Creval, razionalizzazione in vista e chiusura di 88 filiali - QdS

Creval, razionalizzazione in vista e chiusura di 88 filiali

Valerio Barghini

Creval, razionalizzazione in vista e chiusura di 88 filiali

martedì 19 Dicembre 2017

Oggi l’assemblea straordinaria dei soci del Credito Valtellinese: all’odg l’aumento del capitale da 700 mln. Del mese scorso il crollo del titolo della Banca in Piazza Affari, sceso del 70%

MILANO – L’appuntamento è fissato a Sondrio per oggi, quando si riunirà l’Assemblea straordinaria dei soci del Credito Valtellinese, convocati dal presidente Miro Fiordi. Di punti all’ordine del giorno non ce ne saranno molti. Anzi, in realtà ce n’è uno solo: quell’aumento di capitale da 700 milioni di euro (pari a circa due volte e mezzo la capitalizzazione di Borsa) che ha scosso l’andamento del titolo della banca in piazza Affari, facendolo andare giù con percentuali a due cifre e portandolo a ripetute sospensioni per eccesso di ribasso.
 
Un crollo alimentato dai timori per l’annunciata nuova stretta della Bce alle regole europee per gestire le sofferenze bancarie e che ha fatto parlare Mauro Selvetti di “giornate caotiche e difficili”. Selvetti, da maggio dello scorso anno direttore generale della banca, è uno che il Valtellinese lo conosce bene: entrato nel gruppo nel 1981, a soli 21 anni, ha maturato una significativa esperienza nella rete commerciale, arrivando ad assumere ruoli di responsabilità con la Direzione di una divisione territoriale e con la gestione delle Risorse umane, divenendo responsabile del Personale del Valtellinese, del Credito Artigiano e, quindi della Direzione Risorse di gruppo. Per due anni, poi (dal 2006 al 2008), ha “vissuto” ad Acireale, avendo ricoperto il ruolo di vice direttore generale del Credito Siciliano.
 
Selvetti, dopo il crollo in Borsa, è stato spinto a dividersi in un doppio roadshow tra Londra e Milano per tranquillizzare sia gli investitori in essere che quelli prospettici che la banca è sana. Ma, soprattutto, per presentare l’ultimo piano industriale, chiamato Restart Under New Normality, che ha un ruolo strategico e che punta, anzi, ad irrobustire l’istituto. Perché, sono le parole di Selvetti, “un conto è l’andamento del titolo, un altro è la banca”. Tanto che il piano prevede la cessione di npl (non performing loans, i crediti inesigibili, vale a dire quei prestiti erogati dalla banca il cui recupero è incerto sia nel tempo che, soprattutto, nell’ammontare) per circa 1,6 miliardi. Da qui la necessità di irrobustire il patrimonio.
 
Un piano che vedrà la Sicilia coinvolta più di prima. Nei progetti, infatti, il Credito Siciliano verrà interamente assorbito dalla capogruppo Valtellinese ma con una razionalizzazione della rete di sportelli e la chiusura di 88 filiali a livello di gruppo, che si aggiungeranno alla quarantina di qualche mese fa. Un riassetto che anche sotto questo aspetto vedrà la Sicilia protagonista, visto che la maggior parte delle filiali oggetto di razionalizzazione (a differenza di marzo, quando nell’isola ne sono state chiuse cinque su quaranta), stando ad indiscrezioni, sarà proprio dell’istituto di Acireale. Sebbene parlare di chiusura sia improprio, considerato che molte delle agenzie, durante la prima tornata di inizio anno, sono oggetto di trasformazione o in mini-sportelli oppure hanno visto proseguire la sola attività di consulenza.
 
Un piano industriale che prevede ulteriori 400 esuberi, da gestire attraverso il fondo di solidarietà di categoria, che porta l’operatività a regime pari a 350 sportelli e un risparmio ulteriore sul costo del personale per circa 15 milioni di euro. Il tutto in previsione di un utile, a fine 2020, di circa 150 milioni di euro.
 
Un piano dal quale, assicura Selvetti, “i clienti hanno solo da guadagnare e niente da perdere”. Per quanto riguarda gli azionisti “per poter ricevere i benefici attesi devono aderire all’operazione e attendere che il mercato l’abbia compresa pienamente”. Un messaggio forte e chiaro all’assemblea straordinaria di oggi.

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