Se 4,2 mln di dipendenti non bastano alla Pa - QdS

Se 4,2 mln di dipendenti non bastano alla Pa

Carlo Alberto Tregua

Se 4,2 mln di dipendenti non bastano alla Pa

sabato 23 Settembre 2017

La meritocrazia non esiste

Il Governo se n’è uscito con un’altra argomentazione elettorale: l’assunzione dei giovani nella Pa dalla quale sono attesi 500 mila pensionamenti da qui al 2021.
La Pubblica amministrazione italiana, regionale e locale, è fra le più grasse in Europa, ma quel che è peggio è una delle più inefficienti perché il tasso di produttività di dipendenti e dirigenti è secondo solo alla Grecia, superato anche dai Paesi dell’Ex Unione Sovietica e  del’Est europeo.
Si tratta chiaramente di un proclama elettorale per dare la carota a quei cittadini che hanno come massima aspirazione quella di entrare in un posto pubblico, sapendo che lì è indifferente il fatto di lavorare o meno, tanto lo stipendio si percepisce in ogni caso.
Non solo, ma è ormai diffusa convinzione che dal posto pubblico si esca solo con la pensione o, malauguratamente, con i piedi in avanti.
Su questo proclama, i giornaloni non hanno speso spazio, anzi qualcuno, il Sole24Ore, l’ha inserito nelle “vie della ripresa”.

Ma come può, il primo giornale economico italiano, connettere l’assunzione di dipendenti pubblici di cui non vi è alcun bisogno, con la ripresa?
Quei giornalisti, essendo classificati come economici, dovrebbero sapere che la spesa corrente di uno ha una leva di uno, cioè mette in moto una unità economica; mentre la spesa per investimenti ha una leva di cinque, cioè mette in moto cinque unità economiche.
Dal che, si deduce che un governo, una giunta regionale o comunale, dovrebbero fare dimagrire le uscite per spesa cattiva e stornare la cifra risparmiata indirizzandola verso gli  investimenti.
Ma poi, come si può pensare di assumere personale senza che gli enti abbiano un Piano aziendale che stabilisca con precisione il fabbisogno per qualifica?
Le vecchie piante organiche sono obsolete e fuori dalla realtà. Se Governo e giunte locali dovessero pensare di assumere in base ad esse, continuerebbero lo sperpero del denaro pubblico che ancora è abbondante.
E tutto questo gli italiani non se lo possono permettere. Ecco perché dovrebbero sanzionare questa demagogica iniziativa, seppure solo verbale.

 
Vi sono alcune leggi sulla mobilità interna obbligatoria nella Pubblica amministrazione, fra cui la 114 del 2014. Cosicché, nell’ambito di 40 km, dipendente o dirigente pubblico, non può rifiutarsi di essere trasferito ad altra amministrazione o in altra località.
Ma questa legge non è stata (e non è) applicata per cui ancora vi sono dipartimenti e strutture con personale sovrabbondante e spesso non adatto alle esigenze, mentre altri dipartimenti o strutture con carenza di risorse umane.
Tutto questo è divenuto insopportabile perché continua ad esserci un abisso fra gli stipendi e le indennità pagati dalla fiscalità generale e i servizi prodotti e prestati a cittadini e imprese.
Questo è un tema su cui ritorniamo spesso. Vi siamo costretti perché non vediamo le indispensabili riforme che sarebbero necessarie per ribaltare questa inefficienza generalizzata. La carenza di riforme è uno dei mali più gravi di questo Paese.

Molti si chiedono come sia possibile che ad ogni concorso pubblico di qualunque livello partecipino migliaia o decine di migliaia di aspiranti. Le risposte sono nei fatti.
La prima è stata scritta all’inizio di questo pezzo, la seconda è che nel settore privato, pur essendoci offerte innumerevoli, molti di questi aspiranti al posto pubblico non potrebbero accedervi per carenza di competenze. Nel settore privato o si è capaci o si è cacciati.
E ritorniamo alla questione del merito, assente totalmente nella Pubblica amministrazione, pur essendovi al suo interno innumerevoli dirigenti e dipendenti bravi e professionali, che meriterebbero di guadagnare molto di più dei loro colleghi incapaci e  fannulloni.
Ma questa distinzione non viene fatta, con la conseguenza che bravi e incapaci vengono trattati allo stesso modo: una vergogna tutta italiana.
Sarebbe opportuno che il Governo prendesse una posizione precisa secondo la quale nessuna assunzione pubblica venga consentita in assenza di rigorosi Piani aziendali, anche in base a fabbisogni e costi standard.

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