Scambiare i dipendenti pubblici e privati - QdS

Scambiare i dipendenti pubblici e privati

Carlo Alberto Tregua

Scambiare i dipendenti pubblici e privati

mercoledì 23 Agosto 2017

Occorre stroncare i privilegi

Nel mondo del lavoro italiano vi è un marcato squilibrio sul piano del metodo e del funzionamento fra il settore pubblico e quello privato. Nel primo sono assenti i valori etici di merito e responsabilità, con la conseguenza che non vengono fissati obiettivi, nessuno cerca di raggiungerli e, peggio, non vi è alcun soggetto che va a confrontare gli obiettivi con i risultati, determinando premi o sanzioni  per chi li raggiunga o meno.
Mancando il metodo, i risultati non si conseguono e la barca pubblica fa acqua da tutte le parti.
La causa di questo scenario, che non è apocalittico ma reale, è che manca nel rapporto contrattuale fra datore e prestatore di lavoro pubblico, proprio il primo. è vero che il datore di lavoro è l’ente pubblico, ma è anche vero che la commistione delle figure, per cui il dirigente è anche dipendente, impedisce l’esercizio del conflitto di interessi che è alla base del buon funzionamento di qualunque struttura. Conflitto d’interessi che non significa conflitto tra persone. 

Nel settore privato il datore di lavoro c’è, e il conflitto di interessi anche: ecco perché la produttività è elevata ed è misurata continuamente con i risultati ragguagliati agli obiettivi.
Gli stessi contratti nazionali stabiliscono forme di premi per chi lavora meglio, oltre che per chi lavora di più, e lo Stato ha anche stabilito forme di agevolazione fiscale detassando tali premi.
Tutto ciò va nella direzione di stimolare dipendenti e dirigenti a fare meglio e a fare di più, con performances sempre migliori e con una sorta di innovazione che migliori sempre le performances.
Insomma, una gara verso il positivo, che automaticamente espelle dal sistema il negativo.
Orbene, cittadini sono i dirigenti e dipendenti privati, cittadini sono i dirigenti e dipendenti pubblici. Perché non vi è una gara a chi lavora meglio e a chi produce di più, fra il comparto pubblico e il comparto privato? La mancanza di competizione, di fatto, crea privilegi per tutti i 4,2 milioni di dirigenti e dipendenti pubblici e delle partecipate pubbliche, perché non seguono le stesse regole del settore privato.
 

È inconcepibile che un dirigente pubblico vada in ferie e si dimentichi di pagare gli stipendi. È inaccettabile che un funzionario pubblico vada in ferie e non paghi i debiti ai creditori che a loro volta non possono pagare i propri dipendenti, con la motivazione che il funzionario doveva andare in ferie.
Laddove manca l’osservanza delle regole etiche, cioè nel settore pubblico, ogni arbitrio è consentito, con la conseguenza che la macchina già scassata si scassa sempre di più.
Non è alle viste una soluzione a questo scenario che andiamo ripetendo da decenni su queste colonne, per la semplice ragione che la classe politico-istituzionale preposta a far funzionare le strutture a essa affidate dai cittadini è formata da persone incompetetenti, che non hanno mai fatto scuola di politica, né scuola di gestione delle istituzioni.
Essendo essi stessi incompetenti, non hanno la capacità di capire le incompetenze di dirigenti e dipendenti pubblici.

C’è un rimedio a tutto questo? Ovviamente c’è. Si tratta di attuare dei protocolli fra settore pubblico e privati che prevedano lo scambio di dirigenti e dipendenti per un certo periodo di tempo, per esempio sei mesi o un anno. Quando i dipendenti e dirigenti pubblici arrivassero nel settore privato, sarebbero un po’ scombussolati dall’inversione delle regole di funzionamento, ma poi, volenti o nolenti, dovrebbero entrare in quel meccanismo funzionante.
Il rischio è nella posizione inversa, quando dirigenti e dipendenti privati dovessero andare nel settore pubblico, seppure per un periodo transitorio. Saprebbero portare il loro bagaglio professionale per invertire il funzionamento negativo del settore pubblico? Ovvero, secondo la teoria economica di Gresham (la moneta cattiva scaccia quella buona), sarebbero influenzati negativamente, dimenticando il know how di provenienza e cominciando a malfunzionare per l’assenza di regole sostanziali nel settore pubblico?
Ovviamente, la questione può considerarsi un caso di scuola, che mai si verificherà. Perciò, perdonatemi per queste riflessioni agostane, ma non conseguenti al sole che picchia.

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