I siciliani indifferenti complici dei politicanti - QdS

I siciliani indifferenti complici dei politicanti

Carlo Alberto Tregua

I siciliani indifferenti complici dei politicanti

martedì 14 Febbraio 2017

Chi tace è connivente

La borghesia, la Classe dirigente di ogni tipo e anche la Classe media continuano a girarsi dall’altra parte di fronte al disastro economico e sociale che ha colpito la Sicilia.
Ognuno coltiva il proprio orticello, spazza il proprio uscio, ma non si occupa né si preoccupa se la strada è pulita, senza buche. Non si preoccupa se i propri delegati per gestire la Cosa pubblica lo fanno a proprio uso e consumo, non si preoccupa se i cospicui tributi che tutti i cittadini pagano, primi i dipendenti, vengano spesi utilmente e per il bene comune.
I siciliani meno abbienti, quelli bisognosi, i poveri, si accorgono dell’ambiente disastroso in cui vivono, ma non sanno cosa fare. Protestano non andando a votare, facendo così il gioco dei maneggioni, che proprio dalla mancata partecipazione dei cittadini traggono i propri vantaggi.
I siciliani di ogni ceto sociale non hanno capito, e forse non vogliono capire, che la loro indifferenza di fronte all’andazzo catastrofico di politicanti e burocrati è una sorta di complicità con gli stessi, una connivenza deprecabile e una responsabilità: quella responsabilità che hanno i mandanti quando non controllano i mandatari.

In questo quadro, vi sono associazioni di servizio, associazioni ambientaliste, associazioni di consumatori, e chi più ne ha più ne metta, il cui scopo teorico è quello di servire il prossimo, ma che in realtà non servono il prossimo né loro stesse, se non in una sorta di circuito egoistico che alla fine fa credere di fare qualcosa. Al contrario, non fanno assolutamente nulla salvo che parlare, parlare e parlare.
La Democrazia, come tutti sanno, è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi. Secondo voi, il popolo esercita la sua sovranità? Ovvero, è usato per le convenienze dei suoi delegati?
È ovvio che all’interno di una Comunità vi siano interessi svariati, quasi tutti egoistici e di parte. è la temperanza e la mediazione fra essi che deve sottostare a quelli dell’intera Comunità, deve cioè prevalere sempre, in ogni azione, l’interesse generale, sotto il quale vi può essere quello delle parti.
 

Qualche tempo fa, abbiamo scritto di quella sorta di rigor mortis di tanti siciliani. Oggi ci ritorniamo per sottolinearne l’indifferenza di fronte ai gravi problemi sociali ed economici. Non lo facciamo per una noiosa ripetizione, ma perché crediamo profondamente nella democrazia e quindi nell’esercizio del potere da parte del popolo, il quale ha il dovere di esercitarlo.
Quasi cinque anni di Giunta di governo della Regione, in cui si sono avvicendati una quarantina, di assessori, e una burocrazia regionale allo sfascio, dove i dirigenti cambiano ruolo continuamente, hanno la grave responsabilità del crollo del Pil e dell’occupazione e dell’enorme aumento conseguente della povertà.
Ma presidente, assessori, dirigenti e dipendenti regionali non hanno sofferto minimamente né della crisi generale, iniziata nel 2008, e neanche della crisi di questa regione, così disastrata.

I miracoli che ha fatto l’assessore al Bilancio, Alessandro Baccei, hanno messo in equilibrio i conti, ma non hanno realizzato il primo obiettivo, che era anche il primo dovere di Crocetta appena eletto: quello di destinare un terzo del bilancio agli investimenti, per mettere in moto l’economia regionale e, per conseguenza, far aumentare il Pil e l’occupazione.
Niente di tutto questo. Continua a piovere sul bagnato e in questi dieci mesi che ci separano dalle elezioni regionali sentiamo questi sciagurati occuparsi di candidature, di nomine, di promesse elettorali, ma nulla fanno per utilizzare questo ultimo scorcio di legislatura al fine di smuovere le acque paludose in cui sono infognati i siciliani.
Siamo convinti che il montante disgusto favorirà il Movimento 5 stelle, perché anche i partiti che hanno ancora un minimo di dignità non verranno distinti da quelli che l’hanno persa.
Responsabilità, dunque, dei vertici istituzionali, ma ancora maggiore quella delle varie classi sociali. Chi parla di servizio abbia la prudenza di citarlo a bassa voce, in modo da non farsi sentire, perché è una beffa ascoltare belle parole e constatare  brutte azioni.

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