"R" come Rispetto: cancellare chi non lo dà - QdS

“R” come Rispetto: cancellare chi non lo dà

Carlo Alberto Tregua

“R” come Rispetto: cancellare chi non lo dà

mercoledì 24 Gennaio 2018
Le persone umane si distinguono in due categorie: quelle che portano rispetto e quelle che non lo portano. Quest’ultime, però, lo pretendono, conseguenza di un egoismo cieco secondo il quale è sempre meglio prendere che dare.
Chi pretende e non dà non conosce le tre “R”: Rispetto, Regole, Riservatezza. Analizziamole.
Se ci pensate bene, se le persone rispettassero tutte le altre, nel mondo non vi sarebbero distorsioni, reati, delitti, malversazioni, prepotenze e persino guerre.
Nei vangeli è scritto: Ama il prossimo tuo come te stesso, il che vuol dire che basterebbe rispettarlo. Il rispetto è un valore a nostro avviso superiore all’amore. Infatti, si può amare e non rispettare anzi, spesso, in nome dell’amore si compiono atti inqualificabili. Viceversa, si può rispettare ma non amare. Dal che, risulta più importante il rispetto fra le genti che l’amore, dal punto di vista universale. Se la gente vivesse all’insegna del rispetto nei confronti degli altri, tutto sarebbe più semplice ed anche più umano.
 
I dieci comandamenti, in fondo, potrebbero essere sostituiti quasi tutti da uno solo: “Rispetta il prossimo tuo più di te stesso”.
Per esempio, “Non uccidere”: ma se si rispetta il prossimo, si rispetta anche la vita altrui.
“Non rubare”, altro comandamento che trova la sua ragion d’essere nel rispetto che ciascuno di noi deve agli altri, a ciò che possiedono e che non può arbitrariamente diventare “nostro”.
“Non commettere atti impuri”, e poi ancora “Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo”. Anche in queste due affermazioni è racchiuso il concetto di rispetto per gli altri.
“Onora tuo padre e tua madre”: è forse il comandamento dove il concetto di rispetto raggiunge la sua massima espressione. Nessun figlio dovrebbe mai dimenticare di dimostrare rispetto verso i genitori.
“Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio”: se rispetti Dio, sai bene che è irrispettoso l’abuso del suo nome, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi.
Non abbiamo voluto semplificare la questione morale, ma certamente dagli esempi sopracitati, si può comprendere l’essenza del rispettare il prossimo.
 
La Regola originariamente significava “asticella di legno”. Ma, comunemente, è il modo di rivolgersi ordinato e costante che si riscontra nella totalità di alcuni fatti, nel campo della Natura o dell’agire umano. è anche formula, che indica e prescrive ciò che deve farsi in determinati casi.
La Regola ha più valore pratico che assoluto di legge. Eppure, anche la legge è una regola perché indica obbligatoriamente ai cittadini di comportarsi in un certo modo, indicando come non devono fare e prescrivendo sanzioni effettive in caso di non osservanza delle leggi.
Tuttavia, in casi sempre più frequenti, il Legislatore non prevede sanzioni di fronte alla non osservanza di leggi, per cui esse vengono denominate, in questo caso, “imperfette”.
Questo è un vulnus dell’impianto normativo di uno Stato, perché una disposizione deve (e non può) essere osservata dai cittadini, i quali vanno sanzionati per la loro disobbedienza.
 
E infine, la Riservatezza, cioè un comportamento cauto e discreto, una qualità non comune soprattutto nel mondo mediatico.
La Riservatezza è il diritto alla non divulgazione delle vicende della vita privata. trova riconoscimento e tutela nell’ordinamento italiano relativamente all’immagine, alla reputazione e alla dignità delle persone.
Non viviamo certo nel mondo della Riservatezza, anzi, prima di tutto i giornalisti che non osservano il Testo unico dei Doveri del 27 gennaio 2016, fanno di tutto per non essere riservati e per violare la riservatezza altrui, comportandosi così al di fuori della Regola etica che dovrebbe governare il loro agire.
C’è la mania di strombazzare ai quattro venti qualunque cosa riguardi il personaggio politico, artistico, cinematografico, editoriale, e così via. Più si strombazza e più si spera di diventare noti. Può darsi che si diventi noti, ma sicuramente si diventa ignoti rispetto ai valori che dovrebbero governare la professione.
Non essere riservati è una mancanza di rispetto, che bisogna esigere e bisogna dare.
Chi non dà rispetto va cancellato dal novero dei conoscenti!

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