Partecipate regionali, queste sconosciute - QdS

Partecipate regionali, queste sconosciute

Raffaella Pessina

Partecipate regionali, queste sconosciute

venerdì 09 Febbraio 2018

La Regione ammette di non possedere documentazione completa. Le inchieste del QdS: razionalizzazione attesa da 10 anni

PALERMO – Le polemiche di questi giorni sulle Partecipate regionali riportano a galla il bubbone dei carrozzoni a carico della Regione. Mariella Maggio, esponente di Liberi e Uguali, è intervenuta sulle nomine provvisorie dei vertici: “ll Presidente Musumeci sta gettando nel caos tutte le società partecipate della Regione. Lo spoil system non può essere considerato come un ammortizzatore politico, ma come uno strumento per scegliere persone capaci e competenti”. “Musumeci – aggiunge – ha piazzato quasi a caso dirigenti regionali e capi di gabinetto in tutti i consigli di amministrazione dichiarando, nel contempo, che si tratta di nomine provvisorie, in attesa delle prossime elezioni nazionali”. “Inoltre – conclude Maggio – le nomine transitorie appena attuate presentano anche possibili profili di illegittimità, in quanto la legge “Madia” vieta espressamente che i dirigenti delle amministrazioni pubbliche controllanti possano amministrare enti e società da esse controllate. Ciò comporta che, con ogni probabilità, i nuovi amministratori sono di fatto incompatibili con gli incarichi loro affidati, con la conseguente paralisi amministrativa delle società loro affidate”. Quella delle nomine è solo la punta dell’iceberg, in verità il problema principale è la mancanza di trasparenza nei bilanci. Il ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna, pochi giorni fa in commissione Bilancio all’Ars aveva fornito informazioni non precise in merito, ammettendo di non possedere informazioni aggiornate.
 
Sono anni che il Qds, con le sue inchieste, ha cercato di portare all’opinione pubblica la vergogna della gestione clientelare e poco trasparente delle partecipate regionali. Già nel lontano 17 marzo 2010 è stato pubblicato un articolo che spiegava che la prima ipotesi di riordino delle partecipate risalente al 2008, prevedeva la riduzione da 30 a 11. Dopo due anni solo cinque società erano state messe in liquidazione. Nel frattempo, le commissioni di merito all’Ars avevano convocato in audizione i rappresentanti delle partecipate e richiesto i bilanci. A quell’epoca risposero solo in quattro. Nel tempo, le commissioni raccolsero documentazioni peraltro non complete, ma che dipingevano una situazione drammatica, la cui razionalizzazione stava diventando una priorità.
 
L’argomento è stato anche un cavallo di battaglia del Governo Crocetta, l’ennesima riforma mancata. Oggi, con la nuova legislatura, si ricomincia daccapo e il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, ha deciso di acquisire l’intera documentazione sulle partecipate in considerazione dell’attenzione che la Corte dei Conti ha proprio su questo argomento e dei dettami della legge Madia: le amministrazioni pubbliche devono effettuare una ricognizione annuale a partire proprio dal 2018, con riferimento alla situazione al 31 dicembre 2017, sulle partecipate.
 
La legge Madia stabilisce anche i criteri secondo i quali le partecipate potranno continuare ad esistere come il superamento del milione di euro di fatturato medio nel triennio. La riforma prevede anche la divisione in fasce (fino a cinque) delle partecipate per fissare altrettanti limiti ai compensi dei manager. Nonostante la Sicilia sia una regione a statuto speciale sarà lo stesso sottoposta ad applicare una legge nazionale in virtù dell’Intesa Stato-Regione del 20 giugno 2016 con la quale si impegna a recepire le disposizioni contenute all’articolo 2 della legge 124 del 2015 (Legge Madia) sulla riduzione della spesa, dove viene prevista la razionalizzazione delle società partecipate degli enti pubblici.

Attualmente la situazione sul sito web della Regione prevede 13 partecipate ancora in essere e dirette, 3 indirette e 17 in liquidazione, peraltro ancora non chiuse definitivamente. Il mantenimento di queste ultime invece di chiuderle, provoca inutili costi perché i commissari liquidatori vanno pagati.

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