Caporalato, a rischiare di più saranno le aziende agricole sane - QdS

Caporalato, a rischiare di più saranno le aziende agricole sane

redazione

Caporalato, a rischiare di più saranno le aziende agricole sane

giovedì 03 Novembre 2016

Il presidente di Confagricoltura Catania, Giovanni Selvaggi, dice la sua sulla nuova legge approvata in Parlamento

CATANIA – “Pur condividendone le finalità, la nuova legge sul caporalato, da poco approvata in Parlamento, finirà per colpire indiscriminatamente le aziende agricole”, lo afferma il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi. “Nata con l’intento condivisibile di sanzionare lo sfruttamento del lavoro in agricoltura la norma sanzionerà penalmente non i caporali e i clan malavitosi ma le aziende agricole, soprattutto quelle sane e oneste che creano lavoro buono”, aggiunge il rappresentante degli imprenditori agricoli catanesi.
In particolare, spiega Selvaggi “l’introduzione dell’articolo 603 bis del Codice Penale prevede pene pesanti anche per chi recluta un lavoratore senza minaccia o intimidazione: la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da cinquecento a mille euro per ogni lavoratore irregolarmente reclutato”.  “Un inasprimento che, tuttavia, va letto assieme all’inserimento nel Codice degli indicatori di sfruttamento del lavoro: si tratta di indicatori alternativi tra loro, cioè basta che ne ricorra uno solo per rilevare lo sfruttamento. Il modo in cui questo meccanismo opera, però, è molto pericoloso, perché allarga lo spettro d’intervento a violazioni lievi e meramente formali di normative legali e contrattuali, quali il rispetto dell’orario di lavoro, la retribuzione, l’igiene”.
Il presidente di Confagricoltura Catania precisa che, “nella parte del testo normativo in cui si individuano gli indici di sfruttamento del lavoro – non si è operata la dovuta distinzione tra reati gravi/gravissimi e violazioni, anche solo meramente formali, della legislazione e sul lavoro e della contrattazione collettiva. Ciò finirà per determinare una totale discrezionalità da parte di chi è deputato all’applicazione della legge, in primis gli ispettori del lavoro e a un secondo livello la stessa magistratura, considerata la mole importante di contenzioso che presumibilmente si andrà a produrre”.
Per Confagricoltura Catania “esiste il rischio che nell’attuazione si applichino norme penali a condizioni lievi e isolate, più che alle vere situazioni di illegalità che si vorrebbe debellare, ovvero l’esatto contrario delle ragioni per cui la legge è nata”.
“Il Governo continua il presidente di Confagricoltura Catania ha ignorato i segnali d’allarme arrivati da associazioni come la nostra, preoccupata che nella foga di issare una bandiera-simbolo contro l’illegalità, si finisse col travolgere anche la legalità in cui si muove grandissima parte del settore agricolo”.
“Pensiamo che alla base di questa norma ci sia una connotazione ideologica, frutto di un pregiudizio ingiustificato, per cui il lavoro in agricoltura sarebbe di per sé sinonimo di sfruttamento e temiamo che le conseguenze di questo approccio potrebbero essere nefaste per il nostro settore”. “Restiamo convinti del fatto che bisognava varare una legge che tutelasse maggiormente le aziende sane che, dai fatti criminali come il caporalato, subiscono un’ingiusta concorrenza sleale”. “L’impegno deve essere anche quello di salvaguardare il reddito delle aziende agricole”.
“Bisognerebbe riaprire una riflessione seria e meno di pancia sull’intera vicenda del lavoro in agricoltura – conclude Selvaggi – perché sul  fatto che il caporalato è da combattere siamo già d’accordo: ma non per questo si deve sparare nel mucchio e, per giunta, contro imprese che danno lustro nel mondo all’agricoltura e all’agroalimentare italiano”.

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