Colture agrumicole, pericolo cemento - QdS

Colture agrumicole, pericolo cemento

Chiara Borzi

Colture agrumicole, pericolo cemento

venerdì 24 Giugno 2016

Rapporto Ispra sul consumo del suolo: la Sicilia tra le 15 regioni in cui la soglia di sfruttamento supera il 5%. Terreni soppiantati da residence, villette e capannoni. Nel mirino le campagne a ridosso delle città

CATANIA – Le colture legnose agrumicole, per intenderci alberi di arance, limoni e mandarini, stanno cedendo il passo al cemento. Lo fanno lentamente, perché le percentuali di consumo del suolo che riguardano il settore sono basse, ma il problema comincia a manifestarsi. L’antropizzazione, ovvero gli interventi effettuati dall’uomo sull’ambiente, che genera lo sfruttamento intensivo del suolo, stanno portando alla riduzione dei terreni agrumicoli soppiantati da residence, villette, capannoni. Ad essere interessati oggi non sono le grandi produzioni siciliane, ma tutte le campagne posizionate a ridosso delle città, quelle che una volta alimentavano medio-piccole economie locali. Non si tratta comunque di una questione di puro folklore.
Secondo i dati diffusi dal secondo Rapporto Ispra sul Consumo del suolo, la Sicilia rientra tra i territori in cui sono stati registrati in questi anni i più alti valori di consumo in Italia e rientra anche tra le 15 regioni dove viene superata la soglia del 5% di sfruttamento. Questi i dettagli per l’Italia: Lombardia e Veneto si fermano a circa il 10 %, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte in valori compresi tra il 7 e il 9% Liguria, Friuli Venezia Giulia e Sicilia in percentuali tra il 6 e l’8%.
Cosa i nostri territori perdono a causa dell’eccessiva cementificazione è presto detto. Innanzitutto seminativi, alberi e arbusti di aree agricoli e territori dello stesso comparto posizionati in aree definite permeabili. Insieme questi elementi costituiscono esattamente il 59% del territorio perso a livello nazionale.
Da questo punto di vista la situazione siciliana è in un equilibrio che possiamo definire instabile. Stando ai dati diffusi dall’ultimo censimento dell’agricoltura (Istat 2010), la Sau totale sarebbe in aumentato di quasi il 4%, mentre i dati sui seminativi parlano di una crescita del 5,5%, cala invece la Sau che riguarda proprio gli agrumi (3,1%) mentre addirittura crolla quella degli orti ad autoconsumo (-13%). Queste due ultime superfici costituiscono esattamente quelle posizionate a ridosso delle città, quindi fanno parte di quei territori già citati dove si sente più forte l’impatto del cemento che sostituisce la terra. Il nostro andamento locale sarebbe quindi al limite tra la regressione e la crescita della Sau, proprio per le differenze irrisorie nelle stime. Suona inoltre come un campanello d’allarme il dato che riguarda il calo delle aziende agricole: in Sicilia sarebbero scomparse quasi il 40% delle imprese agrumicole presenti; una stima allarmante, ma che è bene precisare, non dipende esclusivamente dalla cementificazione. Il consumo intensivo del suolo, solo unito alle note difficoltà economiche che colpiscono il comparto, stanno allontanando il profumo di zagara dalla Sicilia.
È bene, infine, elencare proprio quegli elementi che più della cementificazione stanno portando alla morte del comparto, si tratta dell’abbandono della terra, piaga che in Sicilia colpisce oltre 2mila km quadrati di superficie agricola.

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