I farisei aderivano al principale tra i partiti del giudaismo negli ultimi tempi dell’età precristiana e venivano considerati falsi anche da Gesù (Matteo, 23, 1 e seguenti).
La pietà è un sentimento sostanziale che comporta un’azione, un atto concreto di aiuto a chi ha bisogno.  

Bisogna però distinguere i veri bisognosi dai falsi bisognosi. Ai nostri tempi esiste una legge dello Stato (104/92) con la quale è consentito ai dipendenti pubblici e privati di ottenere il loro allontanamento dal posto di lavoro per un certo numero di giorni, con lo scopo di assistere parenti ammalati. Ma questa legge è stata usata in maniera impropria per cui è più l’abuso che l’uso giustificato, dovuto alla mancanza di controllo sulla effettiva necessità dell’assistenza richiesta.
Agire a sostegno di chi ha bisogno, o perché ammalato o perché sprovvisto di mezzi propri o perché non autosufficiente è un comportamento solidale del quale tutti ci dobbiamo fare carico, nessuno escluso. Ma non sempre chiusi nelle nostre cose private riusciamo a portare fuori lo sguardo su tante sofferenze che affliggono una moltitudine di persone.
I poveri italiani sono stati certificati ufficialmente nel numero di 4,5 milioni, ma dati non ufficiali dicono che sono circa il doppio.
Solo in Sicilia la stima è che i poveri oscillano tra uno e 1,5 milioni. I responsabili delle istituzioni nulla fanno per affrontare questo drammatico problema.

Papa Francesco, col suo coraggio di gesuita, cresciuto ad una scuola in cui si ascolta ma si decide, ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica italiana, ma non solo, una seconda questione dilagante in questo ultimo decennio: la moda secondo la quale in tutte le famiglie medie e della borghesia bisogna avere un cane, per il quale si spendono soldi in misura rilevante non solo per mantenerlo e per curarlo (i farmaci per cani costano più di quelli per gli umani), ma anche per il superfluo, come abbigliamento, creme, profumi e persino dentifrici.
È una autentica vergogna perché si vuole umanizzare una bestia che tale rimane in quanto non dotata di cervello.
Noi non ce l’abbiamo con i cani, ma non vediamo alcuna differenza rispetto a un coniglio, a un cinghiale o a un altro essere vivente della specie animale.
In Cina, nel solstizio d’estate si festeggia il cane. Come si festeggia? Mettendolo nel forno e mangiandolo. Qualcuno potrà osservare che i cinesi sono selvaggi. A noi sembra, invece, che essi non distinguano un animale dall’altro, anzi onorano il quadrupete, detto fedele amico dell’uomo, portandolo in ricche tavole imbandite.

Ma poi, nessuno ci ha spiegato negli oltre 50 anni in cui poniamo il quesito, che differenza ci sia tra un animale  e un altro; nessuno ci ha spiegato perché si attribuisce al cane un’intelligenza che non possiede.
Nella mia vita ho avuto una decina di cani, bestie cui ero affezionato ma che consideravo sempre bestie. Non parlavo con loro, ma cercavo di usare le tecniche per abituarlo a fare certe cose: bastava ripetere decine di volte un ordine o un gesto o un suono perché l’animale lo imparasse e lo ripetesse istintivamente, ma non perché era intelligente.
Il cane riconosce il padrone perché è colui che gli dà da mangiare. Quando è un altro che gli dà da mangiare il cane lo riconosce come padrone.
Papa Francesco ha raccomandato: meno cure per gli animali e più cure per le persone. Sante parole che dovrebbero far riflettere!

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