Rifiuti, l'Ue non ammette altri ritardi - QdS

Rifiuti, l’Ue non ammette altri ritardi

Rosario Battiato

Rifiuti, l’Ue non ammette altri ritardi

giovedì 16 Febbraio 2017

Scatta il conto alla rovescia. La Commissione ha dato due mesi di tempo a otto regioni (tra cui la Sicilia) per aggiornare i Piani. L’ultimatum: Bruxelles pronta a deferire l’Italia alla Corte di Giustizia. Sanzioni davvero a un passo

PALERMO – Si rinnova una pesante grana per la Regione siciliana. Assieme ad altre sette regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli, Liguria, Piemonte e Sardegna) è ancora nel mirino della commissione Ue per non aver aggiornato il piano rifiuti, a differenza di quanto richiesto dalle norme comunitarie che prevedono debba essere fatto ogni sei anni. È molto semplice quello che potrà accadere: ci sono due mesi di tempo per mettersi in regola o per convincere Bruxelles di essere sulla buona strada, altrimenti la Commissione deferirà l’Italia alla Corte di giustizia e poi potrebbero delinearsi i contorni delle sanzioni.
Il caso è vecchio e la sua storia si trova all’interno del portale del dipartimento per le Politiche europee. La procedura di infrazione è la numero 2015_2165 e ha come oggetto “Piani regionali di gestione dei rifiuti. Violazione degli articoli 28 o 30 o 33 della Direttiva 2008/98/CE”.
L’articolo 28 della direttiva è appunto dedicato ai “piani di gestione dei rifiuti” che “comprendono un’analisi della situazione della gestione dei rifiuti esistente nell’ambito geografico interessato nonché le misure da adottare per migliorare una preparazione per il riutilizzo, un riciclaggio, un recupero e uno smaltimento dei rifiuti corretti dal punto vista ambientale e una valutazione del modo in cui i piani contribuiranno all’attuazione degli obiettivi e delle disposizioni della presente direttiva”. L’articolo 30 (comma 1) prevede inoltre che gli “Stati membri provvedono affinché i piani di gestione e i programmi di prevenzione dei rifiuti siano valutati almeno ogni sei anni”.
Per la Commissione la redazione di piani aggiornati per la gestione dei rifiuti a livello regionale è determinante in quanto “è necessaria per ridurre l’impatto sulla salute umana e l’ambiente, ma anche per migliorare l’efficienza dell’utilizzo delle risorse”.
La situazione siciliana è particolarmente complessa. L’ultimo piano rifiuti è stato redatto durante la giunta Lombardo (l’ex governatore era anche commissario delegato per l’emergenza rifiuti) e quindi approvato con decreto del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare l’11 luglio del 2012. Il Ministero, con specifica prescrizione, aveva disposto che il Piano “fosse sottoposto alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica, ndr) in sede statale”. Il decreto del ministero dell’Ambiente n.100 del 28 maggio 2015 aveva poi dato “parere positivo sulla proposta di Piano regionale per la gestione dei rifiuti a condizione che nell’aggiornamento del Piano si osservino le prescrizioni contenute nel decreto”.
Richieste che la Regione avrebbe soddisfatto nella seconda metà del 2015, anche se poi di fatto determinati aspetti critici del piano erano comunque rimasti in sospeso. L’ultima versione è comunque pubblicata sul sito del dipartimento Rifiuti: “Adeguamento del Piano regionale per la Gestione dei rifiuti alle prescrizioni di cui al D.M. n.100 del 28 maggio 2015 del ministero dell’Ambiente e della Tutela del rerritorio e del mare”. Tuttavia il nucleo del piano è sempre quello del 2012, che era stato comunque ideato ancora prima.
Adesso, a distanza di altri due anni, i rischi sono molteplici: da una parte l’Ue incalza e senza garanzie precise potrebbe proseguire il percorso rivolgendosi alla Corte Ue, dall’altra l’assenza di un piano comporta molteplici difficoltà nella gestione dei rifiuti. E di certo il sistema isolano, come più volte ribadito da queste pagine, è allo stremo. La buona notizia è che proprio nelle scorse settimane la Regione ha dato segnali di vita con le ultime due ordinanze di inizio febbraio e con un piano che sembrerebbe finalmente in dirittura d’arrivo. Il Ministero potrebbe fare leva sul recente lavoro dell’assessorato per scongiurare nuovi pericoli.

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