Bellezza salva la Sicilia se la Sicilia la salva - QdS

Bellezza salva la Sicilia se la Sicilia la salva

Carlo Alberto Tregua

Bellezza salva la Sicilia se la Sicilia la salva

martedì 16 Maggio 2017

Potenzialità inespresse

Il Giro d’Italia, con due tappe, Cefalù-Etna e Pedara-Messina, ha portato in tutta evidenza con le immagini televisive le bellezze della nostra Isola, seppur limitate al percorso tirrenico, a quello montagnoso e a quello finale ionico.
Il prossimo G7 sarà l’apoteosi di  Taormina che aumenterà il suo potere di attrazione nel mondo.
Due bellezze messe in offerta alla domanda turistica, congressuale, convegnistica e professionale, che dovrebbero attrarre milioni di turisti, che si contano con i pernottamenti e non con fantasiose percentuali sparate a caso da questo o da quello.
Le altre bellezze della Sicilia sono numerosissime: contiamo fra l’altro sette siti Unesco materiali e due siti Unesco immateriali. Citiamo anche la diffusa bellezza della Sicilia sotto il profilo archeologico, marino, montano; citiamo la sua storia millenaria, la cultura della Magna Grecia, i fasti di Federico II (1194-1250): è solo qualche appunto perché l’elenco non finirebbe mai.

Archimede (287 a.c.-212 a.c.), a Siracusa, formulò il principio che da lui deriva il nome, secondo il quale “ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido”. Ebbene, Siracusa è un’altra bellezza che sta via via crescendo in notorietà mondiale, anche per effetto delle rappresentazioni classiche che l’anno scorso hanno avuto oltre 110mila spettatori.
E poi, il Parco archeologico di Agrigento, Mozia, San Vito Lo Capo, la new entry del ragusano con Montalbano, i parchi delle Madonie e dei Nebrodi. Insomma, non si finirebbe più di occupare spazi per divulgare bellezze note a tutti.
Ma perché queste bellezze non vengono messe a reddito? La risposta è complessa ma si può semplificare come segue: perché i responsabili delle istituzioni regionali e locali, nonché le organizzazioni imprenditoriali e sindacali del settore turistico e gli stessi sindaci, non possiedono i saperi e le conoscenze necessarie per portare gli ospiti a visitare il nostro patrimonio.
Ad esempio, colpisce che il Comune di Taormina sia in pre-dissesto: una vergogna non solo per quei cittadini ma per tutti i siciliani.
 

In Sicilia non vi sono moderne infrastrutture ferroviarie, le autostrade che formano il triangolo fra Catania, Palermo e Messina sono percorsi di guerra, decine di migliaia di strade provinciali cadenti ed impraticabili. I sindaci hanno una scarsa propensione alle iniziative attrattive, spendono le risorse in dipendenti e acquisti, pochissimo ad organizzare eventi che sono il carburante dell’attività economica dell’ospitalità.
Alla Regione, l’attuale assessore al Turismo, Anthony Barbagallo, fa ogni sforzo per sostenere alcune manifestazioni, ma la sua azione è episodica e manca di un piano organico e strategico opportunamente finanziato e ciò per due cause: nel suo assessorato vi sono alcuni bravi esperti del settore ma tanti altri dipendenti e dirigenti che costituiscono una vera e propria zavorra.
La seconda causa è che nel bilancio della Regione sono destinate poche risorse alle attività dell’assessorato. Vi è una terza ragione e cioè la mancanza di coordinamento tra Turismo, trasporti e Territorio, come se gli assessorati fossero scollegati e non appartenessero invece alla stessa catena che dovrebbe avere progetti integrati.

Nonostante quanto precede, è la Bellezza che può salvare la Sicilia, ma ad una condizione: che la Sicilia salvi la Bellezza. Non sembri un gioco di parole, se ci pensate bene, ma è la rappresentazione di un circuito virtuoso che consentirebbe al popolo isolano di uscire da questa deficienza economica, risollevando gli oltre 700mila poveri, dando occupazione al 22% della popolazione che non ce l’ha, riconquistando una degna posizione nella graduatoria del Pil nazionale ed europeo.
Non possiamo accettare che la nostra Isola sia ancora agli ultimi posti nella graduatoria delle regioni europee, anche rispetto a realtà che non possiedono obiettivamente Bellezza, né che si trovano in posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Sembra inaudito che i responsabili regionali, che i politici dell’Ars e dei consigli comunali non guardino questo scenario meraviglioso e contemporaneamente desolante. Sono tutti ciechi, orbi, ma anche idioti perché non sfuggiranno alle loro responsabilità, additate dalle generazioni future che hanno rovinato!

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