Corruzione, le ombre sulla Pa siciliana - QdS

Corruzione, le ombre sulla Pa siciliana

Rosario Battiato

Corruzione, le ombre sulla Pa siciliana

martedì 13 Dicembre 2016

Secondo il rapporto Anac, la Sicilia è terza in Italia per azioni avviate su segnalazione (10,8%): peggio solo Campania e Lazio. Il presidente Mattarella: “Combatterla è un impegno di sistema, di tutte le Istituzioni pubbliche”

PALERMO – Un male che annichilisce lo sviluppo e tende a favorire sistemi alternativi alla trasparenza e alla corretta concorrenza. La corruzione e la mancata trasparenza nella Pubblica amministrazione annegano le imprese in regola e favoriscono le scorciatoie e gli agganci dei furbetti. Lo Stato ha tentato di arginare questo flusso consistente – ricordiamo i provvedimenti legati al nuovo codice dei contratti e il Freedom of information act (Foia) della riforma della Pa –, ma il percorso sembra ancora complicato.
A confermare la dura battaglia contro il sistema ombra che vegeta all’interno dello Stato, ci ha pensato lo scorso venerdì il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione. “La corruzione, male che inquina le fondamenta del vivere civile, va avversata senza equivoci o timidezze. Combattere la corruzione è un impegno di sistema, di tutte le istituzioni pubbliche e, al contempo, è compito che appartiene a ciascun individuo, alle organizzazioni economiche e sociali”.
Nel corso del 2015 l’Autorità nazionale anticorruzione, secondo quanto riportato nella relazione annuale dell’Anac pubblicata nel luglio scorso, è stata impegnata in primo luogo nella vigilanza su segnalazione, quella procedura che si attiva in seguito a una istanza motivata di chiunque ne abbia interesse, incluse associazioni e organizzazioni rappresentative di interessi collettivi o diffusi.
Le azioni avviate in tal senso sono state ben 929 e per circa il 42% dei casi hanno riguardato i comuni. “L’elevato numero di segnalazioni riferibili a comuni – si legge nella relazione annuale – può avere un duplice significato: da un lato la previsione e l’attuazione di misure di prevenzione della corruzione sembrerebbero essere rivolte alle amministrazioni più prossime ai cittadini, dall’altro l’elevato numero dei comuni condiziona fortemente il dato percentuale”.
La Sicilia è sul podio delle segnalazioni: la troviamo a prendersi il 10,8% del totale dopo Campania (19,5%) e Lazio (12,9%), e prima della Puglia (7,9%).
Inoltre, sempre nel 2015, nell’ambito della propria attività di vigilanza su segnalazione, l’Autorità ha istruito 135 procedimenti tramite la verifica della sezione “Amministrazione trasparente” dei siti web istituzionali. Da questa analisi sono scaturiti 34 casi di archiviazione per intervenuto adeguamento della violazione segnalata. Sono rimasti 101 casi che non hanno visto amministrazioni ed enti rispettare gli obblighi di pubblicazione. Anche in questo caso, le richieste di adeguamento sono state trasmesse ad amministrazioni con sede nella Campania (20,8%), nel Lazio (17,6%), in Puglia e in Sicilia (rispettivamente 9,9% e 8,9%).
Per quanto riguarda i dati relativi all’attività di corruzione e concussione, l’Anac aveva redatto una tendenza regionale in un report del 2013, dedicato alla corruzione sommersa ed emersa in Italia. Nell’Isola si erano registrati valori più alti della media nazionale nell’indice dei reati per concussione col quinto dato nazionale in assoluto (0,91 ogni mille abitanti contro 0,72 della media nazionale) e un valore di corruzione (1,09 ogni mille abitanti) inferiore alla media nazionale (1,23). In un periodo molto ampio (2001-2012), le sentenze con esito di condanna al risarcimento del danno per Regione sono state ben 20 in Sicilia, secondo dato del mezzogiorno battuto soltanto dalla Puglia (21) e quinto dato nazionale. Numeri preoccupanti che delineano diverse distorsioni nella macchina burocratica isolana, senza poi considerare nello specifico tutti i rilievi evidenziati in riferimento al settore dei rifiuti e in quello delle energie rinnovabili.

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