Le quattro istituzioni rispondano ai cittadini - QdS

Le quattro istituzioni rispondano ai cittadini

Carlo Alberto Tregua

Le quattro istituzioni rispondano ai cittadini

venerdì 29 Settembre 2017

La tripartizione di Montesquieu

La Costituzione italiana prevede due poteri: quello legislativo e quello esecutivo (artt. 70 e 114). La stessa Costituzione prevede un ordinamento, quello giudiziario (art. 102), e infine una quarta istituzione (art. 21), l’informazione.
Le quattro istituzioni sono le gambe del medesimo tavolo, cioè il popolo italiano. Le gambe, sono a servizio del ripiano. Fuori di metafora, legislativo, esecutivo, giudiziario e informativo sono le quattro gambe del popolo italiano.
Com’è, allora, che il tavolo traballa? Evidentemente le gambe non rispettano la loro funzione, che è quella di reggere e servire il popolo, soprattutto quello bisognoso. Ricordo  che Montesquieu (1689 – 1755) ne L’esprit des loix teorizzò la tripartizione dei poteri dello Stato. 

Il potere legislativo è quello più delicato, perché approva le norme, cioè le regole cui debbono attenersi tutti i cittadini. Affinché le norme siano leggibili, esse dovrebbero essere semplici e di altrettanta facile comprensione. Ma così non è perché i dirigenti pubblici, che preparano i testi, deputati e senatori, consiglieri comunali e locali fanno a gara per approvare documenti astrusi, con termini incomprensibili e continui richiami ad altre leggi. Con la conseguenza che esse risultano comprensibili solo per gli addetti ai lavori, non per i cittadini normali.
Ricordiamo che in Italia viene stimato un numero incredibile di leggi (150 mila) contro le 3 mila del Regno Unito, le 7 mila della Germania e le 7 mila della Francia.
Ricordiamo anche che, incredibile a dirsi, le leggi italiane sono a sei livelli: costituzionali, ordinarie, decreti legislativi, decreti del Presidente del Consiglio, decreti ministeriali e interministeriali e circolari obbligatorie per la Pubblica amministrazione.
Raccapezzarsi in questo ginepraio di norme è veramente difficile; compito altrettanto arduo è quello dei magistrati, i quali fanno fatica ad applicare le leggi, come i loro colleghi britannici, tedeschi e francesi.
Leggi di difficile lettura e interpretazione vanificano la certezza del diritto, che è un cardine della democrazia. Quest’ultima, senza certezza del diritto, diventa claudicante.
 

La seconda istituzione è il potere esecutivo, il quale ha il compito di programmare il futuro del Paese, realizzare il suo programma e, non meno importante, gestire nel modo più efficiente ed efficace i servizi pubblici che servono soprattutto ai cittadini meno abbienti.
Il potere esecutivo, anch’esso su tre livelli (centrale, regionale e locale), non sempre osserva i già citati precetti, anzi affronta le emergenze giorno per giorno e non le anticipa, con la conseguenza che quando il futuro arriva, trova il popolo italiano impreparato. Un vero disastro.
Il potere esecutivo è l’espressione del popolo, che, mediante le elezioni, nomina i propri rappresentanti alle Camere, da cui discende il Governo.

La terza istituzione è l’ordinamento giudiziario, che secondo la Costituzione è indipendente in quanto soggetto solo alla legge.
L’ordinamento giudiziario, che non è un potere, ha il compito di dirimere le questioni fra i cittadini e fra cittadini e istituzioni pubbliche, dovrebbe emettere sentenze in tempi certi e con equità: quella che si chiama giustizia giusta.
Ma quando le sentenze definitive arrivano dopo 10-15 anni, magari assolvendo cittadini incriminati, questa non è giustizia giusta.
L’Unione europea ha stabilito che il processo debba concludersi in un triennio, il che non accade quasi mai per una serie di ragioni che elenchiamo: inutile complicazione e farraginosità delle leggi con il loro sterminato numero; carenza di magistrati sotto organico di oltre mille unità; carenza di personale amministrativo per alcune migliaia di persone; procedure lunghissime e inutilmente tortuose.
La quarta istituzione è l’informazione, che deve essere completa e obiettiva. Accade invece che molti giornalisti non osservino il Testo unico dei doveri del 27/2/2016, obbligatorio moralmente per tutti. Molti giornalisti, anziché dare la notizia controllata almeno da due fonti, amano la spettacolarizzazione per acquisire notorietà.
Però il giornalista non deve essere egoista, ricordando di essere a servizio dei cittadini e non a quello proprio o di altri.

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