Città siciliane: no auto no party - QdS

Città siciliane: no auto no party

Rosario Battiato

Città siciliane: no auto no party

mercoledì 17 Maggio 2017

Sette siciliani su dieci utilizzano il mezzo privato per andare a lavoro. Medie italiane ed europee lontane anni luce. Difficoltà nei collegamenti urbani e con gli aeroporti: serve investire di più

PALERMO – I siciliani preferiscono muoversi in autonomia, senza lasciarsi coinvolgere da sistemi di trasporto sostenibile. Non è una tendenza che riguarda soltanto le aree meno collegate con i grandi centri, dove in molti casi l’unica occasione per spostarsi è quella garantita dal mezzo privato, ma coinvolge anche i cittadini che vivono e lavorano all’interno delle aree metropolitane. Da Roma si studiano finanziamenti e operazioni mirate per potenziare le infrastrutture di trasporto sostenibile e in alcuni casi, come a Catania e Palermo, si sta procedendo in questa direzione, ma il divario da colmare col resto d’Italia e con le capitali europee resta ancora abbastanza evidente. Lo dicono anche gli indicatori sulla presenza di auto in rapporto agli abitanti: a Catania un valore doppio rispetto, per esempio, a Berlino.
Sette siciliani su dieci utilizzano l’auto per effettuare gli spostamenti casa-lavoro (un dato lievemente più alto della media nazionale che si ferma a 6,9) e con una tendenza pericolosamente in crescita. Non cambia molto la proiezione che riguarda i centri metropolitani. Nel riepilogo effettuato all’interno dell’ultimo Allegato Infrastrutture al Def 2017, che riporta dati Istat dell’ultimo censimento, Palermo, Messina e Catania hanno fatto registrare nel capitolo mezzo privato (auto) uno dei dati più elevati nell’ambito della ripartizione modale degli spostamenti casa-studio e casa-lavoro per le città metropolitane in ambito comunale. In altri termini ci sono 7 catanesi e 7 messinesi su 10 (e 6 palermitani su 10) che per muoversi e recarsi a lavoro utilizzano l’auto, contro una media delle altre città che arriva a poco più di 5 su 10.
I più sostenibili sono a Milano, dove il 38% dei cittadini utilizza il trasporto pubblico (su gomma o su ferro) e un altro 20% si muove tra piedi e bici. Bene anche Bologna, Torino, Genova, Venezia, Roma e Napoli che comunque mantengono un valore compreso tra 20 e 30% dedicato ai trasporti pubblici. Percentuali che si riflettono nell’indicatore relativo ai passeggeri trasportati dal Tpl (numero per abitante) nei comuni capoluogo di provincia, un numero che nell’Isola è passato da 55,5 del 2000 a 30,9 del 2014, il risultato peggiore nel periodo considerato e uno dei più bassi a livello nazionale. Andando più in dettaglio, le città più sostenibili sono Venezia (più di 2 persone su 10 vanno a lavoro a piedi o in bici), Firenze (2 persone su 10) e Bologna (quasi 2 su 10). Abitudini sostanzialmente sconosciute ai siciliani che hanno valori inferiori al 20% (peggio di tutti Messina col 13%).
Per il ministero delle Infrastrutture ci sono motivazioni reali alla base di questa disaffezione. “La dotazione infrastrutturale insufficiente – scrivono i tecnici del Mit nell’Allegato – si riflette in parte sulla soddisfazione degli utenti rispetto al trasporto collettivo”. È stato l’Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i Trasporti, ad analizzare il grado di soddisfazione dell’utenza e a certificare che coloro i quali utilizzano il trasporto pubblico sono mediamente più insoddisfatti degli altri (mezzo privato) e che al Centro e Sud Italia sono ancora più insoddisfatti rispetto agli utenti delle grandi città del Nord. Tra il 2014 e il 2015 c’è stata una contrazione della soddisfazione rispetto a tutte le modalità del trasporto rapido di massa.
Perplessità che sono vigorosamente confermate dai dati. A partire dalla comodità dell’utilizzo del mezzo pubblico, anche in rapporto alla fluidità di manovra del mezzo del traffico cittadino. In Sicilia la percentuale di corsie preferenziali in sede protetta è minima: soltanto Palermo (14,3%), Catania (30,8%) e Messina (100%) ce l’hanno e, ad eccezione del centro peloritano, sono tutti inferiori alla media nazionale (38,2%). Va un po’ meglio con le densità di fermate per autobus per kmq, con Palermo (14,19), Catania (17,64) e Messina (6,55) che superano la media nazionale (4,87), ma è soltanto un’illusione temporanea. Tutto si ricompone in una generale difficoltà, quando si prende come riferimento la disponibilità di autobus (veicoli per 100 mila abitanti) e nessuno dei comuni capoluogo riesce a sfiorare la media nazionale (79). Riescono a fare meglio di tutte le siciliane Catania (66,5) e Trapani (65), ma non basta.
A questo punto non ci si può certo stupire dei dati relativi alle autovetture ogni 100 abitanti. Tra le grandi città europee ci sono Roma (71), Milano (57) e Napoli (56) in vetta, mentre Stoccolma, Vienna, Londra, Berlino e Madrid si trovano al di sotto di quaranta. Malissimo le siciliane: Catania è una delle regine con 64 auto per 100 abitanti, ma anche Ragusa e Siracusa si piazzano oltre le sessanta.
Cosa fare? Per il governo l’impegno è chiaro: potenziare il trasporto rapido di massa nelle 14 città metropolitane, così da favorire una mobilità integrata che coinvolga da vicino gli scali aeroportuali. In Sicilia, anche in questo caso, è record negativo per l’indicatore che misura il “traffico passeggeri da e per aeroporti su mezzi pubblici collettivi” con nemmeno 1 passeggero su 10 che li utilizza (2,3 in Italia).
 

 
Tram e anello ferroviario, 50 mln di euro per Palermo
 
PALERMO – Il capoluogo isolano è pienamente lanciato nella corsa alla mobilità sostenibile, sostenendo, in altri termini, la filosofia del governo: aumentare il volume delle infrastrutture di trasporto per convincere i palermitani a non utilizzare l’auto, considerando che si tratta di una delle città più congestionate d’Europa. In questo solco si muovono, per esempio, il grande sviluppo del tram cittadino – a gennaio dello scorso anno, a un mese dall’avvio, circa 250 mila passeggeri, una tendenza poi confermata dai 2 milioni nei primi sei mesi – e anche le recenti notizie che arrivano da Roma. Alla fine di aprile, infatti, il Governo ha sbloccato circa 50 milioni di euro per due delle nuove linee del tram e per la chiusura dell’anello ferroviario con servizio metropolitano.
Inoltre, ad aprile la Giunta comunale ha approvato la delibera che definisce l’iter e le modalità di realizzazione del progetto relativo alle nuove linee che si muoveranno lungo tre nuovi assi: dalla stazione centrale a Zen e Mondello, verso Bonagia e lungo la costa. La palla è passata all’Area delle infrastrutture che sta predisponendo l’avvio della procedura internazionale che permetterà prima di definire il progetto nella sua interezza, comprensivo del percorso definitivo delle nuove linee, e poi di individuare il soggetto incaricato della materiale realizzazione dell’opera. Andando più in dettaglio, il bando, che prevede il ricorso allo strumento del concorso internazionale, prevederà due fasi specifiche: la prima di idee, che permetterà di selezionare un massimo di cinque concorrenti che saranno ammessi alla fase successiva di progettazione.
 


Catania punta sulla metro con risultati incoraggianti
 
CATANIA – La strategia del governo sembra chiara: aumentare l’offerta per avere più passeggeri interessati all’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibile. Una teoria che sembra avere una certa efficacia sul campo. A Catania, infatti, si continua a lavorare sulla metropolitana, dopo che l’apertura della nuova tratta Borgo-Nesima, avvenuta alla fine dello scorso marzo, ha contribuito in maniera determinate a far registrare un’impennata di viaggiatori che, nel primo quadrimestre dell’anno, ha toccato quota 700 mila, cioè più di tre volte quelli registrati lo scorso anno nello stesso periodo. Lo ha comunicato la stessa società Ferrovia Circumetnea-Metropolitana, specificando, nel dettaglio, che si è passati da 214 mila a 704 mila, un +230% che vale anche come “incoraggiamento per continuare a migliorare i servizi offerti”.
E su questa linea si intende proseguire anche perché, già in questi giorni, sono stati avviati i primi collegamenti via bus da Misterbianco con Nesima. La notizia è arrivata dalla pagina social dell’azienda di Catania, nella quale si specifica che, a partire dallo scorso lunedì, è stato “attivato, in via sperimentale, un servizio bus navetta che collegherà Lineri e Montepalma, frazioni del comune di Misterbianco, con la stazione di Nesima della Metropolitana di Catania”. Il servizio prevede 34 corse giornaliere, dalle 7 alle 19,30, con frequenza di 15 minuti, e per usufruire del servizio si potrà presentare il proprio abbonamento o comprare il biglietto giornaliero della metro al costo di 2 euro.

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