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Italia del pettegolezzo ma ogni cittadino un voto

Carlo Alberto Tregua

Italia del pettegolezzo ma ogni cittadino un voto

giovedì 28 Luglio 2016

È la cultura che fa la democrazia

La democrazia consente a tutti i membri di una comunità di essere uguali a ogni altro, secondo la regola che tutti quelli iscritti alle anagrafi, che abbiano una determinata età, hanno diritto all’elettorato attivo e passivo.
Ciò perché, tutti possono valutare i candidati o essere candidati essi stessi. L’espressione di coloro che occupano incarichi istituzionali è la media della popolazione. Ecco perché si usa la frase secondo la quale la Classe politica è lo specchio della società.
Non vogliamo commentare la democrazia, che è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità. Però, nell’antica Grecia esisteva una sorta di democrazia parziale. Il potere spettava ai cittadini liberi e agli stranieri con diritto di cittadinanza.
Ma non sempre essa restò l’unica forma di governo, perché già nella seconda metà del IV secolo la Macedonia, che sottomise la Grecia, adottò una forma di governo basato sulle oligarchie.

Nel nostro Paese la democrazia ha trovato compimento a partire dal 10 marzo1946, quando fu consentito alle italiane di votare. Jean Jacques Rousseau (1712-1778) annullò il concetto di rappresentanza e teorizzò la concessione della legge e del governo con espressione diretta del popolo sovrano. La teoria roussoniana si applicò durante la Rivoluzione francese (1789) ed ebbe diverse vicissitudini con l’assunzione al potere di Napoleone Bonaparte.
In questi ultimi decenni la forza dei media – fra cui televisioni, giornali ed ora social – ha consentito alla gente di partecipare in modo più diretto e capillare. Tuttavia, non sono gli strumenti che fanno la democrazia, bensì la cultura di ogni cittadino, conseguente alla capacità di conoscere e distinguere il bene dal male.
Perché ciò avvenga, hanno un ruolo fondamentale la scuola e la famiglia. Quest’ultima ha cambiato profondamente le abitudini: difficilmente i membri si riuniscono intorno al desco; raramente nelle attuali famiglie si fa conversazione, cioè si discutono i problemi generali della collettività (nell’ambito dei quali vi sono quelli propri) dando vita a riflessioni che sarebbero estremamente utili.
 

Nelle famiglie, quando si discute, spesso si parla di facezie e di inezie, trascurando i temi importanti cui prima si accennava. Peggio, ogni componente della famiglia è regolarmente dotato di smartphone e cazzeggia come se fosse sconnesso dagli altri presenti.
Il secondo soggetto pubblico che dovrebbe aiutare a pensare ogni cittadino è la scuola, la cui funzione è essenziale, a condizione che i docenti sappiano fare bene la loro professione, che non è quella di trasferire nozioni agli allievi.
Ogni insegnante dovrebbe tenere aperto un dibattito nella propria classe con, al centro, il metodo oltre che, beninteso, il cosa.
La scuola italiana è una delle peggiori d’Europa perché il corpo docente non è seguace di Renè Descartes (1596-1650), Du discours de la méthode. Invece, la scuola più proficua d’Europa è quella finlandese, nella quale il cosa insegnare è scontato, mentre l’attività si concentra sul modo.

In questi mesi si è svolto il concorsone, dal quale dovrebbero scaturire circa sessantottomila vincitori da mettere in cattedra dal prossimo 1° ottobre. I primi dati degli ammessi agli orali sono deludenti. La metà non ce l’ha fatta, e in informatica e lingue, solo uno su tre è stato ammesso all’orale. Con questa qualità (si fa per dire) la scuola perde la sua funzione primaria e diventa una causa non secondaria della discesa culturale della popolazione. Per cui vi è un riverbero nella scelta della Classe politica, perché fatta senza criterio e senza la necessaria ponderazione da tutti i cittadini.
Una parte di questi non va più a votare, perché fortemente delusa dal mancato adempimento delle promesse; un’altra parte va a votare sperando di ottenere un vantaggio personale; solo una terza parte, minoritaria, vota con coscienza e con cognizione di causa.
Quanto precede non ci fa venire forti dubbi sul fatto che la democrazia non sia il migliore modo per rappresentare il popolo? Beninteso,  escludiamo del tutto l’opposto, cioè i regimi totalitari.
Queste sono considerazioni fatte con il caldo rovente. Tuttavia, una meditazione non sarebbe superflua, per capire dove stiamo andando.

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