Morto per embolia non diagnosticata, chiesta condanna per quattro medici - QdS

Morto per embolia non diagnosticata, chiesta condanna per quattro medici

redazione

Morto per embolia non diagnosticata, chiesta condanna per quattro medici

lunedì 11 Dicembre 2017

Un giovane 28enne, istruttore di palestra, si presentò al Pronto Soccorso dell'Ingrassia di Palermo ma i medici esclusero problemi cardiaci

PALERMO – La Procura di Palermo ha chiesto la condanna a due anni di carcere ciascuno, per omicidio colposo, per quattro medici dell’ospedale Ingrassia di Palermo: Rosanna Giaramidaro, Rosalba Tantillo, Florinda Bascone e Sebastiano Scalzo. Sono accusati di aver provocato la morte di Emilio Reforgiato, un istruttore di palestra di 28 anni, deceduto in seguito a un’embolia polmonare che non gli sarebbe stata diagnosticata per un errore medico. La vicenda e’ del 2009 e il reato si prescrivera’ a febbraio prossimo, ma in caso di condanna degli imputati dovrebbero rimanere valide le eventuali disposizioni relative al risarcimento danni.
 
I familiari del ragazzo, madre, padre e fratello, si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Giovanni Di Benedetto, Roberto e Dario D’Agostino che hanno chiesto una provvisionale di 100mila euro per ciascun assistito.
 
Il ragazzo morì per un’embolia il 23 novembre del 2009, cinque giorni dopo essere andato al pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia per un forte dolore al torace e alla spalla. I medici, dopo una degenza di un giorno, lo mandarono a casa con una diagnosi di sindrome influenzale escludendo problemi cardiaci. Un mese prima, Reforgiato si era fratturato il piede sinistro, circostanza che aveva riferito al pronto soccorso, ma che i medici non trascrissero neppure in cartella. La tesi dell’accusa è che l’immobilizzazione seguita al gesso messo per la frattura creò un’embolia, manifestatasi a distanza di un mese, che si sarebbe potuta contrastare con una semplice iniezione di eparina. Ma i sanitari non presero neppure in considerazione l’ipotesi.

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