Quando c'è una sciagura si ferma tutta l'Italia - QdS

Quando c’è una sciagura si ferma tutta l’Italia

Carlo Alberto Tregua

Quando c’è una sciagura si ferma tutta l’Italia

venerdì 26 Agosto 2016

Ora, poche parole: ricostruire subito

Alle ore 3:36 di mercoledì 24 agosto 2016 un terremoto di 6 gradi della scala Richter ha colpito diverse province, distruggendo Amatrice, Accumuli e Arquata, nonché località viciniori.
Non temete, non ci accodiamo all’informazione integrale che tutte le televisioni e radio di Stato e private hanno dato continuamente da subito dopo la sciagura. Riteniamo fuori luogo un’informazione che non informi di nulla perché radiocronisti e telecronisti non sapevano cosa dire, non avendo notizie fondate.
Si è trattato di comunicazioni purché siano, solo per tener desta l’opinione pubblica su una situazione gravissima che ormai in Italia capita spesso, data la fragilità del territorio, ma e soprattutto, data la noncuranza e la non previdenza delle istituzioni, che ci hanno governato in questi quasi 70 anni di Repubblica.
Un comportamento incosciente e non adeguato, completamente diverso da quello del Giappone che, distrutto in molte città dalla guerra, è stato ricostruito nello stesso settantennio con criteri antisismici.
Le conseguenze opposte, in Italia e in Giappone, sono evidenti: quando si verifica un terremoto, anche di 6 gradi (come questo o quello de L’Aquila o dell’Emilia Romagna) la distruzione degli immobili è estesa; quando si verifica un terremoto anche di sette gradi (uno in più) in Giappone, i palazzi ondeggiano, ma quasi nessuno crolla.
Questi fatti avrebbero dovuto indurre i commentatori dell’informazione a rilevarli con chiarezza e puntare il dito sulle diverse generazioni di questa Classe politica, che ha continuato a vivacchiare giorno per giorno senza prendere in mano le redini di un percorso, che doveva portare alla ricostruzione degli immobili di questo Paese, in modo da divenire resistenti ai terremoti almeno fino a quelli di 7 punti della scala Richter.
L’Italia e il Giappone hanno cominciato a ricostruirsi nello stesso periodo, ma 70 anni dopo le costruzioni esistenti in quel Paese e in questo sono profondamente diverse tanto che le prime sopravvivono, queste cadono.
La situazione è grave negli edifici pubblici per i quali una ordinanza Pcdm del 2003 ha previsto la messa in sicurezza antisismica: ma la Pa ha fatto orecchie da mercante.
 
L’informazione ha comunicato il dato provvisorio di 250 morti, di 4.000 soccorritori, di una grande solidarietà del Paese, dell’apertura di una sottoscrizione pubblica e, soprattutto, dei provvedimenti del Cdm che dovrebbero essere attuati immediatamente. C’è da evidenziare che tutti gli immobili bassi costruiti tra il 1979 e il 1997 hanno resistito al terremoto. Ma nessuna opera è stata effettuata per quelli pre-esistenti. 
Nonostante la gravità della sciagura, vi è stata una overdose di informazione: non si capisce perché intere edizioni di telegiornali si sono dedicate a questo evento, quando tutti gli spazi tra un telegiornale e l’altro si sono occupati dello stesso evento. Forse a distrarre la gente dai problemi reali che permangono?
Non c’è dubbio che nessuno che si trovi lontano da quei territori può dare aiuto ai nostri poveri conterranei, che si sono trovati nell’occhio del terremoto, mentre lo Stato ha messo in atto tutti i suoi mezzi per soccorrere i feriti e tirare fuori dalle macerie i cittadini. Per il resto, questa informazione continua e asfissiante non serve a nessuno. 

Matteo Renzi ha pronunciato poche e asciutte parole: “L’Italia sa cosa fare”. E’ questo il modo corretto di affrontare una sciagura anche perché è inutile piangere sul latte versato.
Infatti, se anziché pagare 4,2 mln di dipendenti pubblici e parapubblici, metà dei quali non lavorano in modo produttivo; se anziché nominare consulenti a iosa, spesso ingaggiati perché le risorse umane interne non sono professionalizzate; se anziché effettuare affidamenti per la realizzazione di opere pubbliche in modo diretto invece che con bandi di gara; se anziché tagliare la spesa corrente inutile per circa 30 mld come sosteneva Carlo Cottarelli; se si fossero fatte queste ed altre cose, si recupererebbero le risorse per effettuare quelle operazioni antisismiche e di prevenzione dei terremoti, sia ristrutturando il territorio che finanziando i privati al fine di mettere gli immobili in sicurezza.
Questa è una scelta di fondo che non è stata mai fatta, ma che ora, se è vero quello che dice Renzi “l’Italia sa cosa fare”,  si deve realizzare

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