Sacchetti bio, una tassa occulta fa imbufalire i consumatori - QdS

Sacchetti bio, una tassa occulta fa imbufalire i consumatori

Michele Giuliano

Sacchetti bio, una tassa occulta fa imbufalire i consumatori

venerdì 05 Gennaio 2018

Alcune stime parlano di un costo annuale di 12 euro, le più pessimistiche di 50 euro a famiglia. Galletti: “Al vaglio la possibilità di consentire l’utilizzo di buste portate da casa”

PALERMO – È partito dallo scorso 1 gennaio il nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane. I sacchetti utilizzati nei supermercati per imbustare frutta, verdura, pesce, affettati e altri prodotti alimentari diventeranno a pagamento, introducendo così una nuova tassa occulta a carico dei consumatori.
 
Lo denuncia il Codacons, che ricorda l’entrata in vigore della norma, introdotta dal Decreto legge Mezzogiorno, che prevede che i sacchetti leggeri e ultraleggeri, ovvero con spessore della singola parete inferiore a 15 micron, siano biodegradabili e combustibili, con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%, non possano essere riutilizzabili e debbano essere distribuiti esclusivamente a pagamento.
 
Questo significa che ogni volta che si va a fare la spesa al supermercato occorrerà pagare dai 2 ai 10 centesimi di euro per ogni sacchetto, e sarà obbligatorio utilizzare un sacchetto per ogni genere alimentare, non potendo mischiare prodotti che vanno pesati e che hanno prezzi differenti. Tutto ciò comporterà, secondo il Codacons, un evidente aggravio di spesa a carico dei consumatori, con una stangata su base annua che varia dai 20 ai 50 euro a famiglia a seconda della frequenza degli acquisti nel corso dell’anno.
 
“Abbiamo già inviato una istanza d’accesso al ministero dell’economia – commenta Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons e consigliere camera di commercio della Sicilia orientale – per conoscere tutti i dettagli di tale norma ingiusta, e siamo pronti a dare battaglia impugnando nelle sedi competenti un provvedimento ingiusto che finisce solo per introdurre aggravi di spesa sulle spalle dei consumatori”.
 
“L’entrata in vigore della normativa ambientale sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo nella protezione del territorio e del mare dall’inquinamento da plastiche e microplastiche” – ha afferma il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti. “Stiamo comunque verificando con il ministero della salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri, convinti come siamo che il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce”, ha concluso il ministro.
 
L’innovazione ha un prezzo ed è giusto che si paghi – dice Legambiente – purchè il costo sia equo. È fondamentale continuare la strada iniziata nel 2011 dall’Italia nella lotta all’inquinamento da plastica. Una novità che è stata annunciata come l’ennesima stangata a discapito dei consumatori, ma per Legambiente non è corretto parlare di caro-spesa”.
 
Di ben altri numeri rispetto a Codacons parla poi l’Osservatorio di Assobioplastiche che al contrario il “caro-spesa” lo quantifica tra 4,17 e i 12,51 euro annuali a famiglia. Nella ricognizione compiuta dall’Osservatorio in una dozzina di grandi magazzini alimentari, il costo di ogni singolo sacchetto è risultato compreso fra 1 e 3 centesimi.
 
Assobioplastiche ricorda che il consumo di buste si aggira tra i 9 e i 10 miliardi di unità, per un consumo medio di ogni cittadino di 150 sacchi all’anno. Secondo i dati dell’analisi Gfk-Eurisko presentati nel 2017, le famiglie italiane fanno in media 139 spese all’anno nella grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l’utilizzo di tre sacchetti per frutta e verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo complessivo compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro).
 
Peraltro, i sacchetti “sono utilizzabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva”.

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