Regione nel disastro Sicilia nel baratro - QdS

Regione nel disastro Sicilia nel baratro

Carlo Alberto Tregua

Regione nel disastro Sicilia nel baratro

mercoledì 06 Luglio 2016

Crocetta e soci egoisti accartocciati

Quando una malattia si aggrava non si debbono chiudere gli occhi, ma cercare ogni possibile terapia per tentare di guarirla, diversamente il malato non ha speranza e morirà.
La Sicilia è ormai sull’orlo del baratro, dove l’hanno trascinata irresponsabilmente gli ultimi tre presidenti della Regione e tutta la classe partitocratica che ha fatto loro da contorno .
Ciò perché la Regione – che dovrebbe essere il motore del buon funzionamento di tutte le istituzioni, nonché il propulsore dello sviluppo con la creazione di ricchezza e occupazione – è ormai accartocciata su sé stessa, a difesa dei privilegi di politici e burocrati e di tutti gli altri soggetti che fanno loro da contorno, cioè gli amici degli amici.
La Regione amministra circa 14 miliardi veri che sono quasi tutti destinati alla spesa corrente. Alimenta i privilegi dell’Assemblea regionale, che continua a costare oltre 150 milioni contro gli 81 della Lombardia, pagando pensioni da favola e stipendi stratosferici sia ai deputati che, soprattutto, ai burocrati.    

La Regione continua a pagare dipendenti e dirigenti con un contratto mediamente superiore del 30% a quello degli statali e dei dipendenti delle altre Regioni, anche in questo caso erogando oltre 600 milioni l’anno di pensioni calcolati col metodo retributivo e corrisposti in base a contributi figurativi (cioè non versati, che pagano tutti i siciliani).
E poi sprechi di ogni genere, con una inefficienza che regna sovrana e soprattutto la totale irresponsabilità dei dirigenti e degli assessori che dovrebbero dare loro l’indirizzo.
Tutto questo è peggio di un girone infernale, come se tanti diavoli rappresentati da politici e burocrati continuassero a torturare i siciliani apparentemente incolpevoli, ma effettivamente colpevoli perché non li cacciano e li continuano a mantenere in quei posti ove fanno solo danno.
È evidente la responsabilità dei cittadini, ma ancora più evidente quella della Classe dirigente e dei cosiddetti Organi intermedi, quali organizzazioni imprenditoriali, sindacati, ordini professionali e associazioni di vario tipo. Proprio queste organizzazioni intermedie dovrebbero svolgere la loro attività per fare in modo che, comunque, la Regione funzioni.
 

Vi sono quattro parole magiche che indicano il quadro di riferimento di una istituzione che funzioni: cosa, chi, cronoprogramma, sanzione.
Il cosa fare lo sanno tutti, l’abbiamo elencato su queste colonne decine di volte e non lo ripetiamo per non stancare i lettori.
Chi deve realizzare queste cose sono ovviamente i responsabili delle Istituzioni e cioè presidente e assessori regionali da un canto, sindaci e assessori comunali dall’altro.
L’attività dovrebbe essere inserita nel Piano aziendale, che l’assessore regionale, Alessandro Baccei, ci ha confermato non esistere alla Regione, né c’è alcuna intenzione di realizzarlo, perché tutto continui ad andare a casaccio, in modo da consentire ai soliti noti di pescare nel torbido e perseguire i propri interessi privati a scapito di quelli dei siciliani.
La terza parola magica è cronoprogramma, vale a dire i tempi certi nei quali le cose si dovrebbero realizzare. Tale cronoprogramma per branche amministrative dovrebbe essere pubblicato sui siti in modo che i cittadini possano controllare il rispetto temporale e quantitativo degli impegni.  
L’ultima delle quattro parole magiche è sanzione. Se l’impegno preso dai responsabili istituzionali e burocratici di realizzare una serie di cose in tempi certi viene disatteso, devono scattare sanzioni non solo politiche (troppo poco) ma di natura personale e patrimoniale. Cosicché ogni soggetto che assume incarichi deve sapere che nel caso in cui non riesca a mantenere gli impegni riceverà penalità di varia natura, fra cui il licenziamento e il risarcimento del danno con proprie risorse.
Parimenti se l’assessore regionale o comunale, il dirigente regionale o comunale, opera bene, deve ricevere un premio reale oltreché la medaglia per aver fatto bene.
Da questa situazione non si esce se non si ribalta l’attuale modo di agire. Il disastro della Regione non può continuare. Ci vogliono le riforme che distruggano privilegi e privilegiati e ristabiliscano l’equità tra i siciliani. Diversamente il vento dell’antisistema distruggerà loro.

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