Non votare questo Pd correo di Crocetta - QdS

Non votare questo Pd correo di Crocetta

Carlo Alberto Tregua

Non votare questo Pd correo di Crocetta

martedì 04 Aprile 2017

Già creati danni irrecuperabili

Non abbiamo nulla di personale nei confronti di Rosario Crocetta, perché non vorremmo che la nostra critica costruttiva di questi ultimi anni fosse confusa con questioni che non attengono le istituzioni regionali.
Abbiamo più volte sottolineato il danno che la permanenza di questo presidente alla Regione ha creato, alla Sicilia e ai siciliani, danno non recuperabile neanche nella prossima legislatura, tanto è grave e profondo.
Di fatto la sua inazione ha cloroformizzato le attività economiche, ha impedito il germogliare di nuove iniziative, ha stroncato qualunque forma di innovazione e ha consentito il mantenimento, almeno sulla carta, dell’inutile Formazione, perché si occupa di materie non utili allo sviluppo.
Le cose che scriviamo da anni sono incontrovertibili: ne testimoniano il crollo del Pil, dell’occupazione, soprattutto quella giovanile, la cancellazione di migliaia di imprese dalle Camere di commercio, l’aumento dei poveri, stimati a oltre un milione, e soprattutto il dilagare di un pessimismo sul futuro in contrasto con l’ottimismo delle otto regioni del Nord, che progrediscono a tutto vapore.  

Abbiamo però evidenziato che la responsabilità politica non è tutta di Crocetta, perché averlo fatto rimanere in quella posizione dopo aver constatato l’inutilità della sua presidenza, è una precisa responsabilità del Partito democratico della Sicilia, molto diverso dal Pd nazionale.
La precisazione va fatta perché qui esso è ancora dominato da una vecchia classe di partitocrati, giovani e vecchi, che ragionano pensando alla Cosa pubblica come fosse cosa loro.
Vi è anche una correità, in questa responsabilità politica, da parte del sindacato della Funzione pubblica che continua a tutelare i propri associati indipendentemente dalle loro capacità, non distinguendo i meritevoli dai fannulloni.
Codesto sindacato non capisce che tutelando le mele marce danneggia i dirigenti e i dipendenti bravi e meritevoli contro i quali ormai si scaglia ogni giorno l’opinione pubblica.
I cittadini esigono il funzionamento dei servizi pubblici. Poiché non funzionano, lanciano anatemi contro i pubblici dipendenti.
 

Vi è un’altra correità politica più volte sottolineata e riguarda la Classe dirigente che continua a girare la testa dall’altra parte per non vedere i misfatti che stanno corrodendo il tessuto economico-sociale dell’Isola con una distruzione continua della quale non si vede la fine.
Attendere ancora sette-otto mesi per porre fine a questo pessimo andazzo fa ulteriormente peggiorare la situazione socio-economica, il cui recupero si renderà fortemente problematico per quella classe politica che vincerà le prossime elezioni di novembre, trovandosi per le mani il deserto su cui sarà difficile seminare per far germogliare la pianta della crescita.
Nonostante il quadro che precede, vi è ancora un insieme di politici della vecchia generazione che presume di ritornare a galla perché non si rende conto che con la carestia di risorse finanziarie non è più possibile andare avanti scambiando il voto con il bisogno. Ma i poveri non lo capiscono.

I siciliani sono consapevoli di questa situazione. La metà di essi non andrà a votare, come ha fatto il 28 ottobre 2012. L’altra metà, esasperata, verosimilmente voterà per il Movimento 5 Stelle, formato da persone che non hanno spartito nulla con tutti coloro che hanno bazzicato Palermo in questi ultimi dieci o venti anni.
Giancarlo Cancelleri si sente candidato alla presidenza della Regione. Non sappiamo se egli sarà designato dal leader massimo, in quanto, voci non confermate, fanno sapere che Grillo sta cercando una personalità di rilievo da porre in Sicilia come candidato alla presidenza.
Con l’attuale legge elettorale (L.r. 7/2005) il presidente eletto si trascina un numero di otto deputati del cosiddetto listino, cosicché gli sarà meno difficile raggiungere la nuova soglia di maggioranza che è di 36 e non più di 46 deputati, come nella morente legislatura.
Porremo ai candidati-presidenti le classiche questioni: aumento del Pil e dell’occupazione, Formazione europea, costruzione delle infrastrutture, riparazioni del territorio e soprattutto capacità di infondere ai siciliani fiducia nel futuro.

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