Dov’è la crisi? Solo nel Mezzogiorno - QdS

Dov’è la crisi? Solo nel Mezzogiorno

Carlo Alberto Tregua

Dov’è la crisi? Solo nel Mezzogiorno

martedì 05 Gennaio 2010

Acquisti a go-go, ma non in Sicilia

Più volte abbiamo denunciato l’enfatizzazione di una crisi vera, ma in dimensioni molto minori di quanto certi poteri forti e certa stampa contigua hanno strombazzato ai quattro venti, più per spaventare i cittadini che per fare informazione obiettiva e completa.
Abbiamo assistito a un boom di acquisti, sia natalizi che da quando sono cominciati gli sconti, il due di gennaio. Chilometri e chilometri di file, negozi pieni, commercianti soddisfatti, spesa per consumi in aumento rispetto al 2008.
Solfa diversa si è verificata in Sicilia, ove vi è un reddito pro-capite dimezzato rispetto a quello della Lombardia, ma in compenso ove vi è un assistenzialismo integrato a un clientelismo parapolitico che tiene tutto il sistema economico regionale in stand-by. Il divario si è manifestato anche questa volta, e continuerà ad aumentare, se il Governo di Lombardo non metterà mano con urgenza alle riforme strutturali.

La Sicilia è stata sempre in crisi dal dopoguerra, per tre cause più volte denunciate da questo giornale: la prima riguarda il comportamento provinciale della classe politica, che non ha pensato a un progetto di alto profilo per lo sviluppo del sistema economico siciliano, basato su concorrenza, trasparenza e merito. La seconda, è la subordinazione del ceto economico e professionale ai colonizzatori del Nord. La terza, riguarda il livello di generale deresponsabilizzazione del ceto dirigenziale pubblico che solo in pochi casi ha fatto valere competenza e indipendenza dai propri padroni politici, anche se la lr 10/2000 ha sganciato completamente l’attività amministrativa da quella del Governo.
La crisi perenne della Sicilia non potrà cessare se non si volta pagina. Certo, non è un bell’esempio avere proceduto alla stabilizzazione di 2 mila dipendenti della Regione e alla proroga di 3 mila contratti a tempo determinato, anche se soltanto per 3 mesi. Stabilizzazione e prorogatio, in limine mortis del defunto anno 2009, cioè avvenute con decreti del 31 dicembre.

 
Abbiamo più volte sottolineato che la Regione, qualora lo ritenga, può fare assistenza e può erogare ammortizzatori sociali, ma non deve camuffarli da servizi pubblici. Chiediamo agli assessori al ramo e ai dirigenti al ramo sulla base di quale Piano industriale, dipartimento per dipartimento, abbiano determinato che occorrono questi 5 mila dipendenti.
Sol che facciamo un paragone con la Regione Lombarda, che ne ha 3.251, notiamo che la Sicilia (21.104 fra dipendenti a tempo indeterminato e a tempo determinato) ne ha ben 17.853 in più. Non sapremo poi, fra tre mesi, come la Regione potrà rinnovare ancora questi contratti, atteso che la legge Brunetta vieta tassativamente l’ingresso nella Pa per via diversa dai concorsi pubblici, i quali, a loro volta, non possono essere banditi se non c’è un Piano industriale che indichi il fabbisogno (qualità e quantità) di figure professionali.

La riforma della burocrazia è fondamentale per l’attuazione di tutte le altre riforme, naturalmente una burocrazia totalmente informatizzata e messa in rete in modo da colloquiare con imprese, cittadini ed Enti locali esclusivamente per via telematica.
Ma già dai primi vagiti di quest’anno, si profila un disastro perché tre quarti degli uffici regionali, centrali e periferici ancora chiedono carta, carta e carta. Addirittura vi sono dipendenti che non sanno come dal primo gennaio sia entrata in vigore, obbligatoriamente, l’uso della Pec (Posta elettronica certificata) e l’invio delle fatture di forniture di beni e servizi esclusivamente per via telematica e si permettono, come comuni cialtroni, di pressare utenti e fornitori affinché inviino lettere, fatture e raccomandate con la carta. Un’autentica vergogna che i neo 26 dirigenti generali devono stroncare immediatamente.
La situazione è peggiore nel sistema degli enti locali (390 Comuni e 9 Province) ove direttori generali e segretari generali non hanno provveduto, nel 2009, ad attivare i sistemi informatici e i loro siti internet per fare scorrere i servizi da e verso i richiedenti.
Bisogna cambiare subito registro per mettersi a funzionare come la Regione Lombardia. La squadra dei dg regionali e di quelli sanitari è di buon livello, ma la responsabilità, non solo penale, è individuale. Le scuse e le parole stanno a zero.

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