817 mld di crediti ma 43% perduti - QdS

817 mld di crediti ma 43% perduti

Carlo Alberto Tregua

817 mld di crediti ma 43% perduti

mercoledì 12 Aprile 2017

In Sicilia 52 mld non incassati

Quando l’ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, ha comuncato che lo Stato ha in giacenza 817 miliardi di crediti non incassati, pari a circa metà del Prodotto interno lordo di un anno, sembrava una boutade, anche se c’è poco da ridere.
Subito dopo, Ruffini ha fatto sapere che di essi, oltre il 43% deve essere considerato perduto. Tuttavia, se i restanti 465 miliardi si potessero incassare, di botto si taglierebbe di un quinto il debito pubblico, ammontante a gennaio 2016 a 2.250,4 miliardi.
Ci chiediamo come sia stato possibile accumulare questa enormità di crediti senza che i governi dell’ultimo mezzo secolo abbiano messo in moto processi efficienti per recuperarli.
Quando un’impresa privata entra in stato di decozione, quello che precede il fallimento, tutti gli amministratori vanno in uno stato di fibrillazione perché sanno che gli azionisti possono attivare l’azione di responsabilità nei loro confronti per la mala gestione.  

Ma non è stata una mala gestione quella di aver permesso l’accumulo di una così ingente quantità di crediti? Ovviamente mala gestione dei responsabili istituzionali e dei dirigenti burocratici che non hanno messo in funzione tutte le necessarie procedure per portare nelle casse dello Stato le imposte dei ruoli emessi dalle amministrazioni.
Ci si continua ad occupare della imponente evasione fiscale e previdenziale stimata in 180 miliardi; si calcola la ricchezza prodotta in nero, stimata da più parti in 60 miliardi, ma non ci si preoccupa adeguatamente della morosità, cioè a dire di tutte le imposte di ogni livello iscritte a ruolo e non ancora incassate.
Ma cosa hanno fatto i ministri dell’Economia e delle Finanze che governano Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia e altri organi preposti alla lotta all’evasione e alla morosità? E cosa hanno fatto gli assessori regionali e comunali per combattere evasione e morosità regionale e locale?
Le domande sono pertinenti, anche se mancano di adeguate risposte.  
 

Se vi fossero, dovrebbero essere di dura condanna dei responsabili politici e burocratici che in questi ultimi decenni non hanno posto in atto procedure tecniche adeguate al recupero della morosità.
Come si evince dai dati indicati da Equitalia, il danno che subisce la collettività per la morosità è maggiore di quello che subisce in conseguenza dell’evasione fiscale, perché di dimensione otto volte minore. Tuttavia, sindacati, imprese, politici ed altri soggetti, continuano a puntare il dito contro l’evasione ma nessuno, salvo questo giornale, ha evidenziato che il danno maggiore che subisce la collettività è quello della morosità.
Le imposte di ogni livello, a carico dei cittadini, quando vengono emessi i ruoli, sono diventati crediti, a meno che non vi siano state contestazioni che per la verità sono in numero molto rilevante. Ma quando non vi sono contestazioni, quei crediti vanno esatti e i contribuenti li devono pagare.  

Chi fallisce, chi non può pagare per motivi familiari, chi specula, chi ha perso il lavoro, chi si è cancellato dagli elenchi delle camere di commercio, dagli ordini professionali, o da altri albi ufficiali e chi sparisce dal consesso contribuisce a gettare al macero le cartelle esattoriali di cui era destinatario. Chi non può oggettivamente pagare e chi , invece, continua a fuggire e a nascondersi, pur di non fare il proprio dovere.
Quanto precede accade per la lunghezza stomachevole delle procedure burocratiche, per l’assenza di responsabilità dei dirigenti, cui non sono fissati obiettivi, per l’incapacità della macchina burocratica di fare il proprio dovere che, in questo caso, è quello di incassare i crediti pubblici. Ma nessun dirigente pubblico è stato mai condannato per inefficienza, cioè per l’incapacità di fare quanto necessario nel settore della riscossione.
Qui, in Sicilia, l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, ha denunciato 52 miliardi di crediti, aggiungendo che gli otto decimi sono irrecuperabili. Ma com’è che nessun presidente di Regione ha avviato azioni di responsabilità nei confronti dei precedenti componenti dei Cda e dei dirigenti? Incredibile ma vero. Tutti sordi, muti e ciechi!

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017