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Suicidio, in Italia un caso su cinque è associato a disturbi fisici o mentali

Eleonora Fichera

Suicidio, in Italia un caso su cinque è associato a disturbi fisici o mentali

venerdì 17 Febbraio 2017

Per la prima volta l’Istat ha presentato un’analisi sulla comorbosità legata all’interruzione volontaria della vita. Incidenza maggiore al Nord e Centro, nel Mezzogiorno le percentuali minori

ROMA – 12.877 persone si sono suicidate in Italia nel triennio 2011-2013. In un caso su cinque (2.401 decessi) a chi ha deciso di interrompere la propria vita era stata diagnosticata una malattia importante, fisica o mentale.
I dati arrivano dall’Istat che, per la prima volta dalla sua istituzione, ha presentato l’analisi delle comorbosità associate al suicidio. L’istituto nazionale di statistica, basandosi sulle certificazioni di morte raccolte annualmente, ha classificato tutti i casi di suicidi accertati e le relative patologie presenti nei diversi decessi.
I risultati emersi dall’analisi sembrano dimostrare come, in alcuni dei casi individuati, cattive coedizioni di salute, fisiche o mentali, avrebbero potuto avere un peso specifico sulla scelta del suicidio. Nonostante questa considerazione valga per una percentuale non trascurabile di casi (circa il 20%), è bene tenere a mente che, come ribadisce con forza l’Istat, “le associazioni riscontrate non possono essere tout-court interpretate come una misura diretta della relazione causale tra presenza della malattia e gesto del suicidio”.
In 1.664 dei certificati di morte presi in analisi, compare la menzione a malattie mentali (il 12,9% del totale riconducibile principalmente a depressione, ansia e altri disturbi psichici e/o comportamentali), in 737 (il 5,7%), invece, è registrata la presenza di malattie fisiche rilevanti. Sono 288, inoltre, i casi in cui oltre alla patologia fisica, se ne aggiunge una mentale.
Tra i disturbi psicologici, a incidere maggiormente è la depressione, presente in 1.524 suicidi (da sola o in associazione con altri stati morbosi). Tra le patologie fisiche, invece, è il tumore a ricorrere nel maggior numero di casi (299, il 2,3% sul totale).
Il numero di certificati in cui compaiono malattie fisiche, inoltre, ha registrato un trend di crescita nell’ultimo anno preso in analisi dal rapporto Istat. Nel 2013, infatti, la percentuale individuata è del 6,6% contro il 5% dell’anno precedente.

DIFFERENZE PER GENERE E CLASSI D’ETA’. La morbosità associata a suicidio, varia in base a genere ed età. In linea di massima, il numero di suicidi verificatesi in presenza di patologie rilevati, aumenta con l’avanzare dell’età.
I casi femminili (2.812 tra quelli analizzati contro i 10.065 maschili), inoltre, presentano una maggiore comorbosità rispetto a quelli maschili (27% contro 16%). Differenza particolarmente evidente nel caso delle malattie mentali dove la frequenza più alta è registrata tra le donne tra i 35-64 anni (23% dei casi contro il 12% maschile), e tra le over 65 (20% contro 10%). Per le malattie fisiche, invece, le proporzioni sono simili tra uomini e donne fino ai 65 anni. Dopo, la percentuale è più elevata tra gli uomini (12% contro 10%).

LUOGO DEL DECESSO. Circa il 50% dei suicidi avviene nelle abitazioni private. La percentuale aumenta nei casi associati a malattia mentale (57%).
In presenza di malattie fisiche, invece, circa il 13% dei suicidi si verifica in istituti di cura pubblici, privati, accreditati (contro l’11,7 % registrato in caso di malattie mentali).

DIFFUSIONE GEOGRAFICA. Il rapporto Istat mette in evidenzia anche la distribuzione geografica del fenomeno. Il maggior numero di casi è stato registrato al Nord e al Centro.
Per quanto riguarda la presenza di malattie fisiche, le percentuali più alte (relative alla fascia d’età over 65, quella con maggior incidenza) si sono registrate nel Nord-Est (13% sul totale) mentre quelle più basse al Sud e nelle Isole (10%). Nel caso della presenza di malattie mentali, invece, le proporzioni sono leggermente diverse.
La fascia d’età con maggior incidenza (tra i 35 e i 64 anni) ha registrato percentuali più alte al Centro (17%). Anche in questo caso, però, il minor numero di casi si è verificato nel Mezzogiorno, appena il 13% del totale. 

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