Crollo dei quotidiani ma in Francia reggono - QdS

Crollo dei quotidiani ma in Francia reggono

Carlo Alberto Tregua

Crollo dei quotidiani ma in Francia reggono

sabato 19 Agosto 2017

Colmare il gap con il Belpaese

Nei soliti cinque giorni che io trascorro a Parigi, dall’11 al 15 agosto di ogni anno, nello stesso albergo e nella stessa stanza da oltre venti anni, cerco di capire perché quella nazione funzioni. Al di là della grandeur, ospita milioni di immigrati che ha integrato e il suo Pil cresce più di quello italiano.
Fa impressione il dato riguardante i turisti che nell’anno corrente si stima supereranno gli 84 milioni. Facendo il raffronto con quelli italiani, stimati in 54 milioni, noi stessi che abbiamo una lunga esperienza, restiamo sorpresi.
Ci chiediamo come sia possibile che la Francia (che poi è Parigi) con pochi siti archeologici e meno musei e luoghi d’arte dell’Italia, abbia una così forte capacità di attrazione.
Parigi, fino al 360, si chiamava Lutetia, un nome latino che derivava da quello indicato quando i Romani conquistarono quel territorio ove abitavano i Galli.

Lo sviluppo delle infrastrutture, soprattutto delle linee ferrate ad alta velocità (Tgv), è stato possibile perché quel territorio è piatto. Ma anche porti ed aeroporti si sono sviluppati in maniera notevole.
In Francia, la Pubblica amministrazione funziona bene perché quasi tutti i dirigenti escono dall’Ena (école national d’administration), da cui sono usciti anche tanti presidenti della Repubblica.
Dirigenti e dipendenti pubblici francesi hanno il senso dell’interesse generale e lavorano, da Nord a Sud, in favore dei cittadini, che servono.
Ovviamente, anche nel Paese transalpino vi sono le mele marce, vi è la corruzione, ma tutto rientra in un ambito quasi fisiologico.
A Parigi ogni anno vanno 70 milioni di turisti (Eurostat) contro i circa 40 milioni di Roma. Ma Roma è stata fondata nel 753 a.c. quando Parigi ancora non esisteva.
È giusto che la modernizzazione capovolga le classifiche perché ogni èra ha le sue gioie e le sue pene. Sono le persone che la vivono che assegnano un significato positivo o negativo. Questa èra italiana è fra le più mediocri del dopoguerra.

 
In Francia, un quotidiano, per esempio Le Figaro o Le Monde, si compra a 2,40 euro. Entrambi hanno una forma snella, come quella del QdS, ma editano fra 18 e 24 pagine, compreso l’inserto economico. Nulla a che vedere con i nostri quotidiani come il Corriere della Sera e Repubblica che, pur vendendo la copia a soli 1,50 euro, editano almeno il doppio delle pagine ed hanno supplementi corposi di oltre cinquanta pagine.
Girando per gli arrondissements vi sono librerie ad ogni angolo della strada a prezzi bassissimi, anche un euro.
Nelle metropolitane, moltissimi viaggiatori aprono libri e non smartphone che invece sono utilizzati dai giovani, francesi e non.
In uno dei quotidiani che leggevo in questi giorni, ho avuto conferma dell’immenso sviluppo all’estero della Cina, una nazione gestita molto bene proprio perché non c’è Democrazia. La Cina è una nazione destinata a superare per Pil gli Stati Uniti, entro il 2030.

Si badi, questo non è un inno ai regimi totalitari, come quello cinese, in buona compagnia con il Vietnam, Cuba e Nord Corea. Ma mentre quest’ultimo Paese è gestito da un folle, il Vietnam è in prodigioso sviluppo e Cuba, un Paese povero, viene gestito in maniera normale nonostante il pesantissimo blocco economico degli Stati Uniti.
Per quello che scriviamo, qualcuno ci dirà che siamo comunisti ma la nostra attività quarantennale testimonia che abbiamo sempre criticato aspramente qualunque ideologia, mentre ci siamo sempre attenuti ai fatti nudi e crudi.
Tornando a Pechino e al suo interesse per l’Africa, sorprende come faccia investimenti in Paesi fortemente sottosviluppati, per esempio la strada ferrata fra Addis Abeba e Djibouti, a prima vista senza un ritorno economico. Lo scopo vero di questi investimenti, che sembrano a perdere, è la conquista dei territori e il trasferimento sugli stessi della mentalità e dei modi di fare cinesi concreti.
Per sapere quanto precede, occorre assumere informazioni, che fanno la differenza. Una differenza che dobbiamo colmare spingendo i cittadini a usare la testa, non la pancia.

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