Aree di crisi, 124 milioni per le imprese - QdS

Aree di crisi, 124 milioni per le imprese

Rosario Battiato

Aree di crisi, 124 milioni per le imprese

mercoledì 01 Marzo 2017

Il Mise ha reso pubblici i termini e le modalità di presentazione delle istanze di partecipazione ai programmi di investimento. Il primo giorno utile per la presentazione delle domande è il 4 aprile 2017. Le agevolazioni concesse potranno coprire fino al 75% dell’importo totale

PALERMO – Sono stati definiti i termini e le modalità per la presentazione delle domande per i programmi di investimento delle imprese nelle aree di crisi industriale non complessa (legge n. 181/1989). È di lunedì la nota del ministero dello Sviluppo economico che specifica tutti i dettagli e le operazioni da compiere che interessano da vicino le imprese che operano in oltre 200 Comuni isolani che sono stati inseriti nell’elenco dei territori interessati all’interno del decreto direttoriale 19 dicembre 2016.
Il primo giorno utile per la presentazione delle domande è il 4 aprile 2017. Le modalità per la trasmissione e i modelli da utilizzare, nonché la piattaforma online per la presentazione dei progetti da finanziare, si trovano sul sito di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa).
La dotazione finanziaria complessiva del progetto è pari a 124 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo per la crescita sostenibile. Di questi, 44 milioni di euro sono accantonati a favore degli accordi di programma. “L’investimento minimo – si legge nella nota di Invitalia – è di 1,5 milioni di euro e potrà essere realizzato nei Comuni ricadenti nelle aree di crisi industriale non complessa individuate dal Decreto direttoriale Mise del 19 dicembre 2016”. Le agevolazioni sono a disposizione delle imprese di qualunque dimensione costituite sotto forma di società di capitali.
Le agevolazioni finanziarie concesse possono coprire fino al 75% dell’investimento ammissibile tramite contributo a fondo perduto in conto impianti, contributo a fondo perduto alla spesa, finanziamento agevolato.
Potranno accedere a questi contributi le aree di crisi industriale non complessa mentre le aree di crisi industriale complessa avranno un altro percorso a disposizione, sempre all’interno della legge 181/89. In questa sede è comunque opportuno fare una differenza: le aree di crisi industriale non complessa riguardano quei siti produttivi che presentano un “impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati e sull’occupazione”.
A livello nazionale è stato il decreto direttoriale del 19 dicembre 2016 “Territori candidati alle agevolazioni previste per le aree di crisi industriale non complessa” a definire le aree che avrebbero avuto accesso ai contributi. Il provvedimento ministeriale si è limitato ad accogliere l’elenco contenuto nella delibera della Giunta regionale dello scorso dicembre.

Più di duecento i Comuni isolani interessati
dal provvedimento. Ben 17 i comuni coinvolti all’interno del sistema locale del lavoro (Sll) di Palermo. Altri 14 nel Sll di Milazzo, in provincia di Messina, ben 13 in quello di Capo d’Orlando, sempre nel messinese, e 10 in quello di Giarre, in provincia di Catania. Anziché utilizzare il consueto riferimento di “provincia”, la normativa prevede appunto l’utilizzo di Sll che rappresenta, spiega l’Istat, una griglia territoriale “i cui confini, indipendentemente dall’articolazione amministrativa del territorio, sono definiti utilizzando i flussi degli spostamenti giornalieri casa/lavoro (pendolarismo) rilevati in occasione dei Censimenti generali della popolazione e delle abitazioni”. 
La scelta dei territori è ricaduta su quattro tipologie specifiche di Sll, definiti tramite indicatori Istat: specializzazione produttiva prevalente che riguarda il “made in Italy” e la manifattura pesante, i non specializzati e i non manifatturieri. Di questi ultimi, vengono esclusi i sistemi locali turistici e i sistemi locali a vocazioni agricola. Inoltre ci sono anche Sll che presentano combinazioni occupazionali non ottimali tra “combinazione del tasso di occupazione e di disoccupazione 2014” e “variazione occupazione e disoccupazione rispetto alla media 2008-2014”. Segnalate anche quelle con produttività del lavoro inferiore alla media nazionale in relazione ai dati del 2012.

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