Pasticcio ex Province, le "soluzioni" dell'Ars - QdS

Pasticcio ex Province, le “soluzioni” dell’Ars

Raffaella Pessina

Pasticcio ex Province, le “soluzioni” dell’Ars

venerdì 13 Gennaio 2017

Apprendi (Pd), intanto, lancia allarme su sedute a vuoto: “Preoccupante”. Nello Musumeci: “Quattro anni inutili di costi, tensioni e paralisi”

PALERMO – Un’altra riforma in Sicilia non troverà mai la luce. E’ quanto hanno deciso a Palazzo dei Normanni i capigruppo che nel corso della riunione svoltasi mercoledì scorso in serata hanno trovato la quadra sulla sorte dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Si pensa a una nuova riforma per le ex Province che mira al ripristino delle competenze dei vecchi Enti e alla modifica del sistema elettorale, non più di secondo grado.
I capigruppo dell’Ars hanno concordato una modifica della normativa regionale attuale, che era stata fortemente voluta dal Governo Crocetta con la soppressione delle Province e l’istituzione degli Enti di area vasta e stabilito che i vertici fossero eletti da sindaci e consiglieri comunali. Dopo le pressanti richieste in Aula da parte di deputati di quasi tutti i partiti di opposizione e non solo, i capigruppo hanno deciso di portare subito in Aula una ulteriore proroga commissariale per tutti gli Enti. In un primo tempo la proroga doveva valere solo per i commissari delle Città metropolitane. La Giunta regionale aveva deliberato il rinvio della data delle elezioni stabilendo il termine al 29 ottobre prossimo e mantenendo la data del 26 febbraio per le elezioni degli altri Enti di area vasta.
Per il presidente della commissione Affari istituzionali Totò Cascio “la questione di fondo è capire cosa vogliamo fare delle Province, che funzioni assegnare e questo ha refluenze anche sulla legge elettorale, se svuotiamo l’ente di significato vanno bene anche le elezioni di secondo livello, anche di terzo – ironizza – ma se diamo significato e funzioni, dobbiamo adeguarci al fatto che la volontà popolare debba eleggere i vertici”. Ma c’è chi lamenta il tempo perso senza arrivare a conclusione: “Quello che più mi amareggia – ha dichiarato Nello Musumeci del Centrodestra – è il fatto che siano passati quattro anni inutilmente, tanta spesa, costi, tensione e paralisi sul territorio, poteva essere evitato questo disastro”.
 
Per Musumeci serve “un rinvio breve con un Ddl che affidi al popolo il diritto di scegliere chi dovrà guidare le Province e le Città metropolitane e che demandi all’ente intermedio maggiori competenze di carattere sovracomunale. Abbiamo presentato per primi un Ddl sulla riforma delle province che prevedeva la pianificazione commerciale e turistica, strutture culturali, edilizia popolare, servizi della motorizzazione, e che dà un peso rilevante all’Ente cerniera tra i comuni e il neo centralismo regionale”. Intanto il tema principale è quello che l’Assemblea regionale non riesce più a lavorare. Mercoledì scorso è mancato tre volte il numero legale e per questo i lavori sono stati rinviati a martedì della prossima settimana. Il motivo è che la maggioranza non ha trovato l’intesa per portare a termine la riforma degli uffici regionali per l’affidamento delle gare d’appalto sui lavori pubblici (Urega).
All’ordine del giorno, comunque, al primo punto non ci sarà la riforma degli Urega perché ci si troverà in sessione di bilancio che, come ha stabilito lo stesso presidente dell’Ars Ardizzone, verrà aperta solo per prendere in esame il Ddl per il rinvio delle elezioni negli enti di area vasta. Deluso l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pistorio per la mancata approvazione della legge: “La Sicilia non può aspettare. Quella sugli Urega è una legge che interviene per modificare in meglio alcuni meccanismi nella funzionalità di questi uffici e garantire una maggiore celerità nella celebrazione delle gare di appalto. Una legge importante, che andava approvata al più presto”.
 
Ed aggiunge: “Non ho ravvisato in alcun parlamentare ragioni critiche nel merito della legge, né pubblicamente, ne riservatamente. La legge fa fatica ad andare avanti perché fa fatica a funzionare l’Aula, siamo in una congiuntura politica particolare, c’è in corso una sessione di bilancio molto delicata, perché l’ultima prima del voto, sono ottimista, certo che al più presto l’Ars troverà la giusta intesa”.
 
Le sedute che vanno a vuoto sono considerate un segnale preoccupante da Pino Apprendi, parlamentare del Pd che ha ripreso le funzioni di deputato da poche settimane. “Ho trovato un clima profondamente diverso da quello che immaginavo: troppe sfilacciature nella maggioranza, troppi interessi contrapposti che rischiano di farci terminare questa legislatura nel modo sbagliato. Mi aspetto che da ora in poi prevalga a tutti i livelli il senso di responsabilità, se si vuole mettere il Parlamento regionale nelle condizioni di lavorare nell’interesse della Sicilia e se si vogliono creare le condizioni per ricostruire una maggioranza degna di tal nome, altrimenti fra qualche mese rischiamo di presentarci agli elettori in ordine sparso”.

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