Patto per la Sicilia, 5,7 mld di chiacchiere - QdS

Patto per la Sicilia, 5,7 mld di chiacchiere

Chiara Borzi e Patrizia Penna

Patto per la Sicilia, 5,7 mld di chiacchiere

martedì 13 Settembre 2016

Matteo Renzi: “Serve trasparenza” ma non spiega chi vigilerà sugli investimenti. Senza adeguati controlli sulla spesa, resterà solo una promessa

CATANIA – Se domenica è stata una giornata di annunci e promesse con tanto di firma nella Valle dei Templi del cosiddetto Patto per la Sicilia, quella di ieri è stata sicuramente la giornata degli interrogativi, delle domande su come si intenda tradurre in concreto “la sfida per il futuro” di cui ha parlato sul palco della Villa Bellini di Catania, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in occasione della chiusura della Festa nazionale dell’Unità.
Nel suo discorso Renzi ha parlato della necessità di rilanciare il Mezzogiorno, territorio “inespresso”, rivendicando l’importanza d’aver portato il G7 in Sicilia nel tentativo di “respingere al mittente degli assurdi luoghi comuni” riguardanti la pericolosità della regione perché costretta a convivenza con la mafia. “Quando in sede europea ho sentito associare il nome della Sicilia innanzitutto a quella della mafia ho proposto di conseguenza di organizzare il G7. La Sicilia è strettamente legata alle pagine negative dell’Italia – ha continuato il premier citando alcuni fatti storici – ma anche a quelle positive; oggi abbiamo il primo presidente della Repubblica siciliano della Storia, a cui il Pd augura di continuare il suo servizio con la stessa autorevolezza”. Terremoto del Centro Italia, la crisi politica di Roma, ma anche l’importanza d’aver organizzato l’Expo, sono stati temi toccati da Catania. “C’era chi non voleva l’Expo e invece con la conclusione dell’esposizione si è registrato un aumento dell’expo alimentare anche per la Sicilia. È una regione che ha perso in questi anni 8 punti di Pil, ma tutta l’Italia è una macchina che ha frenato la discesa, ha svoltato e preso la strada della risalita. È vero – ha ammesso – che andiamo ancora piano, ma per aumentare la velocità servono istituzioni più forti e capaci, che sappiano rispondere sul merito alle questioni di oggi”.
Il cambio di marcia dovrebbe arrivare attraverso la riforma costituzionale. Il presidente del Consiglio  ha citato il testo che verrà sottoposto ai cittadini tramite referendum, identificando le possibili modifiche come un tentativo di “ridurre le poltrone e semplificare le istituzioni, non ridurre gli spazi della democrazia”. Infine la citazione di tre siciliani per parlare di futuro: Archimede da Siracusa e “la leva che solleverà il mondo”, che il premier ha identificato con l’istruzione, settore su cui il Governo ha lavorato mettendo di ruolo 100mila insegnanti; Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze, che durante il primo discorso di bilancio al comune disse: “Non è l’uomo per il sabato, ma il sabato per l’uomo”, citazione che Matteo Renzi ha utilizzato per ribadire il no alle politiche di austerità dell’Europa; e Pietro Bartolo medico di Lampedusa, che insieme alla sindaco Giusy Nicolini, restituisce da anni un esempio internazionale sulla gestione delle migrazioni.
A proposito di cambio di marcia, tutti i quotidiani hanno riportato nel dettaglio gli investimenti contenuti nel cosiddetto Patto per la Sicilia che ha messo sul pianno 5,7 miliardi distribuiti in cinque grandi capitoli di spesa: turismo e cultura, infrastrutture, attività produttive, sicurezza.
Renzi ha promesso trasparenza e ha garantito, senza però spiegare bene in che modo, che ci saranno rigidi controlli sull’impiego di queste risorse. Senza concretezza sul piano dei controlli della spesa, il Piano per la Sicilia è destinato a restare il Piano delle chiacchiere.
Intanto, sono stati rilasciati e denunciati, per aggressione e resistenza a pubblico ufficiale, i due catanesi, di 21 e 24 anni, del collettivo Aleph, fermati dalla Polizia per gli scontri avvenuti davanti alla Villa Bellini.
Marcello Cardona, questore di Catania, è tornato sugli scontri che hanno caratterizzato la visita di Renzi e la chiusura della Festa: “Adesso ci sarà la parte giudiziaria, ma nessuno sfuggirà ai controlli della Digos che durante gli scontri di ieri (domenica, ndr) sono stati minuziosi. Tutti quelli che hanno avuto un ruolo negli scontri saranno identificati. Siamo stati impegnati su molti fronti per la sicurezza  e solo un terzo della forze dell’ordine schierate in campo sono state impegnate a protezione della manifestazione alla Villa Bellini: la stragrande maggioranza lo era per mettere in sicurezza le zone dove si svolgevano iniziative contro. Tutte legittime e che si sono svolte regolarmente. Soltanto il corteo ha fatto registrare problematiche. Un corteo, dal tema ‘Cacciamo Renzi’, che è stato “rovinato dall’azione di una ventina di giovani” che, secondo forze investigative, avevano “premeditato tutto”, tanto da avere realizzato anche uno striscione protetto da una rete metallica da usare per ‘sfondare’ il ‘muro’ della polizia. La stragrande maggioranza dei manifestanti non è collegabile allo scontro, maturato “in aree antagoniste di Catania e Palermo”, e quando stavano per attuare una secondo ‘attacco’ alle forze dell’ordine sono stati bloccati da altri partecipanti alla manifestazione”.

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