Fascicolo del fabbricato, un'urgente utopia - QdS

Fascicolo del fabbricato, un’urgente utopia

Carlo Alberto Tregua

Fascicolo del fabbricato, un’urgente utopia

giovedì 24 Agosto 2017

In Italia i terremoti non insegnano

Oggi è l’anniversario del sisma che ha colpito quattro regioni dell’Italia centrale: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Un evento che ha provocato perdite di vite umane e danni agli immobili che non rispettano regole antisismiche e di antica costruzione (antecedente il 1967, quando furono approvate le prime norme in materia). Senza dimenticare i danni all’economia, perché sono state interrotte di botto le attività in agricoltura, commercio, industria e servizi.
Lo Stato ha risposto prontamente al disastro? Sì e no. Sì, per quanto concerne gli interventi di urgenza e di soccorso alla popolazione; no, per quanto riguarda l’attività di monitoraggio degli immobili danneggiati, e anche degli altri, e meno che mai l’inizio dello sgombero delle macerie e della ricostruzione.
Sorprende, soprattutto, il fatto che le cosiddette casette non siano state consegnate prontamente, nonostante in Italia vi sia almeno una decina di industrie che le producono e che se avessero ricevuto tempestivamente gli ordini avrebbero potuto, altrettanto tempestivamente, consegnarle.

Nella materia c’è una questione di fondo e riguarda la mancata attivazione, da parte dello Stato, di un sistema di incentivazione, connesso a obblighi, per la messa in sicurezza degli immobili, a cominciare da quelli che insistono sui territori a più alto rischio sismico.
Se in questi settant’anni dal dopoguerra i Governi si fossero preoccupati di varare un piano del genere, oggi l’Italia sarebbe nelle condizioni di sicurezza in cui si trova il Giappone, ricostruito dalla guerra in avanti, dove gli immobili resistono indenni fino al settimo grado della scala Richter.
In Giappone il territorio è più vasto di quello italiano (circa 380 km2 rispetto ai poco più di 300 mila dell’Italia), con maggiori difficoltà perché quel Paese è formato da 6.852 isole.
Essendo lontani dal modello appena descritto, in Italia, ogni volta che c’è un sisma grave, da quello del Belìce agli altri del Friuli, dell’Irpinia fino ai più recenti di Abruzzo, Emilia e da ultimo quello di Ischia, si spende molto di più per ricostruire che non se si fosse finanziata un’attività preventiva.

 
Per mettere in sicurezza milioni di immobili occorrerebbe che ogni fabbricato avesse il suo fascicolo, cioè la rappresentazione fotografica e radiografica del suo stato e la capacità di resistere, eventualmente, a terremoti fino al settimo grado della Scala Richter.
Per la verità esiste un Ddl (n. 3.032 del novembre 2011) presentato al Senato da Poli Bortone, ma esso è rimasto insabbiato per sei anni. Nei nostri giorni, il senatore Corradino Mineo, nostro conterraneo, ha presentato un ulteriore Ddl (il 2.826) sulla materia, in data 10 maggio 2017, ma anche questo, almeno fino a oggi, è rimasto lettera morta.
Vi è poi il Decreto del Mit (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) del 28 febbraio 2017, mediante il quale sono stabilite le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, nonché le modalità per l’attestazione, da parte dei professionisti abilitati, dell’efficacia degli interventi effettuati. L’attestazione è necessaria per l’ottenimento dei benefici fiscali di cui al Dl 63/2013.

Nella rassegna delle leggi in materia, citiamo la L. 232/2016 con cui è stata prorogata fino al 31 dicembre 2021 la detrazione per gli interventi di ristrutturazione ai fini del miglioramento o dell’adeguamento antisismico e per la messa in sicurezza degli edifici.
L’agevolazione si applica su immobili adibiti ad abitazione e ad attività produttive, con un massimo del 50% dell’ammontare complessivo delle spese non superiori a 96 mila euro per unità immobiliari. La detrazione fiscale aumenta fino all’85% quando gli interventi vengono realizzati in edifici condominiali.
L’agevolazione vale per gli edifici ubicati nelle zone sismiche ad alta pericolosità (1, 2 e 3). Il credito d’imposta può essere utilizzato nei cinque  anni successivi alle spese sostenute. I beneficiari che non avessero capienza nel loro reddito possono cedere il corrispondente credito d’imposta ai fornitori che hanno eseguito i lavori o ad altri soggetti privati con la facoltà di successiva cessione del credito.
Per ultimo, sorprende come le Amministrazioni pubbliche non abbiano attuato le opere di prevenzione antisismica negli immobili da loro utilizzati in proprietà o in affitto.

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