La vecchia maggioranza si ricompatta - QdS

La vecchia maggioranza si ricompatta

Carlo Alberto Tregua

La vecchia maggioranza si ricompatta

martedì 08 Dicembre 2009

Governo, soluzione in vista

Domani dovrebbe essere annunciato l’accordo che rimette in pista la coalizione che si era dissolta qualche settimana fa. Alla resa dei conti, nessuna delle parti se l’è sentita di buttare a mare un accordo, sostituendolo con un altro appoggiato in qualche maniera dal Pd. Questo fatto avrebbe creato non pochi problemi al governo Berlusconi, il quale indirettamente ha fatto sapere che non l’avrebbe gradito.
Un segnale inequivocabile sotto l’ufficiale disinteresse apparente. Fatto sta che Schifani-Alfano con i loro proconsoli Castiglione e Nania da un canto e Miccichè-Lombardo, dall’altro, sono stati costretti a ricompattare la maggioranza trovando delle mediazioni sui diversi punti di contrasto. Il nuovo accordo è basato sul programma sottoposto agli elettori il 14 aprile 2008 sintetizzato nei dieci punti che il Presidente della Regione ha elencato nel suo intervento all’Ars di mercoledì 2 dicembre. L’accordo prevede l’esclusione dell’Udc e pertanto la maggioranza che sosterrà il Lombardo ter potrà contare solo  su 48 deputati, Cascio compreso.

Gli equilibri così raggiunti si riverberano nella nuova Giunta che Lombardo nominerà dopo il primo gennaio e i cui assessori riceveranno le deleghe in immediata successione. Da indiscrezioni, sembra che del nuovo Governo entreranno l’attuale capogruppo Pdl Innocenzo Leontini, in rappresentanza della vecchia Forza Italia e Santi Formica in rappresentanza della vecchia An non Finiana. Non abbiamo la palla di vetro e per il momento ci fermiamo qua. Indipendentemente dalla soluzione, plaudiamo al ritorno in carreggiata di un governo che si era scompaginato, perché è indispensabile alla Sicilia bruciare i tempi per cominciare a risalire l’impervia strada dello sviluppo, tentando di fermare l’abisso che separa l’Isola dalla Lombardia e dalle altre regioni del Nord e dell’Europa.
Dispiace che nella crisi che attanaglia la Sicilia, non congiunturale ma strutturale, non partecipi anche il Partito democratico. Ma comprendiamo le ragioni politiche di ogni parte che si attesta sul consenso del proprio elettorato. Adesso al Pd si associerà nell’opposizione l’Udc. Insieme conteranno su 42 deputati.

 
Nel terzo governo, Lombardo dovrebbe puntare agli obiettivi primari: 1) riorganizzare la Pa, con la nomina di direttori generali selezionati da società di ricerca di livello internazionale; 2) redigere il Pops (Piano organizzativo per la produzione dei servizi) che elenchi, dipartimento per dipartimento, quali servizi erogare; 3) informatizzare tutti gli uffici; 4) ristrutturare gran parte degli 829 borghi, catalogati dall’assessorato dei Beni culturali; 5) rendere fruibili i quattro Parchi della Sicilia (Madonie, Nebrodi, Etna e Alcantara) e le riserve naturali e marine; 6) consentire l’accesso a tutti i beni archeologici, culturali, museali; 7) redigere il Piano delle energie alternative; 8) preparare il Parco progetti regionale e raccogliere quelli degli enti locali; 9) collaborare con le Università siciliane per preparare i giovani a fare; 10) ribaltare il malfunzionamento della formazione regionale.

All’attività interna va associata un’attività internazionale, come fa la Catalogna, che si collega direttamente con gruppi economici e imprenditoriali internazionali, cui offre la possibilità di investire in quella ricca regione. In questo senso i diversi uffici regionali nel mondo, se ben strutturati, potrebbero essere dei punti di catalizzazione di investitori internazionali.
Nell’attività internazionale, il governo della Regione dovrebbe creare stabili collegamenti con i Paesi del Nord Africa, primi fra i quali Marocco, Tunisia, Libia e Egitto, i quali hanno bisogno di attività che le imprese siciliane, almeno quelle competitive, sono in grado di effettuare. Non tutti sanno che vi sono risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea per i programmi di cooperazione euro-africana. Risorse che servono proprio per gli investimenti. Fino ad ora le imprese siciliane non ne hanno approfittato, ma è venuto il momento in cui si cominci a pensare di portare le proprie competenze nel Nord-Africa.
Auspichiamo la realizzazione del programma previsto, volto a costruire e non a distruggere.

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