Da raffinerie e impianti industriali il 40% delle emissioni in Sicilia - QdS

Da raffinerie e impianti industriali il 40% delle emissioni in Sicilia

Rosario Battiato

Da raffinerie e impianti industriali il 40% delle emissioni in Sicilia

mercoledì 21 Marzo 2018

Ieri la presentazione del Rapporto Ambiente-Snpa e dell’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra. Aria cattiva: particolato oltre i limiti a Palermo. Critica anche l’analisi dei corpi idrici 

PALERMO – Attenzione ai superamenti di legge per il particolato nelle aree urbane e alla qualità delle acque superficiali, sotterrannee e costiere. Sono soltanto alcuni degli indicatori forniti dalla prima edizione del Rapporto Ambiente-Snpa, prodotto finale di un complesso lavoro di reporting che giunge a distanza di un anno dall’entrata in vigore della Legge 132/2016, che istituisce il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa).
 
Per l’occasione è stata presentata anche la quindicesima edizione dell’Annuario dei dati ambientali. Scavando nella mole di dati offerti dai due studi, salta all’occhio una vecchia problematica isolana: i superamenti del valore limite giornaliero di particolato, stabilito dal dlgs 155/2010, nelle principali aree urbane.
 
Andando in dettaglio, si legge che “particolarmente numerosi e diffusi (i superamenti, ndr) sono nelle regioni del bacino padano (Piemonte, Lombardia, Veneto e, in misura minore, Emilia Romagna) e in Campania. I superamenti interessano anche alcune importanti aree urbane del Lazio, della Sicilia (soprattutto Palermo, ndr), dell’Abruzzo”.
 
Nel complesso, inoltre, le emissioni di gas serra totali sono determinate da una situazione ben specifica: “in altre regioni, caratterizzate dalla presenza di raffinerie e impianti industriali nel settore petrolchimico e siderurgico, come la Sicilia e la Sardegna, l’industria è il settore prevalente con più del 40% delle emissioni regionali”.
 
Anche il quadro relativo alla qualità delle acque resta preoccupante. Per quanto riguarda lo stato ecologico dei corpi idrici marino costieri, una misurazione basata sulla valutazione della qualità della “flora acquatica e dei macroinvertebrati bentonici supportati dalle caratteristiche fisico-chimiche della colonna d’acqua e dalle caratteristiche idromorfologiche del corpo idrico”, l’Ispra segnala l’alta percentuale di corpi idrici non classificati in Sicilia (il 74% del totale).
 
La percentuale monitorata, che è esigua rispetto al totale, vede il 18% in stato “buono” e l’8% in stato “sufficiente”. Spostando l’attenzione sulle acque superficiali, scopriamo che lo stato ecologico, cioè “la capacità del corpo idrico di supportare comunità animali e vegetali ben strutturate e bilanciate, quali strumenti biologici fondamentali per sostenere i processi autodepurativi delle acque”, realizza percentuali da migliorare: per i fiumi più della metà è sconosciuto (56% contro il 16% nazionale), soltanto il 4% è buono, il 36% è sufficiente e il 3% è scarso; per i laghi si ignora lo stato di salute dell’84% (41% in Italia) e il 16% è cattivo.
 
Non va meglio il fronte dello stato chimico delle acque superficiali, che riguarda i valori di “concentrazione che per le sostanze inquinanti della lista non devono essere superati nei corpi idrici (acque, sedimenti, biota) ai fini della classificazione del ‘buono stato chimico’”.
 
Nel capitolo che riguarda i fiumi, l’83% è sconosciuto (soltanto il 18% in tutta Italia) e il 16% è buono, mentre per i laghi l’88% è sconosciuto (42% in Italia) e solo il 6% buono. Le acque sotterranee non si discostano dalla tendenza generale: i dati di più della metà dei corpi idrici e della relativa superficie non sono disponibili mentre soltanto un quarto del totale della numerosità può considerarsi “buono”.

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