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Messina – Tutto pronto per la riapertura dello storico Birrificio Messina

Lina Bruno

Messina – Tutto pronto per la riapertura dello storico Birrificio Messina

martedì 02 Agosto 2016

In 15 ex lavoratori della Triscele hanno respinto la Cassa integrazione investendo il proprio Tfr. Le previsioni sono di una produzione di circa 30 mila ettolitri entro il 31 dicembre

MESSINA – La vera sfida per il Birrificio Messina comincia adesso.
Dopo innumerevoli ostacoli è stata finalmente avviata la produzione ed i 15 ex lavoratori della Triscele devono adesso essere all’altezza delle aspettative che la nuova impresa ha creato in questi anni e di quel sogno che è diventato il simbolo del riscatto per l’intera città.
Il nuovo birrificio nasce dalle ceneri di una storica azienda e dalla determinazione di 15 lavoratori  che hanno respinto l’assistenzialismo della cassa integrazione e hanno deciso di rimettersi in gioco utilizzando tutte le risorse a loro disposizione, compreso il tfr, per fare una Cooperativa scommettendo sulle loro competenze. “Lo abbiamo fatto per i nostri figli- dice il presidente Mimmo Sorenti- e per dare una speranza ai tanti giovani disoccupati di questa città”.
Da settembre sul mercato ci sarà quindi la “Birra dello Stretto” insieme a Doc 15 e Cruda 15 con l’obiettivo di una produzione di 100 mila ettolitri l’anno.
“Puntiamo alla qualità – dice Sorrenti,- su una birra a bassa fermentazione usando materie prime selezionate e un procedimento che ne valorizzi le caratteristiche e gli aromi naturali. Abbiamo già molti ordinativi da bar e ristoranti messinesi ma anche richieste da altre parti d’Italia e del mondo come Albania e Romania. Ci sono delle trattative anche con aziende in Austria e Australia ma prima di prendere ulteriori impegni vogliamo essere sicuri di essere in grado di fare fronte a tutte le richieste rispettando i tempi di consegna e mantenendo una qualità alta”.
Per quest’anno le previsioni sono di una produzione di circa 30 mila ettolitri entro il 31 dicembre ma si sta partendo solo adesso. Da un investimento iniziale di un milione 200mila euro si è arrivati a ben oltre i tre milioni di euro ma avviare una nuova attività imprenditoriale non è stata una passeggiata, e lo sapevano bene Mimmo Sorrenti ed i suoi compagni d’avventura quando nel 2014, dopo l’assegnazione dei due capannoni nell’area di Larderia, hanno cominciato a sognare che potevano, per lavoro e per passione, continuare a fare birra. Si sono persi mesi preziosi per avere dall’Agenzia del territorio il certificato di stima dei due capannoni di Larderia che la regione Sicilia ha dato in concessione. è iniziata quindi la ristrutturazione dei due stabili, che versavano in condizioni di estremo degrado, ma, come ricorda Sorrenti, la difficoltà maggiore è stata quella di dovere liberare i tetti dall’amianto. Si è perso poi altro tempo nell’attesa che i lavoratori ricevessero il tfr e anche la stipula del contratto con gli uffici regionali per regolamentare la concessione dei capannoni ha avuto tempi biblici. A sostenere il Birrificio Messina è stata fin dall’inizio Gaetano Giunta con la Fondazione di Comunità, la Onlus che ha aiutato i 15 soci nella redazione del piano industriale e nel coinvolgimento delle piattaforme della cooperazione nazionale ed internazionale per la costruzione del capitale da investire nella fase di start-up.
Al budget iniziale previsto di un milione 200 mila euro, hanno contribuito  i lavoratori-imprenditori, ma anche la Crias e la Fondazione di Comunità insieme ai tanti che hanno aderito ad una sottoscrizione lanciata dalla stessa Onlus. Si sono tutti prodigati, sindacati, politici, soggetti istituzionale a lodare e sostenere nei tavoli pubblici il coraggio dei 15 ex lavoratori Triscele. Il grande e unanime sostegno intorno a questa impresa, però, non è servito ad ottenere sconti dalla burocrazia.
La presenza del birrificio Messina nell’area artigianale ex Asi di Larderia  rappresenta anche la speranza di una inversione di rotta in un sito della zona sud della città che doveva fare da motore per rilanciare l’economia cittadina ma divenuto in questi anni emblema di un progetto di sviluppo fallito. La nuova iniziativa imprenditoriale potrebbe indicare un nuovo percorso da intraprendere e fare ripopolare gli altri capannoni ancora vuoti.

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