Case all'asta, fenomeno in calo ma la Sicilia è in controtendenza - QdS

Case all’asta, fenomeno in calo ma la Sicilia è in controtendenza

Oriana Gionfriddo

Case all’asta, fenomeno in calo ma la Sicilia è in controtendenza

sabato 29 Luglio 2017

Rapporto del Centro studi Sogeea in Senato: nell’Isola si registra un aumento del 16,87% contro il -31% in Italia

PALERMO – È un dato in controtendenza quello siciliano rispetto al resto d’Italia, dove il numero delle case all’asta scende. Un’inversione di tendenza, nello Stivale, di dimensioni inattese che interrompe la crescita registrata nelle due precedenti rilevazioni: +5% nel luglio 2016, +10% a inizio 2017.
Il numero delle case all’asta in Italia è diminuito del 31% in sei mesi: le procedure in corso sono infatti 22.969, a fronte delle 33.304 rilevate lo scorso gennaio. Nell’Isola il fenomeno è invece in leggera crescita, segno di una scarsa salute economica. Se per il resto d’Italia si parla di piccola ripresa economica, con piccoli segni evidenti, in Sicilia questo non accade.
Le due regioni italiane messe peggio, sotto questo punto, di vista sono la Sicilia e il Lazio: la prima registra un incremento per numero di case all’asta pari a 16,87%, la seconda si ferma a 11,22%.
Maglia nera in assoluto per la Lombardia con un 19,32%.
L’Isola quindi nella classifica si posiziona terza per incremento percentuale.
Lo rivela il Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato in Senato nell’ambito di un convegno a cui hanno preso parte Domenico Bilotta (consigliere delegato di Investire SGR), Gianni Guerrieri (direttore centrale Osservatorio mercato immobiliare e servizi estimativi dell’Agenzia delle entrate), Valentina Rubertelli (delegata al Settore aste del Consiglio nazionale del notariato) e Luca Scappini (delegato alla Formazione del Consiglio nazionale degli ingegneri).
è Catania la provincia con un maggiore numero di case all’asta, esattamente con 1.111 e una variazione percentuale di 4,84%: la più alta dell’Isola.
Al secondo posto Palermo con una percentuale di 4,68% e un numero di case pari a 1.076. Terzo posto per Trapani con 468 case e una variazione di +2,04%.
A scendere le altre con variazioni percentuali molto simili: Ragusa (1,18%), Siracusa (1,21%), Agrigento (1,18%). Le uniche tre province a scendere sotto l’1% risultano Enna e Messina, entrambe con uno 0,7%, mentre Caltanissetta registra uno 0,98%.
In totale il numero di case all’asta presenti in Sicilia sono 3.875. Poco meno di un quinto degli immobili oggetto dello studio, pari a 4.438 unità, è localizzato in Lombardia, che mantiene come sempre il primato in Italia e che è una delle tre regioni con una percentuale a due cifre in rapporto al totale nazionale.
Con un numero di 2.578 anche il Lazio risulta in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Sforano il tetto del migliaio di abitazioni all’asta anche la Campania (2.190), il Piemonte (2.052), la Toscana (1.422) e la Puglia (1.325). A livello di province, invece, spiccano le 1.464 abitazioni in vendita forzata di Roma, che precede Bergamo (1.336), Catania (1.111), Palermo (1.076) e Brescia (1.000).
“Il quadro è meno preoccupante rispetto a quello di sei mesi fa – ha spiegato nel suo intervento Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro Studi –, anche se il numero delle persone che vive il dramma di una casa posta in vendita forzata rimane consistente.
Sulla drastica diminuzione del dato possono avere inciso almeno un paio di fattori: da una parte il recepimento delle agevolazioni fiscali per le compravendite di questo tipo, che hanno fatto in modo che le operazioni con esito positivo siano evidentemente aumentate in numero assoluto e si siano svolte con maggiore rapidità; dall’altra il consolidamento della tendenza da parte degli istituti di credito ad attenuare l’irruenza nei confronti di chi si trova in una situazione di sofferenza finanziaria. Questo è dovuto a considerazioni di tipo strettamente contabile, visto che in media il valore delle abitazioni è nettamente calato rispetto all’anno di concessione del mutuo e, di conseguenza, un’asta non consentirebbe comunque al creditore di rientrare dei capitali erogati”.

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