La Proactiva Open Arms sequestrata è un caso internazionale - QdS

La Proactiva Open Arms sequestrata è un caso internazionale

redazione

La Proactiva Open Arms sequestrata è un caso internazionale

martedì 20 Marzo 2018

La Procura di Catania ipotizza un favoreggiamento dell’immigrazione clandestina 

PALERMO – Sono stati interrogati a lungo i componenti dell’equipaggio della nave Proactiva Open arms dell’Ong spagnola, sequestrata domenica nel porto di Pozzallo (Siracusa) dopo avere fatto sbarcare oltre duecento migranti soccorsi in acque internazionali.
 
La Procura di Catania, che ha chiesto e ottenuto il sequestro della nave, ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il responsabile dell’Ong spagnola, il comandante e il coordinatore della nave. Il sequestro preventivo è stato operato dallo Sco di Roma e dalla Squadra mobile di Siracusa. All’imbarcazione è stato impedito di ripartire per il porto di Malta.
 
Secondo l’accusa, ci sarebbe la volontà dell’Ong di portare i migranti in Italia violando in questo modo gli accordi internazionali. L’equipaggio si è rifiutato di consegnare i migranti alla Guardia costiera libica. Anche se l’equipaggio, durante l’interrogatorio ha spiegato si essere stato minacciato di morte.
 
“Proteggere la vita umana in mare – ha scritto su Facebook la Ong – dovrebbe essere la priorità assoluta di qualsiasi corpo civile o militare, perché lo stabilisce il diritto del mare. Impedire il salvataggio di vite a rischio in alto mare per restituire la forza a un Paese non sicuro, come è la Libia, è un rimborso a caldo, contravvenendo allo statuto dei rifugiati dell’Onu. I suoi diritti sono anche i nostri. La nostra massima priorità è e sarà sempre la tutela e la difesa dei diritti umani in mare”.
 
Sempre ieri, ai microfoni di radio Catalunya ha poi parlato Oscar Camps, fondatore di Proactiva Open arms, il quale ha fatto sapere di non avere ancora firmato gli atti perché scritti in italiano e dunque in attesa di una traduzione.
 
“Le accuse – ha detto riferendosi al procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro (che in passato ha più volte espresso perplessità sul ruolo delle Ong – vengono sempre dalla stessa parte. Abbiamo fatto l’intervento in mare e una volta avvenuto il recupero, ci siamo diretti a Nord, come abbiamo sempre fatto, e l’Italia non ci ha dato il permesso d’ingresso”.
 
La Ong ha così dovuto contattare il ministero degli Esteri spagnolo, spiegando che vi era una situazione grave a bordo, in modo che le autorità di Madrid facessero da tramite”.
 
Per la Procura di Catania, però, la Ong spagnola avrebbe agito con l’unico scopo di approdare in Italia benché ciò non fosse necessario né imposto dalla situazione, mentre avrebbe dovuto attenersi alle indicazioni fornite loro in maniera tempestiva e reiterata da Roma come prevede il Codice di autoregolamentazione firmato col Viminale.
 
Più nel dettaglio, secondo quanto appreso in ambienti giudiziari, alla Proactiva open arms la Procura contesta la circostanza che il salvataggio di migranti al largo della Libia sarebbe continuato nonostante la Guardia costiera locale avesse assunto il comando delle operazioni. A Malta, inoltre, dopo il trasbordo di un neonato di tre mesi e della madre su una motovedetta, la Ong invece di chiedere di potere sbarcare, avrebbe proseguito la navigazione in acque internazionali, senza dare seguito agli inviti dei comandi che coordinano i soccorsi in mare di Spagna e di Roma per chiedere di sbarcare a La Valletta, continuando a spostarsi verso Nord.
 
Si tratta di condotte che, secondo la Procura di Catania, dimostrerebbero appunto la volontà della Ong di avere come obiettivo preordinato di sbarcare in Italia, come poi avvenuto, violando anche il Codice di autoregolamentazione siglato col Viminale.
Un caso internazionale, come dimostrano anche le dichiarazioni di ieri del ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Maria Dastis: “Il consolato a Napoli e il console onorario a Catania sono in contatto con il capitano della nave e con i responsabili. Stiamo lavorando per capire gli estremi delle accuse rivolte e di chiarire qualsiasi problema ci sia”.

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