Wind Jet, 17 rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta - QdS

Wind Jet, 17 rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta

redazione

Wind Jet, 17 rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta

sabato 04 Febbraio 2017

Prima udienza il 3 ottobre. Tra gli imputati anche Antonino Pulvirenti

CATANIA – Il Gup di Catania, Gaetana Bernabò Distefano, ha rinviato a giudizio 17 persone per bancarotta fraudolenta in relazione al dissesto della compagnia aerea low cost Wind jet, ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro. Tra gli imputati anche l’imprenditore Antonino Pulvirenti, ex patron del Calcio Catania. Nell’inchiesta sono confluite della guardia di finanza sul dissesto della compagnia che, per l’accusa, sarebbe “stato effetto di operazioni dolose compiute a partire dal 2005”.
La prima udienza del processo si terrà il 3 ottobre prossimo davanti la prima sezione penale del Tribunale di Catania. Al centro dell’inchiesta indagini della Guardia di finanza su un presunto giro di fatture ‘gonfiate’ per creare fondi in nero. Era questa la Wind Jet, secondo la Procura etnea, con al centro, secondo l’accusa, l’ex presidente della compagnia aerea, Antonino Pulvirenti, e l’allora amministrazione delegato della società low cost, Stefano Rantuccio.
Wind Jet, che nel 2009 era la prima compagnia low cost in Italia, con tre milioni di passeggeri, in realtà, sostiene la Procura di Catania, non poteva volare da almeno quattro anni prima della chiusura perché, precisano i Pm, “nel 2005 il suo bilancio aveva un passivo di 600 mila euro che tecnicamente non le permetteva di operare”. Poi, con una serie di “operazioni di maquillage di bilancio, con una bancarotta che si è dipanata negli anni”, grazie anche “a controllori che non hanno controllato”, si è tenuta la compagnia aperta.
Tra gli interventi di “maquillage contabile” è citata la vendita alla Meridi, società del gruppo Pulvirenti, del marchio di Wind Jet per 10 milioni di euro: una supervalutazione visto che nel 2004 in bilancio era stimato 319 euro. Poi ricomprato per 2,4 milioni. Oppure nell’acquisto di un pezzo di motore che, si legge nelle mail tra società, ha uno show price (prezzo esposto) di 1,5 milioni di dollari, con tanto di fattura retrodatata, mentre il real price (prezzo reale) era di 700 mila dollari.
Agli atti dell’inchiesta anche la sopravalutazione operata da due imprenditori stranieri dei rottami dell’aereo incidentato nel 2010 in un atterraggio all’aeroporto di Palermo: danni stimati in oltre 21 milioni di euro a fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di circa 600 mila euro. E fari puntati anche su un mutuo acceso da Wind Jet per pagare 1,8 milioni di debiti con Finaria. Accuse sempre contestate dagli indagati.

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