Giornata mondiale dell'acqua: in Sicilia è quella delle perdite - QdS

Giornata mondiale dell’acqua: in Sicilia è quella delle perdite

Rosario Battiato

Giornata mondiale dell’acqua: in Sicilia è quella delle perdite

giovedì 23 Marzo 2017

Dati Istat: sprechi idrici a livelli record nei comuni dell’Isola. Le tre Città metropolitane oltre il 50%. Disservizi per tre famiglie su dieci. E quasi sei su dieci non si fidano del rubinetto

PALERMO – In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’Onu e celebrata ieri dalla Presidenza del Consiglio con la conferenza nazionale “Acque d’Italia”, l’Istat ha diffuso alcuni dati sulla situazione nazionale e regionale.

Perdite di rete
Secondo quanto riportato dall’Istat per il 2016, il 9,4% delle famiglie italiane lamenta un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni. Il dato, pur risultando in discreta contrazione rispetto al 2002 (14,7%), si può ancora classificare alla voce “emergenza” in alcune regioni. Tra queste c’è la Sicilia, dove il 29,3% delle famiglie (quasi 3 su 10) ha lamentato disservizi. In tal senso ricordiamo, ad esempio, le grandi emergenze idriche estive e la crisi dello scorso dicembre, quando diverse aree dell’ennese, del palermitano, del nisseno e dell’agrigentino si trovano a dover subire rigide turnazioni. A determinare questo stato di cose ci sono fattori ambientali come la siccità, ma un peso preponderante è certamente da addebitare al sistema idrico in termini di tenuta degli invasi e affidabilità della rete di distribuzione.

I dati più recenti, a livello comunale, sono stati diffusi dall’Istat proprio ieri. L’indicatore utilizzato per la misura delle perdite di una rete di distribuzione è il rapporto percentuale tra il volume totale disperso e il volume complessivamente immesso nella rete.
Dei nove comuni capoluogo soltanto Enna e Caltanissetta si spingono di pochissimo al di sotto della media nazionale (38,2%). Per tutte le altre è notte fonda: Trapani (46,7%), Palermo (54,6%), Messina (54,1%), Agrigento (53,5%), Catania (51,6%), Ragusa (53,4%), Siracusa (47,4%). I modelli virtuosi si trovano altrove, infatti dispersioni inferiori al 15% sono state rilevate a Pavia, Monza, Mantova, Udine, Pordenone, Macerata, Foggia e Lanusei.
Acqua di rubinetto
Migliora, in linea generale, la disponibilità delle famiglie nei confronti dell’acqua di rubinetto. Nel 2002 il 40% dichiarava di non fidarsi della cosiddetta acqua del sindaco, mentre nel 2016 questa percentuale è scivolata più in basso, fino al 29,9%. Restano ancora dubbiosi i cittadini del Sud. “Tale sfiducia è ancora molto elevata nelle regioni del Mezzogiorno – si legge nel report dell’Istat – e raggiunge il 63% in Sardegna, il 57% in Sicilia, il 46,5% in Calabria e il 35,1% in Molise; unica eccezione la Basilicata, dove è al 16,2%. Al Centro, la percentuale più alta si registra in Toscana (38,9%); risulta trascurabile, invece, nelle province autonome di Bolzano (2,7%), Trento (3,7%) e in Valle d’Aosta (7,4%)”.

Acque di balneazione
L’ultimo aspetto trattato nel report dell’Istituto di statistica riguarda la lunghezza di costa adibita alla balneazione sulla lunghezza totale della linea litoranea. In Sicilia questo dato si è andato assottigliando di pochissimo tra il 2013 e il 2015 (passato dal 59% al 58,9%), anche se in compenso è salita la quota della lunghezza delle acque di balneazione con qualità eccellente sul totale delle acque di balneazione marino costiere (dal 75,8% all’84,7%).

Nel 2017 (dati della Regione) sono stati 48 i km di costa chiusi per inquinamento, senza considerare gli altri vietati dalle infrastrutture portuali o dagli scarichi dei reflui a mare. Bisogna ricordare i mali della depurazione – per la Sicilia 3 procedure di infrazione e 2 allo stato di sentenza, per 51 agglomerati isolani fuorilegge si rischiano multe fino a 117 milioni di euro –, un settore che riesce a garantire poco più della metà del carico inquinante presente nelle acque reflue siciliane.

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