Incendi, lacrime sugli ettari bruciati - QdS

Incendi, lacrime sugli ettari bruciati

Rosario Battiato

Incendi, lacrime sugli ettari bruciati

martedì 25 Luglio 2017

In Sicilia Piano antincendio parziale e in ritardo, mentre la riforma del settore è bloccata da mesi all’Ars. Sei operai forestali per ogni kmq di bosco, ma manca una strategia regionale

PALERMO – C’è quasi una marcatura a uomo – direbbe un patito della tattica calcistica – tra operai forestali (circa 23 mila unità) e superficie regionale, praticamente poco meno di uno per kmq. Un dato che cresce fino a sei unità per kmq se si applica esclusivamente alla superficie boscata. Numeri che non bastano a esaurire le dinamiche di un problema che nasce da una gestione del personale non sempre puntuale e raramente calibrata sui tempi di prevenzione e controllo – solo un migliaio degli operai forestali è a tempo indeterminato, gli altri lavorano da 78 a 151 giornate all’anno –, in quanto vincolata dall’approvazione di un bilancio regionale che, nei tempi, non sempre anticipa l’avvio della stagione degli incendi. Incroci pericolosi che hanno colpe diffuse e costi enormi per la collettività.
La strage dei boschi nasce da responsabilità precise che vanno ricercate a monte, cioè nella gestione della fase di prevenzione e spegnimento, oltre che, ovviamente, nella quasi certa dolosità della maggior parte degli eventi: “Gravissima recrudescenza di episodi dolosi – ha spiegato il ministro Galletti –, che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi che ancora oggi siamo chiamati a fronteggiare”. Per Legambiente ci sono da denunciare i “troppi e ingiustificati ritardi, a partire dalle Regioni”. La Sicilia, ad esempio, ha approvato in parte e in ritardo il suo piano Aib 2017 (antincendio boschivo), ha spiegato l’associazione ambientalista, mentre la convenzione con i Vigili del fuoco sarebbe arrivata in ritardo. All’inizio di luglio era stato proprio Crocetta a denunciare il buco nel sistema antincendio isolano: la flotta siciliana non esiste e negli anni passati era stato il Corpo forestale dello Stato (da gennaio assorbito nell’Arma dei carabinieri, come previsto dalla Riforma Madia) a fornire gli elicotteri sulla base di una convezione, un passaggio che quest’anno non sarebbe maturato nei tempi previsti e che risulta operativo soltanto dalla metà di luglio (ministero dell’Ambiente).
Ma c’è un altro aspetto che sembrerebbe condannare la gestione isolana: è l’annosa e complicata questione degli operai forestali. Un insieme variegato che ammonta a circa 23 mila unità, anche se non possono essere considerati lavoratori a tempo pieno e infatti si distribuiscono tra operai a tempo indeterminato (circa un migliaio) e quelli che lavorano per 151 giornate all’anno, 101 e 78. Complessivamente si tratterebbe di un uomo per kmq di superficie siciliana (25.711 kmq), un rapporto che cresce fino a quasi 6 per kmq se consideriamo soltanto la superficie boscata isolana che, stando alle ultime stime, ammonta a 3.810 kmq.
Cifre di massima, anche se, sulla base di una stima effettuata dall’assessore Cracolici lo scorso anno, questo blocco ammonterebbe, considerando le giornate piene, a 9 mila unità uomo all’anno, comunque un dato più elevato rispetto a tante altre regioni che hanno una superficie boscata decisamente superiore a quella isolana. Per la gestione dei boschi ci sono, inoltre, i 993 uomini del Corpo forestale della Regione siciliana, tra 163 commissari e funzionari, 804 ispettori e revisori forestali e 26 agenti assistenti e collaboratori forestali (requisitoria del Procuratore generale d’Appello per la Regione siciliana, Pino Zingale, del giugno 2017). È un evidente problema di gestione, non numerico, soprattutto se consideriamo che l’ex Corpo forestale dello Stato, prima di essere smembrato, ammontava complessivamente a 7.500 unità per tutta l’Italia (ad esclusione delle Regioni a Statuto Speciale).
Vincenzo Figuccia, deputato di Forza Italia all’Ars, nei giorni scorsi ha ripreso il tema della gestione delle risorse degli operai forestali: “Trovo scandaloso che il personale cosiddetto settantottista (una delle tre categorie, ndr) della forestale si trovi fermo a casa in un momento in cui la Sicilia ha un’emergenza roghi di vaste proporzioni”. Un paradosso che si svela nell’ultima parte della dichiarazione dell’esponente forzista: “Ma ciò che fa comprendere come il governo Crocetta utilizzi male le risorse umane è che i forestali settantottisti in ogni caso dovranno essere assunti per concludere il ciclo di giornate e che, questi, saranno assunti a novembre quando l’emergenza incendi non esisterà più”.
Anche Maurizio Grosso, segretario del Sindacato forestali uniti per la stabilizzazione (Sifus), primo firmatario di un esposto contro gli assessori regionali all’Ambiente e all’Agricoltura (enti di riferimento degli operai forestali), Maurizio Croce e Antonello Cracolici, ha ribadito che “il lavoro di scerbamento, pulizia dei boschi e prevenzione dei roghi è stato svolto in maniera parziale perché gli operai stagionali non sono stati chiamati per tutte le giornate inizialmente previste”.
Accuse specifiche che hanno trovato una risposta ferma da parte della politica isolana. Per l’assessore Cracolici sarebbe stato omesso che nessuna attività può partire senza l’approvazione del Bilancio (pubblicato sulla Gurs soltanto lo scorso 12 maggio), dopo il quale sono stati avviati tutti i lavoratori che svolgono 151 giornate e tutti quelli che fanno 101 giornate. Dal punto di vista assessoriale, inoltre, non ci sono da addebitare colpe precise ai lavoratori delle aree demaniali, in quanto la maggior parte dei roghi avrebbe avuto origine su terreni privati, incolti e cigli stradali.
Resta comunque di competenza regionale la mancata riorganizzazione del settore. In questo senso è netto il giudizio espresso dalla Corte dei Conti nella “Sintesi della Relazione sul rendiconto della Regione siciliana per l’esercizio 2016”, pubblicata alla fine di giugno, nella quale si precisa che “l’impatto dei costi riconducibili al perimetro pubblico allargato stenta, invece, ad alleggerirsi nel breve periodo, considerato l’ennesimo rinvio della riforma del settore forestale, da un lato, nonché, dall’altro, gli scarsi effetti derivanti dal processo di razionalizzazione, i cui esiti sono, in molti casi, rinviati al futuro”.
Problematiche che hanno costi ben precisi. Si calcola, sulla base di una media delle stime presentate in diversi studi accademici, che un ettaro percorso dal fuoco valga circa 6 mila euro complessivi, valutando i costi di ripristino e quelli diretti legati allo spegnimento.
 

 
In fumo 20 mila ettari in due mesi
 
PALERMO – Le vecchie abitudini sono dure a morire: nel 2016 la Sicilia è stata una delle regine del fuoco con 841 roghi (17% del totale nazionale). Stando ai dati del sistema informatico forestale (SIF), in gestione del Comando del corpo forestale regionale, ci sono stati quasi 25 mila ettari di superficie  percorsa dal fuoco tra boscata (poco più di 6 mila ettari), altra superficie forestale (3.500 ettari) e superficie vegetata non forestale (15 mila ettari).
Gli incendi delle ultime settimane hanno confermato questa tendenza. La settimana scorsa un dossier dei Verdi sugli incendi, in riferimento a questo primo scorcio di estate, ha fornito delle cifre disastrose: 18.613 ettari andati in fumo soltanto in Sicilia, con 930 richieste di aiuto complessive arrivate al Centro operativo unificato della Protezione civile da parte delle Regioni (da gennaio al 17 luglio).
Le richieste di concorso aereo della flotta dello Stato recapitate dalle Regioni al dipartimento della Protezione civile hanno raggiunto il picco massimo degli ultimi dieci anni e la Sicilia è stata in vetta con 213 chiamate.
Soltanto per avere un’idea dell’effettiva emergenza affrontata nelle ultime settimane e del peso rivestito dalla Sicilia, è sufficiente affrontare il bilancio di due giorni di crisi: tra il 14 e il 15 luglio scorso ci sono stati oltre 2 mila interventi in tutta Italia da parte dei vigili del fuoco, oltre 500 di questi, cioè un quarto del totale, soltanto nell’Isola. Numeri che sono stati ulteriormente ispessiti dal Viminale: nel giro di un mese, cioè tra il 15 giugno e il 14 luglio, ci sono stati in tutta Italia più di 22 mila interventi, a fronte dei circa 14 mila dello stesso periodo dello scorso anno.
 

 
Fuoco sulla Riserva dello Zingaro. Non si fermano i roghi nell’Isola
 
PALERMO – Non sembrano finire le giornate di fuoco per la Sicilia, con migliaia di ettari di vegetazione in cenere. A pagare il prezzo più alto negli ultimi giorni è stata la Riserva dello Zingaro, oasi incontaminata del trapanese gravemente danneggiata nel versante Sud. Ci sono voluti 24 ore di alacre lavoro dei vigili per avere la meglio sulle fiamme. Ma è tutta l’Isola che continua a bruciare, con centinaia di interventi da Catania a Palermo. La nostra regione è quella più colpita in assoluto: soltanto ieri, nel momento in cui chiudiamo questo giornale, si sono contate circa 400 operazioni degli uomini in divisa su oltre mille in tutta Italia. Gli episodi più gravi si sono verificati alle porte di Palermo, tra Carini e Partinico, dove le fiamme hanno lambito le abitazioni prossime alla Statale 113. A Carini il fuoco ha divorato alcuni ettari di vegetazione nella zona di Grotta di Bosco e via Gran Paradiso. Incendi anche sulle Madonie: a Castellana Sicula e Polizzi Generosa; a Termini Imerese e a Montelepre.
Intanto non si ferma l’attività delle forze dell’ordine. A Messina, domenica, i carabinieri hanno sorpreso un giovane di 28 anni mentre dava fuoco a delle sterpaglie lungo la strada Asi. Ieri, inoltre, sempre nel messinese, sono stati fermati una ragazzina di 14 anni e due coetanei di 13 e 15 anni in quanto sospettati di essere i responsabili dell’incendio che sabato pomeriggio ha bruciato le colline dell’area di Fondo Fucile.
“Tre incendi in venti giorni, un rogo ogni dieci. Tra sabato e domenica l’ennesima profonda ferita causata dalle fiamme che hanno gravemente danneggiato la riserva naturale dello Zingaro, nostro inestimabile patrimonio naturale, purtroppo non colpito per la prima volta. Tanta amarezza, paesaggio spettrale e pericoloso”. Sono le parole del sindaco di Castellammare del Golfo (Tp), Nicolò Coppola.  “C’è un disegno criminale – accusa il primo cittadino – che questa volta ha avuto come obiettivo una tra le nostre più grandi ricchezze, cioè la riserva dello Zingaro”.
“È incredibile che dopo tutto quello che è successo nelle ultime settimane non ci sia stato un presidio h24 dello Zingaro – ha detto Franco Busalacchi, candidato alla presidenza della Regione siciliana – Ed è altrettanto grave che non siano stai avviati al lavoro gli operai forestali in tempo utile per effettuare le opere di prevenzione antincendio nell’Isola”.
Contro la Regione ha puntato l’indice pure Saverio Romano, capogruppo di Scelta Civica-Ala alla Camera dei deputati, che ha presentato un’interrogazione: “L’emergenza incendi ha assunto nelle ultime settimane cifre record, a fronte di una evidente disorganizzazione delle azioni di contrasto, soprattutto per responsabilità del governo regionale siciliano”. “Con la mia interrogazione – ha continuato Romano – chiedo al governo di varare misure urgenti e indifferibili, finalizzate a rivedere le attuali strategie di programmazione per fronteggiare il fenomeno degli incendi boschivi, introducendo misure normative ad hoc volte a potenziare il sistema organizzativo e prevedendo, nella prossima legge di bilancio per il 2018, interventi volti al rifinanziamento della legge quadro 353/2000 per le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi”.
Intanto, la federazione regionale dei Verdi in Sicilia sta promuovendo una raccolta di firme per chiedere al Parlamento di introdurre nella legislazione il reato di tentativo di strage per i responsabili di incendio doloso.

A.L.

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