I nonsenses di Frassica sembrano politichese - QdS

I nonsenses di Frassica sembrano politichese

Carlo Alberto Tregua

I nonsenses di Frassica sembrano politichese

mercoledì 31 Gennaio 2018

Linguaggio astruso contro i potenti

Nino Frassica aumenta il successo forse perché il pubblico è attratto dai suoi nonsenses, che dovrebbero apparire immediatamente come assurdità, cose senza senso comune e perciò irreali. Ma, sospettiamo che qualcuno ci creda sul serio anche perché il suo linguaggio apparentemente astruso, assomiglia molto al politichese, cioè a quello che usano i professionisti della politica, ben allenati dai comunicatori.
Notiamo, infatti, in questa campagna elettorale, molti replicanti, gente che ha imparato a memoria le risposte, anche per apparire concisi nelle televisioni e rapidi nelle radio.
Ma, gratta gratta, si capisce che dietro le frasi propinate ai disattenti telespettatori, non c’è farina del proprio sacco. Infatti, spesso si nota l’assenza di guizzi di intelligenza e di cultura propria di chi elabora direttamente le informazioni.
Intendiamoci, non affermiamo che tutte le persone che fanno politica siano incolte e ignoranti: tutt’altro. Molte hanno profondità di pensiero: e si sente.
 
Il campionario di nonsenses di Frassica ci ricorda un altro attore poco conosciuto, degli anni Settanta, che dialogava alla stessa maniera: Felice Andreasi, uno dei protagonisti del famoso cabaret Derby di Milano, dal quale sono usciti Cochi e Renato, Enzo Iannacci, Giorgio Gaber ed altri. Ma anche ai tempi dei Greci e dei Romani, numerosi autori usavano le assurdità per non ferire i potenti dell’epoca.
Jean-Baptiste Poquelin (1622-1673), in arte Molière, era un campione dei doppi sensi con i quali attaccava dolcemente e col sorriso i potenti della sua era. Ma il re, Luigi XIV, tollerava questa sorta di satira ante litteram perché era divertente e non faceva danno.
Certo, ci vuole sapienza ed intelligenza per muoversi in questo campo minato. Per altro, i politicanti della nostra epoca prestano il fianco ad essere presi in giro, anzi qualche volta sollecitano gli umoristi a farlo e si sentono quasi degradati quando vengono ignorati.
Dire parole senza senso concreto, anche se apparentemente pesanti, è proprio di chi non ha le idee chiare e di chi ha il serbatoio vuoto di sapere.
La conseguenza è che parecchi politicanti tengono la testa per dividere le orecchie e usano la bocca per far uscire il fiato. Senza offesa per nessuno, ci sembra questa una realtà che non aiuta a far crescere i cittadini.
 
I comportamenti deleteri prima accennati trovano concretezza nella formulazione delle leggi, volutamente complicate nelle loro struttura e terminologia, fatte apposta per non essere lette dai cittadini, i quali anche se lo facessero, non capirebbero nulla.
Fatte apposta per mantenere il potere dei burocrati, gli unici che le sanno leggere perché conoscono i sotterfugi, fatte apposta per alimentare le controversie il cui numero nel nostro Paese è davvero enorme.
Dieci milioni di cause civili, penali, amministative, fiscali, su sessanta milioni di cittadini sono davvero sproporzionati. Ciò accade per effetto delle procedure lunghe e farraginose, ma anche per la disorganizzazione della Giustizia che non riesce a fronteggiare questa massa enorme di controversie.
Alla base di quanto riferiamo c’è la disfunzione ormai generalizzata delle pubbliche amministrazioni di qualunque livello, ove ognuno fa ciò che vuole, lavora quando vuole e agisce bene o male solo secondo la propria coscienza.
 
Frassica oggi (e Andreasi ieri), comunica per contrari lasciando alla capacità interpretativa di chi ascolta, di capire il senso vero e appropriato delle frasi che va dicendo. Non si sbaglia prendendo al rovescio le cose che dice.
Parimenti, non si sbaglia prendendo al rovescio le frasi che dicono i politicanti, salvo quelli intelligenti e colti di cui si intuisce immediatamente lo spessore, per cui vanno presi sul serio.
In questa campagna elettorale, la comunicazione spingerà gli elettori a votare o a non votare (quando sono disgustati), o a votare per uno dei tre poli.
L’astensione prevista di almeno un elettore su dieci favorirà i due poli strutturati (centrodestra e centrosinistra), mentre chi va a votare nauseato dalle cose che accadono per il M5s darà la misura della protesta e della voglia di spazzare via la vecchia Classe politica, soprattutto quella parte che dopo venti o trenta anni ha ancora il coraggio di presentarsi ancora all’elettorato.
Una pulizia generale sarebbe opportuna. E forse sarà fatta!
 

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