La Chiesa attacca "la politica distante" - QdS

La Chiesa attacca “la politica distante”

Raffaella Pessina

La Chiesa attacca “la politica distante”

sabato 10 Marzo 2018

L’Arcivescovo di Palermo, Lorefice, torna a parlare di sprechi e privilegi. “Chi ha ruoli di dirigenziali sia esemplare nella vita"

PALERMO – La Chiesa interviene ancora una volta sulla situazione politico economico sociale italiana e invita i politici a prendersi cura di questa situazione che si può definire di emergenza.
 
Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al cinema Rouge et Noir, a margine della conferenza del progetto educativo antimafia 2017-2018 promosso dal Centro Pio La Torre dal titolo “Il ruolo della Chiesa di Papa Francesco nel contrasto alle mafie, alla corruzione, alla povertà e alle diseguaglianze sociali”. Lorefice ha definito la politica una cosa distante dai bisogni della gente: “Chi è ai vertici delle istituzioni deve esprimere una esemplarità di vita. C’è tanta gente che vive di stenti con pensioni che non bastano per comprare il necessario – ha aggiunto Lorefice – Oggi più che mai chi riveste un compito istituzionale deve avere maggior consapevolezza, essere un punto di riferimento e dare una testimonianza di vita”. Lorefice ha anche espresso perplessità sul voto delle nazionali, che ha visto il Sud totalmente a favore del Movimento Cinquestelle: “È chiaro che dal voto di domenica che ha visto in Sicilia un exploit del M5S emerge un malcontento su cui è necessaria una presa di coscienza. Bisogna adesso verificare se si riesce a saper vivere in pienezza l’istanza di cambiamento e a dare risposte che guardino realmente ai bisogni della gente”.
 
Intanto i lavori a Palazzo dei Normanni stentano a decollare e l’opposizione con Antonello Cracolici affonda la lama, e se la prende con il presidente della Regione Nello Musumeci. “Dopo 100 giorni continua ad annunciare cose che vorrà fare, facendo finta di non sapere che per fare le riforme occorre presentare disegni di legge di cui non c’è traccia – ha detto Cracolici – Mi pare chiara la linea del programma: mettere le mani avanti sulla incapacità della sua azione di governo, scaricando sulla sua maggioranza e sul parlamento le colpe del flop. è un trucco facile da svelare. L’unica certezza è che il governo della Regione, al di là di chiacchiere e del tentativo di accreditarsi meriti per azioni prodotte dal precedente governo, sta mostrando inconsistenza assoluta. Se dopo 100 giorni siamo a questo stato di paralisi – conclude Cracolici – ai 1000 giorni di cui parla Musumeci, saremo al disastro”.

La prossima seduta di Sala D’Ercole per l’Assemblea regionale Siciliana è stata fissata a martedì prossimo nella speranza che sia la prima di molte, cercando di evitare la dilatazione dell’esercizio provvisorio. In merito a questo Musumeci ha dichiarato chiaramente che se si dovrà prolungare a tutto il mese di aprile, tale ritardo sarà da addebitare solo all’Ars. “Dipende dall’Assemblea approvare in tempo i documenti contabili: se chiede tre giorni e non trenta può farcela ad approvarli entro fine marzo”. L’agenda per la Sicilia è lunga, a cominciare dalle riforme, mai portate a compimento nella precedente legislatura, a cui si aggiunge anche il codice etico degli eletti in politica e la abolizione del voto segreto, leggi caldeggiate dallo stesso Musumeci. Da approvare al più presto anche la legge elettorale regionale, anche questa nei disegni del Governatore: “È assurdo che il presidente non debba poter disporre di una maggioranza, proporremo una riforma che conferma l’elezione diretta del governatore, ma preveda anche un premio di maggioranza”. Poi la riforma delle ex Province: il 3 luglio la Consulta si pronuncerà sul ricorso della Regione sulla reintroduzione dell’elezione diretta del presidente. Nel frattempo il Governo regionale dovrebbe provvedere al passaggio di nuove competenze, dall’acqua ai rifiuti al turismo”.
 
Nei programmi anche l’accorpamento delle casse del credito agevolato alle imprese, Irfis, Crias e Ircac in un unico istituto, abolizione degli Iacp e soppressione dell’Esa. Potando a compimento questo percorso il nuovo Governo potrebbe fare realmente la differenza, con una Assemblea regionale al lavoro tutta la settimana e non solo un giorno.

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