Occorre trasformare i limiti in virtù - QdS

Occorre trasformare i limiti in virtù

Carlo Alberto Tregua

Occorre trasformare i limiti in virtù

mercoledì 14 Settembre 2016
Le persone umane crescono naturalmente, ma spesso la loro crescita mentale non è proporzionata, cosicché vi sono dei corpi con la testa, non sempre idonei alla vita.
Questo accade perché tutti si cibano di vitto, ma pochi danno vitto al proprio intelletto, come se esso potesse restare privo di alimentazione.
La conseguenza è che il corpo alimentato ha una sua funzionalità, basata su molti automatismi, ma spesso la gola lo fa ammalare, perché l’ingordigia e la golosità, oltre che essere peccati, sono comportamenti dannosi.
Mentre il corpo richiede acqua e cibo – non si può stare senza bere acqua per oltre tre giorni, non si può resistere senza ingerire cibo per oltre trenta -, il cervello non lo richiede; con la conseguenza che vi sono persone di quaranta o cinquant’anni con la mente rimasta all’età prepuberale. E questi sono pericolosi perché rimangono nello stadio della stupidità. Sono infatti più pericolosi gli stupidi che i delinquenti: i primi non si sa come affrontarli; i secondi, sì.

Più il nostro intelletto è alimentato da conoscenze, letture, informazioni, conversazioni ed altro, più ci rendiamo conto della nostra pochezza e dimensione insignificante di fronte all’Universo. Tuttavia, una mente ben alimentata e ben cresciuta può guardare molto lontano, al di là di quei limiti che le persone ignoranti vedono ad ogni piè sospinto.
Il loro comportamento è quasi codificato: trovano problemi in ogni luogo e in ogni momento, ma non hanno la benché minima capacità di pensare alle relative soluzioni. E meno che mai, per conseguenza, ad attuarle.
Insomma, si tratta di persone che in mezzo al mare non sanno nuotare e sono quindi destinate ad annegare. Non un annegamento fisico, ma mentale che comporta una scadente qualità della vita, una visione continuamente negativa del bicchiere mezzo vuoto e la più assoluta incapacità di superare i propri limiti che sembrano invalicabili.
Pierre de Coubertin (1863 – 1937) sosteneva che importante è partecipare alle gare e non vincerle. Alcuni credono che non è neanche importante partecipare. Mentre sostengono che è più importante trasformare i nostri limiti in virtù.
 

Che vuole dire trasformare i limiti in virtù? Avere la capacità intanto di accertare i nostri limiti e subito dopo approntare processi per superarli.
Le virtù sono tante e non è qui il caso di enumerarle. Ma tutti sanno quali sono. Già chi le conosce si può porre la domanda: come raggiungerle?
In primo luogo, diceva Socrate (Atene, 470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.), conosci  te stesso. Quindi occorre che ognuno di noi faccia un approfondito esame della propria natura, di come è fatta e quindi dei propri limiti. Dopodiché, deve ragionare e valutare su come trasformare, si scriveva prima, tali limiti in v irtù.
Proprio perché sono sconosciuti a noi stessi, molti hanno la sindrome del gelato (microfono). Pur di accaparrarselo farebbero qualunque cosa. Ma poi non ci mettono i concetti, cosicché i loro limiti risultano evidenti.
È essenziale acquisire conoscenze da qualunque fonte; ma esse devono essere coordinate ed indirizzate all’obiettivo che ognuno si è prefissato: raggiungere le virtù.

Quanta gente si lamenta, quanta gente vede un domani pieno di nubi nere, quanta gente si sente incapace di affrontare la vita con spirito costruttivo: forse la maggioranza degli abitanti. La gente non sa che vi sono periodi nella vita di persone e comunità che ricordano le vacche magre bibliche. Bisogna prenderne atto e contestualmente lavorare ed impegnarsi senza risparmio per passare alla fase delle vacche grasse.
La vita di ogni comunità e persona ondula secondo una sinusoide che ha nella sua parte alta i periodi migliori e in quella bassa i periodi peggiori. è inutile esaltarsi, nel primo caso, e deprimersi, nel secondo. Insomma, bisogna mantenersi in equilibrio, facendo riserve quando le cose vanno bene e utilizzandole quando vanno male, contestualmente a un progetto di rinascita.
Il Risorgimento Sicilia è la nuova fase, come nel caso dell’arabe fenice che risorse dalle sue ceneri.  Ci vuole forza d’animo, capacità, positività, qualità che non si comprano ma che dobbiamo  generare da soli.

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