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Messina – La crisi nera del settore edile massacrato dalla burocrazia

Lina Bruno

Messina – La crisi nera del settore edile massacrato dalla burocrazia

martedì 28 Febbraio 2017

La Federazione edili della Cisl ha proposto l’istituzione di un osservatorio per seguire l’iter delle opere. Rispetto al 2013, nel 2016 persi circa 1.300 posti di lavoro e 400 imprese

MESSINA – Un osservatorio provinciale per seguire l’iter delle opere e per monitorare i cantieri, dalla progettazione fino all’esecuzione e completamento. La proposta è stata lanciata nel corso del congresso provinciale della Federazione edili della Cisl, considerando in prospettiva i numerosi lavori che dovrebbero essere avviati già dai prossimi mesi.
Un settore dove “il lavoro viene ucciso dalla burocrazia” ma che può ritornare ad essere trainante, con grandi possibilità di crescita e sviluppo, “ma serve lo sblocco dei finanziamenti pubblici, una maggiore presa di coscienza degli Enti locali in termini di programmazione dello sviluppo del territorio urbano. È di fondamentale importanza – ha detto Giuseppe Famiano confermato alla segreteria della Filca Cisl messinese – operare in vista di una ripresa del settore con personale che abbia un bagaglio di conoscenze e competenze adeguate alle mutate esigenze, determinate dall’introduzione di nuove tecnologie, e che acquisisca un buon grado di specializzazione al fine di essere gestore di sistemi complessi”. 
 
L’appuntamento è stato occasione per fare il punto su un settore da sempre trainante per l’economia messinese ma che negli ultimi anni ha registrato un tracollo preoccupante. “Nel 2016 le gare aggiudicate sono diminuite del 55% rispetto al 2015, scendendo a 124, mentre erano state 276 nell’anno precedente. Il valore delle gare – ha ricordato Famiano – è passato da 164 milioni del 2015 a 109 milioni del 2016 facendo così registrare un decremento del 33%. Anche a gennaio 2017 si registra un trend negativo delle gare aggiudicate ed il loro numero è sceso del 74% rispetto allo stesso periodo del 2016, sette a fronte delle 27 di un anno fa. Il valore delle gare è passato da 5 milioni del 2016 a 3 milioni del 2017, con un decremento del 35%”.
Dai dati forniti dalla Cassa Edile emerge anche che il numero degli operai dichiarati è passato dai 9mila52 del 2013 ai 7mila763 del 2016. L’anno scorso le imprese attive erano 2mila  contro 2mila399 del 2013 con un  monte salario denunciato passato da circa 63 milioni di euro  a circa 55 milioni di euro.
Gli interventi sulla messa in sicurezza potevano costituire un’opportunità per il settore. “Nella nostra provincia ci sono 726 edifici scolastici, e per la maggior parte sono necessari lavori di manutenzione. Il Comune e l’ex Provincia, -ha ricordato Famiano- non si sono preoccupati di rispettare l’obbligo di verificare la sicurezza sismica degli edifici, perdendo così la possibilità di accedere ai finanziamenti previsti dal Governo nazionale. è di pochi giorni fa la notizia che i comuni di Patti, Taormina e Torregrotta hanno perso i fondi per aver presentato in ritardo i progetti di messa in sicurezza di alcuni plessi”.

La lentezza della burocrazia quindi continua a bloccare, sotto lo sguardo indifferente della classe politica, opere determinanti
anche dal punto di vista occupazionale. Tra gli esempi citati il Porto di S.Agata di Militello, che è stato appaltato quasi sette anni fa, il Pontile di Giammoro del dicembre 2012, il Parco urbano di Camaro, opera avviata dall’Iacp nel 2011, ferma al palo dal 2014 e la Nord Sud S.Stefano di Camastra – Gela, opera nel frattempo definanziata di ben 260 milioni di euro. Per i lavori della nuova Via Don Blasco, da settembre si attende che la commissione di gara all’Urega proceda con l’aggiudicazione “Nella nostra provincia i soldi pubblici vengono buttati al vento – dice Famiano – e la dimostrazione sono le 50 opere pubbliche che sono rimaste incompiute e per poterle completare sono necessari circa 80 milioni di euro. Per il nostro comparto si apre una nuova stagione, da affrontare con determinazione visti i segnali positivi di una ripresa difficile, ma non impossibile. Il Patto per la Sicilia prevede 500 milioni per 238 interventi in 95 comuni, mentre il Patto per Messina 332 milioni per 90 interventi”. Nota dolente è che i due quinti delle opere  sono senza progetti esecutivi.

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