La Terza Camera. Conferenza Stato-Regioni - QdS

La Terza Camera. Conferenza Stato-Regioni

Carlo Alberto Tregua

La Terza Camera. Conferenza Stato-Regioni

venerdì 23 Giugno 2017

Caos istituzionale continuo

Quando sono state istituite le Regioni a statuto ordinario (L. 108/68) in esecuzione dell’art. 114 della Costituzione, nessuno pensava che esse sarebbero diventate centri di spesa e non enti che, avendo a cuore i loro territori ed essendo più vicini ai cittadini, avrebbero potuto svolgere meglio dello Stato l’attività di programmazione, sia strutturale che economica, la costruzione delle infrastrutture, volàno dell’economia, la preparazione di piani per gli investimenti privati, e via enumerando.
Le 15 regioni a statuto ordinario hanno seguito il cattivo esempio delle altre cinque a statuto speciale, nonché delle province Autonome di Trento e Bolzano: tutte hanno cominciato a succhiare il sangue dei contribuenti senza rendere loro opportuni ed adeguati servizi.
La conseguenza è stata l’ampliarsi a dismisura della spesa pubblica e del debito pubblico (arrivato ad aprile a 2.270 mld con un incremento rispetto ai dodici mesi precedenti di 40 mld).
Il danno che hanno causato al Paese le regioni così male amministrate è stato enorme, anche perché la cosiddetta legislazione concorrente fra esse e lo Stato ha messo nelle mani dei rappresentanti regionali il diritto di veto e un contenzioso enorme di cui fa le spese la Corte costituzionale, intasata di ricorsi da parte delle Regioni o da parte del Governo, entrambi conseguenti alla dubbia interpretazione delle competenze.
Con la legge n. 400/88 è stata istituita la Conferenza Stato-Regioni. Si tratta dell’ambiente nel quale le materie di competenza centrale e regionale debbono essere valutate ed approvate con apposita delibera della stessa. Cosicché a qualcuno è venuto in mente di denominarla “Terza Camera”.
Si capisce facilmente come questo ulteriore passaggio delle leggi e soprattutto dei decreti legislativi, per la loro attuazione, allunghi ulteriormente il processo normativo con la conseguenza che le decisioni parlamentari vengono rese attuabili dopo anni.
E’ recente la sentenza della Consulta (n.251 del 25/11/2016), con la quale sono stati dichiarati incostituzionali tre decreti attuativi della legge Madia (L. 124/2015) perché erano stati approvati col parere della Terza Camera e non con la regolare delibera.
 
Come si evince da quanto descritto, anziché perseguire l’obiettivo di semplificare il percorso legislativo e i procedimenti amministrativi, di razionalizzare le risorse umane rendendole più competenti ed efficienti, la lunghezza che deve percorrere una legge per diventare esecutiva è fuori da ogni contesto europeo.
La Riforma cosituzionale, approvata sei volte dalle Camere ma bocciata dal popolo ignorante il 4 dicembre 2016, interveniva decisamente, specificando quali fossero le materie di esclusiva competenza dello Stato e quali quelle di competenza delle regioni.
Ma, il popolo ottuso l’ha bocciata e il caos fra Stato e Regioni continua a rimanere, ingolfando ancora di più il contenzioso innanzi la Corte costituzionale, salvo i casi in cui la terza camera non riesca a trovare un accordo fra Stato e Regioni ed emettere la relativa delibera che sblocca l’iter legislativo.
In questo quadro, va tenuto presente il diverso colore politico delle Regioni, per cui quelle di sinistra fanno resistenza quando il governo è di destra e quelle di destra fanno resistenza contro il governo di sinistra.
C’è di più. Regioni di sinistra come la Puglia governata da Michele Emiliano, che è all’opposizione nel suo stesso partito, ha fatto continua resistenza rispetto agli indirizzi dei governi Renzi e Gentiloni sui casi Ilva e Tap (Gasdotto Trans-Adriatico proveniente dalla Siria).
Il nostro Paese non ha bisogno di caos istituzionale, ma di certezze e di rappresentanti istituzionali del governo, delle regioni e dei comuni che abbiano ottenuto dal popolo il potere di decidere e di attuare i propri programmi.
Per questo ci vuole un sistema elettorale maggioritario che assicuri la governabilità a livello centrale come accade per quello comunale (elezione dei sindaci).
E’ inutile girarci intorno. La legge lettorale seleziona chi deve governare e amministrare. Quando essa è cattiva, saranno cattivi anche governanti e amministratori. Ecco perché ci vuole buon senso e rispetto delle regole etiche per approvare leggi elettorali che a loro volta le rispettino.

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