I dirigenti pubblici non risolvono ma rinviano - QdS

I dirigenti pubblici non risolvono ma rinviano

Carlo Alberto Tregua

I dirigenti pubblici non risolvono ma rinviano

venerdì 15 Settembre 2017

Col Domicilio digitale il re è nudo

La Pubblica amministrazione nazionale, regionale e locale è la cancrena del Paese. Al suo interno vi è una gran parte di dirigenti e dipendenti bacchettoni, mentre, d’altra parte, ve n’è tanta di dirigenti e dipendenti bravi e professionali che reggono il sistema Paese.
E invece ci sarebbe bisogno che tutto il Corpo di dirigenti e dipendenti pubblici (3,5 milioni secondo l’ultimo censimento l’Istat, 2017) funzionasse a regime con criteri di efficienza in base a procedure organizzative snelle, rapide, che abbiano l’obiettivo di produrre servizi a favore di cittadini e imprese.
La remunerazione (stipendi, indennità, premi ed altro) dovrebbe essere commisurata ai risultati e a nient’altro.
Manca proprio la cultura dei risultati nella Pubblica amministrazione italiana. Cosicché non importa in quale tempo si arrivi a rispondere, positivamente o negativamente, alle istanze di cittadini e imprese.

Nel settore privato vi sono due fattori che consentono una produttività almeno normale: la cultura della soluzione dei problemi e la partecipazione di tutti coloro che operano per conseguire un certo risultato.
Nel settore privato non vi sono, di norma, sanzioni perché tutti coloro che vi lavorano (operai, dipendenti, quadri e dirigenti) sono consapevoli del progetto cui partecipano e, salvo qualche sporadica testa calda, tutti contribuiscono al buon funzionamento dell’azienda.
Se c’è un modello che funziona, perché la Pubblica amministrazione non si adatta a questo modello organizzativo e produce a sua volta indispensabili risultati, senza dei quali l’economia è ostruita? La risposta è nei fatti: manca il datore di lavoro.
Infatti, il datore di lavoro pubblico non è una controparte perché impersonato dagli stessi dirigenti che dovrebbero contrattare e soprattutto controllare i risultati.
Quando c’è un problema che i dirigenti pubblici dovrebbero risolvere preferiscono rinviarlo. Quando c’è una sentenza che dovrebbe essere emessa rapidamente per diminuire l’esasperante lentezza dei processi, se il presidente sta per andare in pensione preferisce rinviare tutto al proprio successore.
 

I modelli organizzativi di un’azienda pubblica non sono diversi da quelli di un’azienda privata. Grandi società internazionali come McKinsey, Andersen Advisor, Accenture sono in condizione di fornire know how a sufficienza. Non sono i mezzi che mancano, bensì la volontà di far funzionare bene la macchina pubblica  e produrre adeguati servizi, efficaci e soddisfacenti.
Dalle nostre quarantennali inchieste risulta evidente che all’interno di tutte le Pubbliche amministrazioni non vi è uno straccio di Piano aziendale, formato dalle sue quattro classiche parti: programmazione, organizzazione, esecuzione e controllo.
A peggiorare la situazione vi sono le cosiddette piante organiche, che dovrebbero misurare il fabbisogno di personale, completamente avulse dal Piano aziendale citato anche perché esso non esiste.
Udiamo la solita osservazione degli ignoranti che affermano: l’azienda pubblica non è un’impresa; vero, perché la prima non deve perseguire utili, ma sul piano organizzativo azienda pubblica e impresa funzionano con le stesse regole.

Se c’è un problema, c’è una soluzione. Oppure il problema non esiste. La morte non è un problema perché non ha soluzioni. è la capacità del dirigente di trovare la soluzione migliore al problema che si presenta. Ovviamente leggi e procedure vanno rispettate, ma se hanno il vizio di essere volutamente complicate è difficile essere efficienti.
Per questo, la semplificazione delle procedure è una delle urgenze strutturali ed essenziali del Paese.
Il Domicilio digitale è la novità di questi giorni, frutto di un D.lgs. approvato preliminarmente dal Cdm. Finalmente ogni cittadino avrà il suo Domicilio digitale, mentre professionisti ed imprese hanno già obbligatoriamente la Pec (Posta elettronica certificata).
Mancava l’ultimo tassello, e cioè che le Pubbliche amministrazioni, una volta approvato definitivamente il Domicilio digitale, non potranno utilizzare le raccomandate ma lo stesso Domicilio digitale.
Fine della cuccagna per i mangiacarte.

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