Sicilia, la ricchezza ferroviaria nascosta - QdS

Sicilia, la ricchezza ferroviaria nascosta

Rosario Battiato

Sicilia, la ricchezza ferroviaria nascosta

venerdì 11 Novembre 2016

La rete si estende per oltre 1.500 km in Italia. Claudia Cattani, presidente Rfi: “Occasione per sviluppare un turismo ecosostenibile”. Presentato l’atlante delle linee dismesse. Mazzoncini, ad FS: “Nell’Isola un terzo del patrimonio italiano”

PALERMO – La Sicilia ha una ricchezza ferroviaria che ignora. E non parliamo delle strade ferrate che saranno oggetto della “cura del ferro” fissata con l’aggiornamento del contratto di programma tra Mit e Rfi, né dell’alta capacità prevista per i prossimi anni, ma di un patrimonio nascosto da riqualificare e rilanciare anche in chiave produttiva. Nei giorni scorsi Claudia Cattani, presidente Rfi, ha consegnato al ministero delle Infrastrutture, in occasione dell’evento Ecomondo 2016, l’Atlante delle linee ferroviarie dismesse di tutta Italia che suggerisce soluzioni di riconversione, in chiave turistica e per una mobilità ecosostenibile, degli “asset e dei luoghi non più funzionali al core business industriale e per creare attività e iniziative dedicate al territorio e ai cittadini”.
“Solo in Sicilia ad esempio esiste un terzo del patrimonio italiano di linee dismesse”. Lo scrive Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale Ferrovie dello Stato italiane, nell’introduzione all’Atlante, invitando il lettore a immaginare “cosa potrebbe essere il turismo in Sicilia se queste linee fossero trasformate in piste ciclabili, le vecchie stazioni in ostelli e ristoranti o centri di vendita di prodotti tipici locali”.
Un sistema di recupero infrastrutturale che permetterebbe di creare un sistema, coinvolgendo arte, archeologia, cultura, artigianato, tradizioni, turismo, avviando “occupazione e spingendo le eccellenze dell’isola a emergere”.
Nell’Isola sono diverse le tratte segnalate: Terme Vigliatore-Messina Scalo, Fiumefreddo di Sicilia-Catania Ognina, Randazzo-Alcantara, Regalbuto-Schettino Santa Maria di Licodia, Leonforte-Dittaino e Dittaino-Caltagirone, Noto-Pachino, Agrigento Bassa-Licata, Canicattì-Margonia Bivio, Lercara Bassa-Magazzolo, Filaga Bivio-Palazzo Adriano, Castelvetrano-Porto Empedocle, Salaparuta Poggiorale-Castelvetrano, Salemi-Santa Ninfa Scalo. Oltre a queste principali ce ne sono ancora molte altre minori da scoprire, ma tutte segnalate nel voluminoso studio del gruppo Rfi.
Ma come si arriva all’abbandono di una tratta? Lo spiega Fs in una nota: insufficienza della domanda di trasporto, che rende improduttivo il mantenimento del servizio ferroviario; realizzazione di linee più performanti con varianti di tracciato e conseguente dismissione del tratto di linea non più utilizzate.
In tutta Italia le linee coinvolte si sviluppano lungo oltre 1.500 km con più di 400 stazioni e migliaia di fabbricati non più utilizzati per l’esercizio ferroviario. L’obiettivo è evidente: offrire alle amministrazione pubbliche e alle associazioni interessate uno strumento per avviare un risanamento dei luoghi anche in ottica produttiva.
“Le Greenways – ha sottolineato Claudia Cattani, presidente di Rete Ferroviaria Italiana – sono l’occasione per riqualificare le linee ferroviarie non più in esercizio e per sviluppare un turismo ecosostenibile, mettendo a disposizione degli Enti locali e delle associazioni a vario titolo sedimi ferroviari per la mobilità dolce e le attività turistiche”. Le opportunità sono molteplici: “ostelli, officine per manutenzione biciclette, punti vendita di prodotti tipici locali, sia per le attività di Enti locali o di Associazioni no profit, quali ad esempio uffici di servizi ai cittadini o piccoli musei delle tradizioni territoriali”.

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