Industria 4.0, siciliani impreparati - QdS

Industria 4.0, siciliani impreparati

Roberto Pelos

Industria 4.0, siciliani impreparati

venerdì 08 Settembre 2017

Excelsior-Unioncamere: le imprese cercano tra luglio e settembre 41.660 profili, ma la maggior parte sono introvabili. Formazione professionale inutile: senza informatici, ingegneri, operatori hi-tech specializzati

ROMA – La difficoltà delle aziende a trovare personale qualificato è al centro dell’indagine del sistema informativo Excelsior e realizzata da Unioncamere e Infocamere, in accordo con l’Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal).
In riferimento alla Sicilia, i dati riguardanti le entrate nelle aziende, nel trimestre agosto-ottobre 2017, denotano come, in particolare, la formazione professionale sia inadeguata rispetto ad altre regioni italiane, nel formare personale qualificato ed utile alle imprese. Insomma, il lavoro c’è, sono le competenze spesso a mancare.
In valori assoluti nella nostra terra sono previsti, nel periodo preso in esame, 41.660 lavoratori in entrata (il 27% nell’industria, il 73% nel settore dei servizi); si tratta di “briciole” se pensiamo che ad esempio in Lombardia troveranno impiego 182.740 persone. Per carità, il paragone con le più evolute regioni del Nord può sembrare sempre un po’ azzardato ma rimane comunque un campanello d’allarme da non sottovalutare.
Ma la cosa più grave è che, secondo l’indagine, il 20,9% dei profili ricercati è di difficile reperimento.
Tornando alla formazione professionale alla quale poc’anzi abbiamo fatto cenno, possiamo notare un distacco piuttosto consistente tra la Sicilia, in cui si registra un 26,9% di lavoratori in entrata con qualifica di formazione o diploma professionale e regioni come Liguria e Trentino Alto Adige, nelle quali le percentuali si attestano rispettivamente al 41,5% e al 40,4% e un ritardo, seppur di lieve entità, si registra rispetto ad altre realtà anche del Meridione d’Italia o in confronto a regioni più piccole della Sicilia (un gap evidente è quello con la Valle d’Aosta dove si raggiunge il 38,1%).
 
Passando al mondo degli Atenei, emerge come la Sicilia (dove la percentuale si attesta al 10,5%) sia indietro, ancora una volta, soprattutto rispetto alle regioni del settentrione e in particolar modo, neanche a dirlo, rispetto alla Lombardia (17,6%). La nostra regione non è tra quelle che, in termini relativi, puntano maggiormente sui laureati, più richiesti invece in Lombardia (17,6% delle entrate programmate  contro una media nazionale del 12,3%), seguita dal Piemonte (14,6%) e a ruota dal Lazio (14,5%). Le figure con qualifiche professionali fanno registrare un più alto numero di assunzioni nelle imprese liguri (41,5% contro la media del 22,4%), quelle del Trentino Alto Adige (40,4%) e della Valle d’Aosta (38,1%).
A livello nazionale, i maggiori problemi per le imprese, si registrano nel trovare laureati in facoltà d’indirizzo linguistico (69,9% la difficoltà di reperimento): si tratta di un dato curioso, come dice il rapporto, se consideriamo la grande importanza che assume la conoscenza delle lingue per rafforzare la propria presenza all’estero. Tuttavia non ha esito migliore la ricerca di laureati in Ingegneria elettronica e dell’Informazione (58,7%), in Ingegneria industriale (50,2%); complicata anche la ricerca di matematici e fisici (40,9%).
 
Sono faticose due ricerche su cinque di professionisti qualificati in produzione industriale e artigianale e in informatica e telecomunicazione. Difficili da reperire anche i professionisti in costruzioni, ambiente e territorio (34,0%), in meccanica (29,6%), e quelli in elettronica ed elettrotecnica (30,6%).
Tra coloro che hanno seguito un percorso professionale, le aziende cercano ma non trovano, qualificati specializzati in impianti termoidraulici ad indirizzo elettrico e meccanico. Per quanto riguarda i titoli di studio richiesti dalle imprese secondo la difficoltà di reperimento e l’esperienza richiesta, la difficoltà di reperimento di chi proviene dagli Atenei si attesta al 20,6%, dovuta per il 9,1% al ridotto numero di candidati, per il 9,5% all’inadeguatezza.
La difficoltà di reperimento di chi proviene dalle scuole di livello secondario e post secondario raggiunge il 19,3% (la quota del ridotto numero di candidati si attesta all’8,3% mentre l’inadeguatezza raggiunge il 9,4%). La difficoltà di reperimento  di personale con qualifica di formazione o diploma professionale raggiunge il 21,3% (per il 9,1%: a causa del ridotto numero di candidati, stessa percentuale per l’inadeguatezza).
 

 
Formazione scollegata dal mercato del lavoro
 
Sull’argomento è intervenuto Rosario Amarù, vice presidente Sicindustria.
Vi risulta che le imprese a voi associate abbiano difficoltà a reperire personale qualificato?
“Purtroppo sì. In un momento in cui le imprese stanno facendo un grande sforzo per essere competitive e rispondere alle esigenze di produzioni sempre più avanzate dal punto di vista tecnologico, la formazione dei nostri lavoratori è troppo spesso ancorata a standard obsoleti. Un dato su tutti: in un mercato del lavoro con una disoccupazione giovanile che, in alcune zone d’Italia, sfiora il 50% mancano informatici, formatori, ingegneri, operatori tecnici specializzati nelle nuove tecnologie. E le imprese faticano a selezionare il personale. Un paradosso evidente per superare il quale occorre creare un collegamento stabile tra mondo della formazione e mondo dell’impresa, utilizzando strumenti già a disposizione, come ad esempio l’apprendistato, che potrebbero dare grandi vantaggi sia alle nuove generazioni sia alle imprese”.
Secondo le vostre analisi quali sono i settori in cui si registra maggiore carenza di personale qualificato?
“I settori propri dell’Industria 4.0, ossia quelli della quarta rivoluzione industriale che sta cambiando radicalmente il modo di produrre integrando le nuove tecnologie per aumentare la produttività e la qualità degli impianti. E la cosa che più allarma è che il sistema formativo fa registrare un enorme ritardo nell’adeguamento tecnologico dei laboratori”.
L’Assessorato alla Formazione vi ha mai interpellato prima di progettare i corsi di Formazione?
“La formazione professionale in Sicilia per troppo tempo è stata gestita senza alcun collegamento con il mondo delle imprese, con il risultato di formare lavoratori non adeguati alle esigenze del tessuto produttivo”.
 

 
In Sicilia e nel Meridione più lavori con licenza media
 
La nostra regione è tra quelle in cui, nel periodo preso in esame, si registrano maggiori entrate provenienti dall’istruzione di livello secondario e post-secondario. In Sicilia, infatti, si registra il 10,5%, una percentuale ancora una volta inferiore, comunque, a quella della Lombardia, che ancora una volta “la fa da padrona” e dove si raggiunge la quota più alta (17,6%) e rispetto ad altre realtà del Centro-Nord come il Piemonte (14,6%), il Lazio (14,5%), l’Emilia-Romagna (12,3%), il Friuli Venezia Giulia (12,0%), il Veneto (10,9%); una percentuale superiore a quella siciliana, seppur di poco, si registra in Campania (10,6%).
Ad andar peggio della nostra terra, tante realtà del Meridione, ma anche qualche regione del Nord come la Valle d’Aosta (10,4%), il Trentino Alto Adige (9,6%), la Liguria (8,3%).
Per quanto riguarda le entrate nelle imprese di coloro i quali sono in possesso soltanto di un diploma di licenza media, la Sicilia raggiunge una quota pressoché in equilibrio con la media nazionale: nella nostra regione si registra infatti il 25,9%; a primeggiare, in questo caso, non sono le più evolute regioni del Settentrione come Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, dove anzi si raggiungono quote piuttosto basse (19,5% in Lombardia e Piemonte, 21,9% in Veneto, 21,2% in Emilia, 20,5% in Liguria, 20,3% in Friuli) ultimo in assoluto è il Trentino Alto Adige (18,8%); la regione dove si registra la quota più alta è l’Abruzzo col 28,0%, seguito dal Molise con il 27,9%. Si può dunque affermare che, per quel che attiene a coloro che non sono andati oltre la licenza media per la nostra terra, così come per altre realtà del Sud, il numero di entrate nelle imprese supera quello delle regioni Settentrionali, secondo le previsioni del rapporto Unioncamere-Anpal.

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