Riscossione Sicilia, Fiumefreddo: "Battaglia con alcuni deputati debitori per milioni" - QdS

Riscossione Sicilia, Fiumefreddo: “Battaglia con alcuni deputati debitori per milioni”

Raffaella Pessina

Riscossione Sicilia, Fiumefreddo: “Battaglia con alcuni deputati debitori per milioni”

giovedì 16 Febbraio 2017

L’amministratore unico in audizione in commissione Antimafia: “In 10 anni non riscossi 52 miliardi di euro”. L’affondo: “Sembrava lesa maestà il fatto che si bussasse a Palazzo dei Normanni”

PALERMO – Si prospettano nuove polemiche tra il presidente della partecipata regionale Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, e i parlamentari siciliani. Fiumefreddo, ascoltato dalla commissione parlamentare Antimafia, è stato come un fiume in piena e ha dichiarato che “negli ultimi 10 anni Riscossione Sicilia non ha riscosso 52 miliardi di euro”, riferendo di aver trovato “una società con dati devastanti: al 2015 la partecipata regionale, che dovrebbe incassare 5 miliardi e 700 milioni l’anno, incassava 480 milioni ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere. Percentuale che diventa ancora più scandalosa man mano che si sale di reddito: per chi dichiarava più di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66%, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese.
 
“Abbiamo avuto una battaglia con alcuni deputati regionali che non pagavano e non erano perseguiti, anche per importi milionari. Questo è l’humus in cui si lavora: sembrava lesa maestà il fatto che Riscossione Sicilia bussasse a Palazzo dei Normanni. Dei 52 miliardi non riscossi, 22 miliardi sono ancora non prescritti – ha proseguito Fiumefreddo – e quando è stato fatto uno studio sui grandi evasori è stato appurato che le categorie interessate erano dedite a ortofrutta, onoranze funebri, appalti, carni. A Trapani la Riscossione da più di 15 anni non riesce a nominare un responsabile, all’ultimo hanno puntato la pistola e di conseguenza ha lasciato  l’incarico. In quella provincia abbiamo la più alta percentuale di tunisini e marocchini a partita Iva. Abbiamo proceduto con le azioni esecutive, ponendo sotto sequestro autovetture e persino un aereo da 12 milioni di euro intestato a una prestanome”. “Ci siamo imbattuti in resistenze fortissime – ha denunciato all’Antimafia – i maggiori debitori sono i comuni, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. Abbiamo chiesto di avere risposte ma non ne sono arrivate”. E ancora, “alcuni nomi sono in testa alle evasioni ma nessuno li ha mai cercati”, con una “situazione di sostanziale impunità”. Ma non finisce qui: “Abbiamo segnalato all’Anac la irregolarità di tutti gli appalti siciliani. In Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale” in quanto non è “mai pervenuta l’istanza di regolarizzazione fiscale”. Per questa ragione, “abbiamo segnalato la necessità di chiedere il certificato all’esattoria”.
Dichiarazioni  forti, quelle di Fiumefreddo. “C’è una realtà interna alla Sicilia veramente impensabile – ha continuato il presidente di Riscossione Sicilia – abbiamo chiesto ai titolari delle piattaforme di estrazione di mostrarci se avessero versato le tasse. In Sicilia nessuno aveva mai chiesto loro di pagare. Quando abbiamo chiesto l’elenco delle piattaforme ci è stato risposto che non c’è. Dall’indomani non hanno consentito ai nostri ufficiali esattoriali di entrare nelle piattaforme petrolifere”. In particolare, Fiumefreddo ha riferito all’Antimafia che quando ha chiesto di centralizzare l’ufficio grandi evasori, ha messo come responsabile dell’ufficio un dirigente di 50 anni, Mario Capitani, “che si è suicidato sul posto di lavoro dopo avermi mandato messaggi in cui diceva di aver scoperto cose molte gravi. Inquieta che dopo il suicidio di Mario Capitani  nessuno è più voluto occuparsi di quell’ufficio, dunque aveva trovato qualcosa che doveva riferire al presidente”, ha concluso. L’episodio risale al luglio del 2015.

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