A' rieccoli, tornano Tremonti e Cuffaro - QdS

A’ rieccoli, tornano Tremonti e Cuffaro

Carlo Alberto Tregua

A’ rieccoli, tornano Tremonti e Cuffaro

martedì 05 Luglio 2016

Approvare il Sicilianum per governare

Non so se avete notato che da un paio di settimane a questa parte Giulio Tremonti, avvocato e professore universitario in congedo, più volte ministro dell’Economia dei governi Berlusconi, è diventato come il prezzemolo: presente in molte trasmissioni di radio e televisione pubblica, e in radio e televisioni private.
Ci illustra ancora la sua visione di grande statista, una qualità che a suo tempo non è riuscito a dimostrare, non avendo messo in ordine i conti dello Stato, non avendo tagliato la spesa corrente e cattiva, non avendo fatto la riforma della Pubblica amministrazione e avendo portato l’Italia sul baratro finanziario con uno spread sui bund tedeschi che, nel novembre 2011, ha superato i 575 punti.
Certo, la sua appartenenza ad Aspen institute Italia (presidente), associazione privata votata all’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese, e la tutela dei poteri forti che lo sostengono, tutti costoro lo stanno di nuovo spingendo alla ribalta radio-televisiva italiana.

Con quali finalità? Sembra possibile un ritorno alla composizione del vecchio centro-destra, costituendo egli il ponte fra Berlusconi e Lega Nord di cui ora fa, non ufficialmente, parte. In questo quadro, risulta sintomatico il rinnovato rapporto fra Gianfranco Miccichè, plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia, e Angelino Alfano, visti frequentemente assieme a Roma.
Peraltro, quest’ultimo, con il suo partito ridotto al lumicino (forse l’1 per cento) trema al pensiero di affrontare le prossime elezioni nazionali, per la paura di affondare insieme ai suoi. All’interno del Ncd, Renato Schifani (ex presidente del Senato) e altri, lo stanno spingendo per un ritorno alla casa madre: Forza Italia. In questa direzione si muovono tante altre forze politiche radicate in Sicilia e collegate da un comune denominatore: interesse privato, fondato su favore e clientelismo.
La campagna elettorale per l’elezione del presidente della Regione del 2017 è, di fatto, cominciata. Sono stati comunicati i nomi di tre probabili candidati (Crocetta, Cancelleri e Faraone), ma altri sono in pectore, pronti alla kermesse.
 

Miccichè ha in serbo due candidati forti: Stefania Prestigiacomo, ex ministro dell’Ambiente e delle Pari opportunità, e Salvo Pogliese, attuale eurodeputato, che avrebbe tutte le qualità per fare bene il presidente della Regione.
Il Pd, a guida di Fausto Raciti che rappresenta la minoranza nazionale, non si è ancora espresso, salvo l’autocandidatura di Faraone. Ma se il Pd non trova un candidato che non abbia mai fatto parte del sistema partitocratico, non ha molte probabilità di vincere la partita, perché il vento antisistema del M5S, oggi, sta spingendo quel Movimento nella stessa direzione in cui sono state vincenti le sindache di Roma (Raggi) e di Torino (Appendino).
La situazione economico-finanziaria della Sicilia è drammatica, fotografata da quel grande professionista che è Alessandro Baccei. Attendiamo di vedere la bozza della legge regionale di Stabilità 2017 per capire come farà a tagliare il 3 per cento (420 milioni di euro) della spesa corrente, come recita l’accordo raggiunto di recente con lo Stato.

Un altro a’ rieccolo è Totò Cuffaro, il quale sembra avere abbandonato il suo amorevole desiderio di andare a fare il medico in Burundi e sta attrezzandosi, molto più realisticamente, a rimettere insieme la sua gente e tutti coloro che hanno costituito il feudo di voti, indispensabili per farlo diventare, a suo tempo, presidente della Regione.
Ora, è evidente che non potrà aspirare a una qualunque candidatura, ma in Italia vi sono tanti esempi di eccellenti manovratori che rimangono fuori dalla scena, continuando a fare i registi di tanti attori, o se volete, marionette.
Non sveliamo nessun retroscena, ma pensiamo, induttivamente e deduttivamente, di rappresentare quello che avverrà nei prossimi sedici mesi, nei quali il centro-destra costituirà il terzo polo (oltre a Pd e M5S) e tenterà di vincere le elezioni.
Non sappiamo se la nostra proposta per modificare la legge regionale elettorale, denominata Sicilianum, sarà approvata dall’Ars, ma sappiamo che con l’attuale legge il prossimo presidente senza maggioranza continuirà nella strada disastrata di Cuffaro, Lombardo e Crocetta.

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