“Il Ministero dell’Ambiente ha molto apprezzato il nostro lavoro. Abbiamo accolto ulteriori precisazioni e contiamo di approvare la nuova legge entro novembre”.
“Il Piano del 2012 ha terminato il suo iter nel 2015. Quello attuale segue i nuovi quantitativi medi di rifiuti prodotti in Sicilia e punta al 65% di raccolta differenziata che l’Europa ci chiede. Alcuni Comuni contano il 70 % di raccolta differenziata, ma le città metropolitane, come Catania, Messina e Palermo abbassano la media portando la Sicilia al 12 %. Nel corso dell’adeguamento dello scorso agosto abbiamo tentato di rendere il Piano rifiuti non più un piano statico, questo grazie a un cronoprogramma con fasi in cui al raggiungimento delle varie soglie di percentuale sia prevista l’impiantistica che deve coprire questo fabbisogno”.
“Il vecchio Piano del 2012 prevedeva la trasformazione del 35% di rifiuto che rimaneva dopo la differenziata in materiale solido combustibile, che però ha una matrice ambientale troppo alta rispetto ai limiti europei. Da un limite di 30 dovremmo arrivare a un limite di 10, ma nel nuovo aggiornamento vogliamo abbassare questa matrice a 3,3 con la sostituzione degli impianti che trattano questo materiale in impianti di valorizzazione di nuova generazione. Siamo dell’idea che sia giusto incenerire solo la frazione secca e implementare altri generi di smaltimento”.
“Per definire un impianto ecocompatibile ed efficiente andremo a considerare la matrice ambientale, la valutazione delle aree con vocazione idonea e il quantitativo di rifiuto prodotto in ogni ambito ottimale, poiché dal quantitativo di rifiuto complessivo possiamo capire qual è la frazione secca o qual è quella umida e quindi il tipo di trattamento necessario. Come subcriterio abbiamo deciso che per la zoonizzazione gli espropri saranno per pubblica utilità”.
“Applicare la legge in Sicilia è una questione molto lenta, perché sono tante le difficoltà, ma stiamo arrivando all’obiettivo. Da quando mi sono insediata comunque posso dire che sono già cambiate molte situazioni”.
“Pubblicheremo presto dei bandi per le compostiere di comunità poiché sappiamo che aiutano il Comune ad abbattere il conferimento in discarica del 35%. Per ottenere la compostiera basta un progetto e una dichiarazione di inizio attività. Una sola vasca può servire fino a 3.500 persone, non c’è limite al numero di compostiere da collocare in un comune e sono impianti che si possono facilmente collocare accanto ai centri comunali di raccolta. Difficilmente però una compostiera del genere può essere inserita in città metropolitane, poiché è adatta alle zone agricole”.
“Il Piano di bonifica è necessario per ricevere i soldi dallo Stato e dall’Europa ed è già attivo. Abbiamo censito finalmente tutte le discariche siciliane esistite negli ultimi 50 anni, realtà prima quasi sconosciuta. Sono circa 500 di cui una parte già mineralizzate, perché non attive da più di 30 anni. Il Piano per il Distretto idrografico, depurativo e di approvvigionamento, doveva essere fatto nel 2014: adesso è stato approvato, lo stiamo aggiornando con i dati nuovi e abbiamo attivato la convenzione necessaria con l’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione ambientale”.
“Riguardo alle energie rinnovabili, sto lavorando a stretto contatto con il dirigente generale del Dipartimento Energia, Domenico Armenio, per stabilire un cronoprogramma di attuazione per le linee di finanziamento destinate al settore. Mi riferisco a una cifra pari a 35 milioni di euro da investire e vorremmo valutare i progetti già esistenti. Molto dipende dal cosiddetto ‘Patto dei sindaci’, nato da un’iniziativa europea, che reputo purtroppo inefficiente rispetto a quanto si potrebbe realizzare”.
“L’iter per l’approvazione delle aree idonee e non idonee all’eolico è concluso. Adesso si attende il decreto del presidente della Regione siciliana per dare una veste amministrativa all’individuazione delle aree”.
“Un tempo la legge designava le discariche come luogo di smaltimento, ma la normativa ora è cambiata e la sua applicazione si sta mostrando una questione molto lenta. A volte si ha l’impressione che ci sia una sorta di cartello tra i gestori per cercare di sopravvivere al più lungo possibile, perché è risaputo che dal 2023 non potranno più esistere questo tipo di discariche”.
“Degli 8 decreti di nomina commissariali per 80 interventi in 42 agglomerati, attendiamo l’ultimo che è già al vaglio del Csm. Il 19 ottobre dovrebbe esserci il plenum e quindi il decreto che potrà rendermi operativa per gli ultimi 16 interventi. Sull’applicazione dei 7 decreti precedenti stiamo lavorando. Il percorso è stato lungo, poiché quest’operazione straordinaria non prevede compenso per i commissari e non è dotata di una sua struttura perché è stata creata con la Legge Sblocca Italia e sia Regione che Comuni sono gli inadempienti commissariati, quindi per me inutilizzabili. Ho dovuto chiedere al ministero dell’Ambiente di mettermi a disposizione una struttura che è stata individuata in una società in house, Sogesid, con cui ho siglato una convenzione per le prestazioni di segreteria tecnica. Da aprile 2015, ovvero dalla data del primo decreto di nomina, ho acquisito i documenti dai Comuni e ho fatto approvare un paio di cronoprogrammi fatti da ‘step’ che rappresentano ogni intervento. È una gestione di 900 milioni di euro di fondi, di cui 600 anticipati alla Regione nel 2012 per altre operazioni e che verranno resi alla contabilità speciale come da cronoprogramma. Tranne che per gli interventi che gestirà il Comune di Catania, che rappresenta il 43esimo agglomerato, principalmente il mio impegno ha riguardato i comuni di Misterbianco, Carini, Marsala, Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Cefalù e Castelvetrano, e adesso Messina, Augusta, Patti e Palermo. Io sono realmente operativa dal mese di agosto perché prima, per legge, non potevo prendere impegni di spesa solo sulla competenza a casse vuote”.