Agricoltura: morìa d'imprese under 35 - QdS

Agricoltura: morìa d’imprese under 35

Michele Giuliano

Agricoltura: morìa d’imprese under 35

giovedì 24 Agosto 2017

Sicilia terreno infertile per i giovani: nel 2016 hanno chiuso due aziende al giorno (-12% rispetto al 2015). Il 58% ha vita breve. Tra le cause: burocrazia asfissiante e spesa lenta dei fondi Ue

Purtroppo le imprese agricole siciliane gestite dai giovani non sembrano avere vita lunga. Ogni giorno, lo dicono i dati dell’Agia (l’associazione Giovani Imprenditori Agricoli), in Sicilia chiudono due imprese agricole gestite da under 35. Soltanto nel 2015 l’Isola ne ha perse 700, su un totale di 1.200 chiusure. E l’Agia offre anche la sua chiave di lettura.
Se da un lato, dicono, la politica continua a riservare ai giovani una corsia preferenziale per accedere ai contributi, dall’altro, purtroppo, c’è poco sostegno alla loro sopravvivenza. Un vantaggio, quindi, che si trasforma in svantaggio. Un potenziale grande, di idee, tradizioni e qualità, che resta inespresso. E la Sicilia è la regione in cui questo tipo di imprese muoiono di più, dopo Sardegna e Basilicata.
A confermare questo pericolosissimo trend della moria delle imprese under 35 in agricoltura vi è anche Unioncamere che mette in risalto una situazione alquanto pericolosa. Perchè infatti la Sicilia, al di là delle problematiche congiunturali della crisi economica, che si sente ovunque, ha evidentemente una sua situazione che aggrava le difficoltà operative di tali aziende giovani. Infatti è la regione in cui questo tipo di imprese muoiono di più, dopo Sardegna e Basilicata. In Sicilia nel I trimestre del 2016, ultimi dati aggiornati dal sistema camerale e rielaborati in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, la contrazione di imprese agricole rispetto allo stesso periodo dell’anno prima è stata ben di 821 unità. Quindi in appena 3 mesi si è andati al ritmo di ben 9 chiusure al giorno, un vero disastro. In percentuale il 12 per cento, superiore di quasi 4 punti alla media nazionale (8,3 per cento). Questo è sicuramente il sintomo di qualcosa che non va a livello  regionale. I confronti poi con le regioni del Nord, dove spesso l’imprenditoria anche giovanile eccelle, sono assolutamente impietosi: addirittura nelle Marche le under 35 nei campi sono aumentate dell’1,3%, altrove ci sono contrazioni ma che comunque possono essere considerate “fisiologiche” considerato il non buonissimo stato di salute dell’economia italiana. Ad esempio Veneto e Molise sono al di sotto dell’1 per cento; Friuli Venezia Giulia, Umbria, Trentino ed Emilia Romagna hanno perso tutte insieme appena 188 imprese, meno di un quinto di tutta la Sicilia.
 
Sicuramente, quindi, anche l’agricoltura contribuisce in Sicilia all’elevato livello di disoccupazione giovanile che da queste parti raggiunge il 51,3%, contro un dato nazionale di 35,3%. In questo ambito, la distinzione per genere evidenzia un tasso di disoccupazione femminile quasi doppio rispetto alla media nazionale, componente che fa registrare il dato più elevato anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione di lungo periodo. Ad ulteriore conferma dell’invecchiamento del sistema imprenditoriale agricolo siciliano c’è anche la ricerca della Fondazione Metes, promosso dalla Flai Cgil. Qui si evidenzia che c’è addirittura una sostanziale crescita dell’occupazione in agricoltura, 6,5% nel secondo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma anche un invecchiamento della base occupazionale, con un’alta percentuale di lavoratori over 65.

Secondo le stime inoltre il lavoro nero si attesta intorno al 30%
. Partendo da questi presupposti l’Agia ha deciso di aiutare i propri consociati: per questo ha creato una nuova realtà interprovinciale, nata tra Palermo e Trapani, per accompagnare i giovani che si avvicinano al mondo dell’agricoltura, aiutandoli a costruire aziende solide, durature e con chiari sbocchi di mercato. Il nuovo ramo sarà presieduto da Gianfranco Maltese, eletto al termine della tavola rotonda “Giovani in agricoltura–Le opportunità per il futuro”, che si è tenuto recentemente ad Alcamo, in provincia di Trapani. L’associazione, nata in seno alla Confederazione italiana agricoltori Sicilia Occidentale, è già al lavoro per selezionare tutte le opportunità rivolte ai giovani previste dal Psr, il Piano di sviluppo rurale.
 

 
Dalla Cia appello ai giovani: “Dovete puntare più in alto”
 
PALERMO – 5-6 mila domande ne saranno finanziate 1.600 circa, in tanti quindi resteranno fuori. E l’esperienza ci insegna che dopo 5 anni buona parte di queste naufragano per tante cause”.
Parola del presidente della Cia Sicilia occidentale, Antonino Cossentino, che dà la sua chiave di lettura a questo disastro delle imprese giovanili in Sicilia. “A tutti i giovani agricoltori – aggiunge – diciamo di puntare più in alto, di scommettere sulle proprie idee accedendo ai bandi che prevedono maggiori finanziamenti. Ci sono anche tanti settori su cui puntare, come quelli extra agricoli per la trasformazione dei prodotti.
L’agricoltura siciliana ha sicuramente bisogno di un ricambio generazionale che è doppiamente strategico: l’innesto di giovani serve alla sopravvivenza del settore e può contribuire all’innovazione e allo sviluppo”.
Una prospettiva di sviluppo che è ottimista e guarda al futuro mantenendo i piedi per terra, senza chiudere gli occhi davanti alle tante difficoltà da fronteggiare nel lavoro quotidiano e su un mercato ormai internazionale. Fondamentale, quindi, sapersi muovere con lungimiranza e avendo occhio lungo, senza riposare sugli allori, ma cercando ogni giorno di fare un passo avanti.
“Sono soddisfatto ed onorato dell’incarico ricevuto – ha commentato il neopresidente dell’Agia Palermo-Trapani, Gianfranco Maltese – sarò un coordinatore e per prima cosa chiamerò tutti i soci per capire quali sono le problematiche, cosa si vuole fare con il proprio territorio e con il proprio settore agricolo. Mi farò portavoce di tutte le loro richieste. Ho intenzione di coinvolgere il più possibile il territorio: i componenti del direttivo sono per la maggior parte appartenenti ai grandi centri, ma voglio raggiungere nella maniera più capillare possibile anche i centri minori, proponendo una bacheca che avrà il compito di raccogliere qualsiasi spunto utile”.
 

 
Il “Pacchetto giovani” per rilanciare l’agricoltura
 
PALERMO – La Regione prova a far voltare pagina alle imprese giovanili. E ci prova in un modo semplice, utilizzando le risorse dell’Unione europea. ma sicuramente, considerati i risultati di oggi, lo si deve fare in maniera intelligente e oculata tralasciando quelle strategie che si sono rivelate di puro assistenzialismo. Dice di saperlo bene l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici che parla proprio di un governo siciliano che sui giovani sta puntando con i fondi 2014-2020: “È una grande scommessa – sostiene – quella che la Regione oggi lancia ai giovani. Siamo soddisfatti per il lavoro già realizzato e che ha permesso fino ad oggi di mettere a bando in meno di un anno oltre un miliardo dei 2,2 complessivi del Psr”. In particolare il riferimento è al ‘pacchetto giovani’ del Piano di sviluppo rurale dell’assessorato all’Agricoltura, un insieme di bandi per un fondo che vale complessivamente 235 milioni di euro e che è rivolto a mille giovani under 40. Il ‘pacchetto giovani’ comprende quattro sottomisure: 6.1 (40 milioni per l’insediamento dei giovani in agricoltura che riceveranno un premio forfettario a fondo perduto di 40mila euro ad insediamento); 4.1 (160 milioni per il sostegno agli investimenti e all’ammodernamento delle aziende agricole); 6.4. (25 milioni per finanziare attività extra agricole come agriturismi e fattorie didattiche) e 8.1 (10 milioni di euro per gli investimenti sulla forestazione).
Le domande potranno essere presentate sino al prossimo 18 ottobre. “L’immissione dei giovani – ha aggiunto Cracolici – non significa soltanto scommettere sulle nuove generazioni ma sulle nuove competenze di agricoltori, aperti alle nuove tecnologie e alle strategie di marketing che avvieranno le proprie attività non solo per produrre, ma per vendere ciò che producono”.

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