Totò Riina: il "capo dei capi" torna per sempre a Corleone - QdS

Totò Riina: il “capo dei capi” torna per sempre a Corleone

redazione

Totò Riina: il “capo dei capi” torna per sempre a Corleone

mercoledì 22 Novembre 2017

 Il pm Di Matteo: "L'anima stragista di Cosa nostra non è morta con il boss", pericolo di un "attacco frontale alle istituzioni". Il magistrato sottolinea: "Bisogna cercare metodi più efficaci contro la corruzione"

CORLEONE (PA) – La moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella, insieme ai figli Salvuccio e Concetta, hanno lasciato stamattina il cimitero di Corleone al termine della tumulazione della salma del capomafia. Circondati da poliziotti e carabinieri, si sono allontanati velocemente su una Fiat Punto senza dire una parola ai giornalisti presenti.
 
L’ultima scena nella storia del “capo dei capi”
 
Questa è l’ultima scena nella lunghissima storia di Totò Riina, il “capo dei capi” di Cosa nostra, morto a Parma venerdi, nel reparto ospedaliero in cui si trovava detenuto. Il feretro con la salma di Riina è giunto stamattina presto al Porto di Palermo ed è stato subito trasportato al cimitero di Corleone. Condotto verso la piccola cappella, non distante dalla tomba di famiglia, è stato tumulato dopo la benedizione di fra Giuseppe Gentile, parroco della chiesa di Maria Santissima delle Grazie.
 
Il pm Di Matteo: “L’anima stragista di Cosa nostra non è morta con il boss”
 
"L’anima stragista di Cosa nostra non è morta con Riina. C’è ancora chi crede che l’attacco frontale alle istituzioni possa essere più utile all’Organizzazione e che possa portare un vantaggio". Così Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, a Radio anch’io – Rai Radio 1. "Da più indagini risulta che fino a pochi anni fa esistevano dei progetti per eliminare dei magistrati – aggiunge -. Nella storia del periodo stragista si sono annidati rapporti e ricatti. E’ possibile che qualcuno, sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni mafiose, sia ancora a conoscenza di segreti che riguardano le motivazioni più profonde e i mandanti delle stragi. Fino a quando ci sarà anche solo un mafioso in possesso di questi segreti, sarà in grado di ricattare lo Stato o le istituzioni e quindi fino ad allora saremo ancora in pericolo. La forza della mafia non è solo militare ma è anche la forza di poter ricattare”.
 
Come si può combattere Cosa nostra
 
“Per combattere con efficacia Cosa nostra – sottolinea Di Matteo – di sicuro ci sono delle cose da non fare: da un lato non si deve incorrere nell’errore di far apparire che lo Stato stia sottovalutandola; e poi non modificare la normativa sul 41 bis, sull’ergastolo ostativo, sul sequestro dei beni, sulle intercettazioni telefoniche. Cercare dei rimedi legislativi per quei rapporti tra Mafia con imprenditori, politica e istituzioni. E cercare dei rimedi più efficaci contro la corruzione".
 
 

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